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Il vicebrigadiere Servilli sedeva alla propria scrivania, in quel sabato pomeriggio di metà aprile, e contava i minuti che lo separavano dalla fine del turno, ma una parte della sua mente era, come sempre gli era accaduto nel corso della settimana, impegnata in un dibattito interiore di difficilissima risoluzione, del quale proprio non riusciva a venire a capo. 

L'incontro con quei due ragazzi in questura prima, l'incubo che lo aveva visitato poi, e il senso di colpa che aveva ripreso a mordergli la coscienza lo avevano spronato ad agire, a fare quello che mai, prima di allora, aveva pensato di fare. Aveva scavato negli archivi, spulciando fascicoli archiviati da tempo, casi dimenticati, ordinarie tragedie che da anni avevano cessato di fare scalpore alla ricerca di affinità, indizi... di un filo conduttore che si dipanasse nei decenni, unendo la sua vicenda a quella dei due giovani che erano, per qualche misterioso scherzo del destino, approdati proprio al suo ufficio. 

Omicidi, sparizioni banali, ordinarie tragedie, che si ritagliavano il proprio spazio tra le colonne dei quotidiani, o in un servizio al telegiornale per qualche giorno al massimo, poi finivano dimenticate da tutti. Da tutti, tranne che dai famigliari e dagli amici, nel cui cuore restava un vuoto che nulla avrebbe mai potuto colmare, aggravato dalla tragica assenza di risposte. Poche cose gli mettevano addosso tanta malinconia quanto i casi rimasti irrisolti. Poche cose lo facevano sentire egualmente sporco e colpevole. 

<<Tullio non aveva amici, non aveva nessuno che lo amasse>>.

Vero, ma non bastava certo questa consapevolezza ad assolverlo. Non più, almeno. Era stato sufficiente nei momenti, sempre più, rari, in cui il ricordo di quella notte nel bosco riaffiorava, e lui si affrettava a scacciarlo via, ma non poteva più bastare ormai.

Continuava a chiedersi perché, prima del suo incontro con quei ragazzi, non avesse mai pensato di compiere quelle stesse ricerche che aveva incominciato nel pieno della notte insonne.

La morte di Tullio non era stata un semplice incidente, e dentro di sé lo aveva sempre saputo, ma era molto più semplice e comodo dimenticare. Indagare avrebbe significato ripiombare nell'incubo, rievocare volontariamente memorie terrificanti. Avrebbe voluto dire ritornare a quella notte, trovarsi di nuovo nel bosco, tra le ombre incombenti degli alberi che si stagliavano spettrali nella nebbia mentre, terrorizzato e inerme, correva per la propria vita, tallonato da quei fruscii, dai passi sempre più vicini di un inseguitore ignoto. Non poteva farlo, non senza una valida motivazione. Non era così forte, non era tanto coraggioso. 

Erano stati loro, Carlo e Adriana, a fornirgli la motivazione necessaria. 

Aveva raccontato tutto ai giovani in preda a un impulso che non avrebbe nemmeno saputo spiegare, in barba a qualsiasi considerazione per la propria reputazione o per la propria carriera, e aveva promesso di aiutarli sulla scia di quello stesso incomprensibile impulso. 

Razionalmente non aveva alcun senso che quello che era accaduto a Tullio fosse in qualche modo collegato all'aggressione subita dalla giovane coppia... ma era davvero così? 

Cristiano non poteva accettare l'ipotesi soprannaturale. Le sensazioni che provava? Una semplice coincidenza. La certezza immediata che lo aveva spinto a connettere due episodi così lontani nel tempo? Senza dubbio il frutto dell'istinto che aveva sviluppato in tanti anni di indagini, e che lo portava a fare collegamenti assurdi solo all'apparenza ben prima che la sua mente conscia riuscisse a spiegarsene le ragioni. L'impulso che lo aveva spinto a raccontare la propria vicenda, aprendosi con due perfetti sconosciuti, raccontando loro dettagli intimi e potenzialmente devastanti per la sua reputazione circa le sue malefatte passate? Un momento di debolezza di un uomo che si avviava verso l'autunno della propria esistenza, nel cui cuore il peso di un segreto enorme aveva gravato troppo a lungo. Sicuramente a livello inconscio voleva liberarsene, alleggerirsi lo spirito, gli si era presentata l'occasione per farlo e lui l'aveva colta al volo. Semplice, logico, lineare. 

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