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"Quindi? Che mi dite? Fatemi indovinare, non credete a una singola parola di quello che vi ho raccontato, vero?"

I due giovani, seduti al tavolo, non si erano nemmeno accorti che si stavano stringendo la mano a vicenda. Chi ha aveva cercato il contatto con l'altro per primo? Carlo? Adriana? Non lo avrebbero saputo dire. Più che stringersi la mano se la stavano stritolando a vicenda; la presa era così salda che le nocche di entrambi erano sbiancate. Allentarono la stretta, ma senza lasciarla del tutto. Avevano bisogno del conforto reciproco che quel contatto riusciva a dare.

Fattasi coraggio Adriana prese la parola. "Lei sostiene che chi ha rapito, anzi ucciso Matteo, sia una sorta di strega?"

Dirlo ad alta voce, in quel luogo tranquillo, immerso in un paesaggio bucolico e baciato dalla luce del sole, suonava ancora più assurdo di quando, dopo l'aggressione, lei e Carlo avevano valutato insieme l'ipotesi soprannaturale. 

"Assolutamente" confermò la donna, annuendo gravemente, ma con convinzione "io vengo dalla Bassa e lì questa storia era parecchio diffusa, la sapevano tutti. Emigrai tantissimo tempo fa con la mia famiglia, ero appena un'adolescente. Sono passati tanti annima la mia memoria è ancora buona, sapete? Voi siete giovani e da queste parti non è molto conosciuta come leggenda, ma giù nella bassa romagnola era molto famosa... come dimenticare la leggenda della Borda, la strega che aggredisce e uccide chiunque abbia la sfortuna di incontrarla, specialmente nelle notti nebbiose? Era una delle storie preferite dagli anziani del paese, la raccontavano di continuo a noi ragazzi, per assicurarci che ci mantenessimo alla larga dalle zone paludose. Io stessa chissà quante volte avrò ammorbato la mia povera nipote." Colsero un leggero fremito nella voce, talmente flebile che passò quasi inosservato "Ma questa è solo parte del racconto, perché in realtà lei non uccide a caso. No, la Borda uccide i cattivi bambini, quelli che hanno fatto qualcosa di male, quelli che se lo meritano".

I due ragazzi, avidi di informazioni, pendevano dalle sue labbra, mentre gli amici della signora Luisa si erano allontanati, lasciando loro più privacy.

"Mi scusi" Adriana approfittò della pausa dell'anziana "ma questa creatura..."

"La Borda."

"Si, questa... Borda è territoriale? Nel senso, lei parla di bassa romagnola, ma qui siamo ben lontani da quelle zone. Si corre il rischio di incontrarla in tutta Italia quando c'è nebbia? È solo una o ce ne sono di più? Voglio dire, potrebbe essercene una anche in questi luoghi?"

Luisa volse lo sguardo nella sua direzione prima di riprendere a parlare "Bambina, stiamo parlando di una creatura sovrannaturale che sfugge alle leggi del mondo per come le conosciamo e ce le hanno insegnate. Vuoi il mio parere? Per me è una e appare quando c'è bisogno di lei, non penso sia legata a qualche luogo in particolare, ma qualcosa che la vincola deve esserci. Se così fosse e dovesse ammazzare chi se lo merita, probabilmente resteremmo in pochi al mondo. No, se vuoi la mia modesta opinione è legata a qualcuno, o a qualcosa. Voi però non me la raccontate giu..."

Carlo, incapace di trattenersi oltre, prese bruscamente la parola, interrompendola. "E perché dovrebbe essere legata a quello che è successo a Matteo? Intanto quella sera non c'era di certo nebbia, era piena estate, poi..."

L'espressione della donna si fece severa. "Giovanotto! La tua ragazza ha avuto almeno il buongusto di aspettare che mi fermassi prima di prendere la parola. Se non mi interrompi ci arrivo."

Mortificato, Carlo si rimise in ascolto, grattandosi ansiosamente le pellicine delle mani con le unghie, lo sguardo basso. 

"Matteo era una canaglia!" dichiarò Luisa con decisione.

Lasciò morire lì la frase, come se si aspettasse qualcosa da loro, qualche domanda o qualche protesta davanti a quell'affermazione così recisa, ma nessuno dei due prese parola; aspettarono che fosse lei a ricominciare.

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