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Il black bass abboccò al verme di gomma che era stato agitato in mezzo al tronco sommerso, simulando al contempo sia un boccone succulento, sia un'invasione del territorio e si dimenò come fosse un pesce tre volte più grosso, tanto che Nabil si stupì quando lo estrasse fuori dall'acqua.

"Ti giuro pensavo fosse più grosso da come combatteva."

Era dalla stessa idea anche Carlo. Con cura lo slamò, operazione che risultò semplice, soprattutto visto che l'amo era sprovvisto di ardiglione, e lo ributtò in acqua. Si sciacquò le mani al volo e se le asciugò molto frettolosamente sui pantaloni.

"Se ho contato bene questo era il mio ottavo, tu sei a cinque se non sbaglio."

Carlo stava continuando a lanciare l'esca, con la testa persa, movimenti meccanici che ormai compiva senza pensarci.

"Ohhh, terra chiama Fish, sei a cinque giusto?"

Si riscosse dal torpore.

"Sì direi di sì, se non contiamo quelli che ho perso sotto riva."

Nabil si era spostato leggermente e stava pescando nuovamente con il vermone.

"No che non li contiamo, contano solo quelli estratti dall'acqua."

"Lo so, scherzavo, se contassero tutti quelli che perdo, vincerei sempre io."

La risata di entrambi echeggiò nell'invaso. Era il loro luogo segreto, piccola oasi di pace, dove erano gli unici a pescare; non solo lo mantenevano pulito e monitorato, ma un paio di giorni all'anno li dedicavano a fare "del chiaro" lungo le sponde: un albero caduto, qualche ramo da tagliare e qualche canna da estirpare, per preservare al meglio lo specchio d'acqua.

Creavano postazioni di pesca, rastrelliere per le canne e panchine di tronchi su cui sedersi.

Sulle sponde sabbiose, sapendo dove guardare, si riconoscevano le tracce dei fuochi delle grigliate fatte durante gli anni, in particolare quelle dell'ultimo inverno. Coprivano sempre tutto al meglio, ma le piogge tendevano a scoprire la terra e a rivelare i resti delle braci annerite.

Una fitta boscaglia circondava il laghetto, offuscandolo alla vista di chi passava sul sentiero a qualche centinaio di metri. Sulle mappe chiaramente risultava, ma era talmente piccolo che non era degno di nota per nessuno. 

Le sorgenti perenni, peraltro potabili come avevano scoperto, che lo alimentavano, lo mantenevano fresco anche in estate, benché non avessero la forza per non farlo gelare durante gli inverni particolarmente freddi. Succedeva ormai di rado, essendosi fatta anche quella stagione più calda rispetto a una volta. 

Molti si sarebbero meravigliati nello scoprire che in mezzo alla vegetazione ci fosse una lago con quella notevole densità ittica: era il paradiso dei black bass, ma non mancavano anche carpe, alcune intorno ai cinque chili, qualche cavedano e numerose alborelle, che erano l'anima del lago. Infatti erano alla base della catena alimentare; nutrendosi di soli insetti, i pesci tanto agognati non avrebbero mai raggiunto dimensioni interessanti. Bisognava sempre considerare che, data la superficie dell'invaso, nessuna delle specie presenti avrebbe raggiunto dimensioni da altre parti considerate ragguardevoli, ma a loro non importava. I pesci c'erano, ogni tanto si pescava qualcosa di carino e la cosa più importante era che il lago era diventato un ecosistema in perfetto equilibrio: tanti piccoli pesci permettevano ai predatori di prosperare, il tutto in perfetta armonia.

Era stato il nonno di Carlo, Anselmo, negli anni del dopoguerra, a popolare quello che all'epoca era un semplice luogo in cui far abbeverare le vacche. 

Sua nonna Celsa, in quei boschi che una volta erano campi in cui fare pascolare le bestie, aveva rischiato di perdere la vita a causa di un ordigno bellico rimasto inesploso. Le operazioni di sminamento procedevano anche velocemente, ma erano tante le postazioni da bonificare e nel mentre che si lavorava da una parte, le zone venivano contrassegnate con dei semplici cartelli. Le mucche però non sapevano leggere e una si era allontanata, andando proprio a calpestare una mina. Il boato era risuonato per l'intera valle. Per la mucca non ci fu nulla da fare e perlomeno con il suo corpo fece da scudo a sua nonna, anche se una raffica di schegge le si conficcò nella gamba. 

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