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Carlo aveva accolto l'inatteso impeto di passione di Adriana con stupore, ma anche con gioia. Non era uno stupido, si era reso conto che qualunque cosa avesse sognato l'aveva scossa moltissimo, ma aveva scelto di non farle pressioni. Sapeva benissimo che quello che era successo sull'Alpe l'aveva segnata più profondamente di quanto non avesse fatto con lui, e voleva lasciarle i suoi tempi e i suoi spazi.

Per questo, quando lei gli era saltata addosso, non aveva fatto domande, limitandosi a rispondere con entusiasmo, dopo un attimo di comprensibile perplessità, al suo approccio.

Era stato bello ritrovarsi, riscoprire il fuoco che li divorava quando i loro corpi nudi si stringevano l'uno all'altro. Avevano ritrovato un piccolo frammento di quella normalità di cui entrambi avevano disperatamente bisogno, e per il momento il giovane avrebbe saputo accontentarsi di questo.

Il contatto con il corpo caldo di Carlo, il sapore familiare dei suoi baci, il dolce piacere che sempre sapeva darle, avevano placato almeno un po' l'animo in tumulto di Adriana. Gli strascichi del sogno erano ancora lì però, non se ne erano andati via del tutto. Quelli, e le sue assurde implicazioni.

Che fare? Parlarne con Carlo? E se l'avesse presa per pazza?

Non avrebbe avuto tutti i torti. Si era comportata proprio una pazza, prima si era svegliata urlando e poi gli era saltata addosso così dal nulla, anche se lui non si era lamentato particolarmente della cosa. E le idee che le frullavano per la testa... follia, pura e semplice follia.

Però non era giusto tenerlo all'oscuro. Tutta quella storia riguardava lui almeno tanto quanto riguardava lei.

Mentre giacevano nudi, le gambe intrecciate, i petti ancora ansanti, con voce timida ed esitante inizio a raccontargli dell'incubo e della sensazione che sentiva agitarsi nel proprio animo, di quella assurda certezza che sentiva.

Carlo la ascoltò con espressione sempre più seria. La ascoltò attentamente, senza emettere un fiato.

Quando ebbe terminato di raccontare le domandò: "Hai detto che nel tuo sogno c'erano anche quei due.... quel vecchietto morto mentre andava a funghi e quel Matteo?"

Adriana annuì.

"E per questo sei convinta che quello che è successo a loro sia collegato a quanto accaduto a noi?"

La giovane sospirò. Era come se quel sogno orribile avesse gettato luce su quella sensazione indefinibile che si era impadronita di lei quando, alla ricerca di notizie su scomparse sospette e strane morti avvenute nella zona si era imbattuta online nei nomi di Ernesto Santovito e di Matteo Cevolini. Aveva sentito fin dal primo istante che quello che era accaduto a quei due doveva aver qualcosa a che vedere con ciò che era successo a lei e Carlo. E con la scomparsa di Tullio. Il sogno glielo aveva confermato. Il sogno...ma era davvero solo un sogno?

Non aveva mai creduto nel soprannaturale, ma quello che era accaduto sull'Alpe aveva scosso fin nel profondo tutte le sue convinzioni.

Se si fosse trattato di una visione? Di una specie di presagio? Di un messaggio da parte di...qualcosa?

No, era una follia anche solo considerare quell'idea. Eppure qualcosa nella sua mente era scattato quando aveva letto il nome di quello sfortunato vecchietto e di quel ragazzo scomparso, e nel suo sogno c'erano anche loro, questa era una verità innegabile. Ma poteva anche non significare nulla.

Forse era solo uno strano scherzo che aveva deciso di giocarle la sua mente provata. Sotto sotto sperava che fosse così. L'alternativa era decisamente più agghiacciante.

"So come suona" rispose incerta "ma averli sognati... e il brivido che ho provato quando ho letto gli articoli... sono solo convinta, ancora di più di quanto non lo fossi prima, che valga la pena di approfondire quanto è successo a Matteo Cevolini e a Ernesto Santovito."

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