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"Ebbene sì, come già sospettavo, Tullio era stato trovato morto. Fin qui niente di strano, non per me, che in cuor mio l'avevo saputo fin da quando ero tornato correndo alla mia macchina, quella fatidica notte sotto la pioggia.

Volete sapere la cosa davvero strana, che sul momento scioccò tutti, me compreso? La causa della morte.

Ehi Carlo, dico a te, prima hai asserito di aver capito già tutto, vero? Ma questa... scommetto che questa sarà una sorpresa anche per un ragazzo perspicace come te!"

Carlo fece per ribattere, un po' offeso dalla sufficienza con cui sentiva di essere appena stato trattato, ma il vicebrigadiere non gliene diede il tempo.

"Ho qui davanti agli occhi la vostra denuncia e ho ascoltato il vostro racconto mentre rendevate conto dell'accaduto a mio nipote. Ci sono innegabili similitudini tra la mia storia e la vostra. Entrambi gli avvenimenti si sono svolti di notte, nei boschi della zona. E c'è la nebbia, naturalmente. Quella maledettissima coltre che ha fatto da contorno alla vostra aggressione tanto quanto alla scomparsa di Tullio.

Ci sono dettagli strani e inquietanti che accomunano le nostre vicende, è vero, ma una cosa sopra a ogni altra ha importanza per quanto riguarda ciò che è avvenuto a Tullio e, come vi anticipavo, è proprio la causa della morte. Ve lo sto dicendo perché sì, ci sono analogie tra le nostre storie, ma voglio che abbiate bene in testa il quadro completo."

Finalmente, dopo quasi un'ora ininterrotta di monologo, Cristiano, sempre seduto alla scrivania, si accese la sua terza sigaretta, che ormai appariva tristemente ingobbita e inumidita. Con una mano aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori un posacenere in ceramica azzurro, che appoggiò sul piano davanti a sé, pronto all'uso.

"Annegamento" annunciò alla fine.

Sulle prime la coppia non capì il senso della frase, poi, quando fece breccia dentro di loro, entrambi spalancarono la bocca stupiti.

Fu Carlo a prendere la parola per primo, ancora lievemente perplesso "Come annegato? In che senso, scusi?"

Il vicebrigadiere diede un paio di tirate prima di rispondere alla domanda "Nessuno l'ha mai capito in realtà, io non sono medico né patologo, posso solo riferirvi quanto emerse dall'autopsia. La morte era avvenuta per annegamento. Però, e in questo non ti sbagliavi infatti, sulla gola c'erano segni di strangolamento. Quest'ultimo, in effetti è un dettaglio del quale sono venuto a conoscenza solo dopo il mio ingresso nell'Arma quando, forse in preda a un impulso un pochino masochistico, ho deciso di dare un'occhiata di persona al fascicolo che riguardava la morte di Tullio.

Sono proprio queste le analogie che oggi, a distanza di tanti anni, ho ritrovato nella vostra storia: lo strangolamento, la nebbia, le stesse zone. E quella vecchia che avete descritto... avrebbe benissimo potuto già esistere ed essere in attività all'epoca, se la si intende davvero come una omicida a sangue freddo.

Sì, tutto questo combacerebbe con la vostra storia, le parti accertabili per lo meno, ma anche quelle più avvolte nella nebbia... nel mistero scusate il lapsus, avrebbero corrispondenze reciproche: l'apparizione, nel vostro caso, la sparizione, nel mio, avvenute nel silenzio più totale, e quel velo inspiegabile che fatichiamo ancora a comprendere a pieno.

Intendiamoci, ragazzi, probabilmente tutto quello che è accaduto a me e a voi, per quanto bizzarro e insolito, ha di certo una spiegazione logica, eppure... eppure c'è qualche piccolo mistero irrisolto in entrambe le nostre storie. E c'è anche un ultimo dettaglio..."

"Anche lei quindi ritiene che ci sia qualcosa sotto di più misterioso? E a che conclusione giunsero le indagini dell'epoca?" intervenne Carlo di getto, senza dargli il tempo di concludere la frase.

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