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Il "Residence Nuvole Rosse" era un enorme caseggiato tinteggiato di arancione, una tinta forte che catturava l'attenzione, che lo faceva risaltare inevitabilmente nel paesaggio circostante. 

Costruito leggermente fuori dal paese, sulla strada principale che proseguiva fino al Passo della Raticosa e oltre, rimaneva a solo poche centinaia di metri dalla Via Nazionale, in una location dal quieto fascino bucolico. 

Per raggiungere il posto, passato Monghidoro da circa un chilometro, si svoltava a destra e si proseguiva verso gli ampi campi della zona, ora tinti di svariate sfumature di verde, da quello più acceso a quello più scuro. Una gamma di tonalità alla quale contribuivano sia il grano, che nella sua fase di levata si ergeva vivido e brillante, sia l'erba medica, con le sue diverse nuance dovute alla rotazione del suo ciclo vegetativo. La stradina, larga appena a sufficienza da permettere il passaggio di due macchine affiancate, un tempo sterrata e ora asfaltata per la comodità di tutti, si snodava scendendo gradatamente attraverso i campi, senza bruschi dislivelli. 

In lontananza si scorgevano gli altri seminati della zona, intervallati da grandi distese boschive, molte adibite a maroneti che, nei primi anni del secolo passato, avevano garantito la sopravvivenza alla popolazione montana e ancora oggi venivano mantenuti puliti per potersi assicurare degli abbondanti raccolti. Alcune aree erano destinate al taglio della legna, altra fonte di reddito della zona, ma una buona parte boschi erano ormai abbandonati a sé stessi. Dato il minor impatto umano possibile, gli alberi crescevano e riempivano il sottobosco con i loro piccoli tesori, i funghi, e ogni anno diventavano l'ambita meta di numerosi fungaioli, provenienti da tutta Bologna e dintorni, che nel periodo della raccolta vi si riversavano a fiotti.

Erano zone che Carlo e Adriana conoscevano bene, il teatro di tanti momenti felici di quello stralcio di vita che avevano trascorso assieme. Nonostante fossero abituati a vedere quei paesaggi, quel giorno era come se li vedessero con occhi nuovi. Forse, semplicemente, come tutti gli scenari nei quali ci si muove abitualmente, non avevano mai prestato a quei luoghi la giusta attenzione. 

Sembrava di entrare in un altro mondo, circondati dal verde e lontani da una civiltà che, soprattutto in quel momento, appariva assai distante.

<<Un scorcio di un passato ormai troppo spesso dimenticato>> rifletté con un pizzico di malinconia Carlo.

I suoi nonni erano della zona e ci avevano passato la giovinezza tra quelle terre, tra gioie e dolori, molto spesso faticando parecchio anche solo per portare qualcosa a tavola; i tempi erano duri e il dopoguerra era stato inclemente.

"La terra è bassa!" Gli ricordava spesso suo nonno, che nei primi anni si era spaccato la schiena insieme a suo padre in quegli stessi campi pur di garantire il maggior benessere possibile per tutta la famiglia.

Il giovane cercava di non scordarsi mai delle proprie origini; facevano parte del suo bagaglio culturale e non l'avrebbe mai dimenticato né rinnegato.

Poi, come a spezzare la magia di quei ricordi, il suo sguardo cadde sul piccolo massiccio che era l'Alpe e, con una stretta allo stomaco, si ricordò perché erano lì. Troneggiava sulla sinistra innanzi a loro, illuminato dal sole che quella mattina spiccava solitario, in un cielo completamente avulso da nuvole. Una sagoma familiare, ma sulla quale non avrebbe mai più potuto posare lo sguardo senza sentire le budella torcersi dalla paura. 

Adriana, seduta al volante accanto a lui, guidava con prudenza mentre percorrevano gli ultimi metri, cercando di dominare la propria ansia sempre crescente. Sperava con tutta sé stessa di non incontrare altre auto. Infatti, sebbene due macchine, molto affiancate, sarebbero riuscite a passare, non ci teneva affatto a provare l'esperienza. Inoltre, mentre Carlo era perso nella contemplazione del paesaggio, lei aveva in testa quel perenne turbinio di pensieri che negli ultimi giorni non l'aveva mai abbandonata. La mente vagava senza posa tra mille domande, tra una sequela di ipotesi, supposizioni e sospetti. Sperava con tutta sé stessa che quella visita avrebbe portato almeno qualche risposta, perché quella valanga di domande che l'assillava oltre a essere frustrante era pure maledettamente sfibrante. 

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