Il loro equilibrio famigliare, già così fragile, si sgretolò lentamente e inesorabilmente di giorno in giorno. La situazione a cui, come genitori, dovevano far fronte era estremamente difficile, ma per il padre di Mery risultava quasi insostenibile. L'uomo prese a trascorrere sempre più tempo fuori casa. Usciva alla mattina e rientrava a casa solo per dormire, ma a sua moglie in fondo non importava. C'era abituata da tempo, e ormai non ci faceva quasi più caso perché, in fondo si riteneva tutto sommato fortunata. È vero, suo marito ritornava a casa ubriaco e distrutto, se non ogni sera, una sì e una no, ma non le aveva mai alzato le mani contro nemmeno una volta, né preteso rapporti forzati quando lei non era dell'umore, ed era da molto che lei non lo era. Sospettava si vedesse con qualcun'altra, ma non le importava nulla, aveva a cuore solo la sua piccola, ormai ridottasi a essere l'ombra di sé stessa, e a lei si dedicò completamente. Da sempre elogiata sia per il suo fascino sia per il fatto che non dimostrava per nulla i suoi quarantadue anni, invecchiò a vista d'occhio in poche settimane. Non le importava più nulla del marito, non le interessava più né il sesso, né la compagnia dell'uomo che una volta l'aveva conquistata. Avesse avuto più tempo, più vite, le avrebbe impiegate fino all'ultimo secondo per rendere il presente della figlia migliore e per garantirle un futuro più dignitoso possibile.
Ogni grammo del suo affetto, ogni suo pensiero erano per lei e lei soltanto.
I primi tempi dopo le dimissioni dall'ospedale, erano state le notti la parte più difficile. In quelle buone, quelle in cui era fortunata, Mery non sognava affatto. Erano notti di vuoto, di silenzio e di benedettissimo, agognato oblio, notti in cui anche sua madre poteva concedersi di riprendere fiato. Le altre invece... tante, troppe erano costellate di incubi. Dal buio della notte Marialuisa vedeva riemergere le figure di quei due mostri con le fattezze di uomini che avevano rovinato la sua vita e distrutto quella di Giusy, e quando ciò accadeva il dolore tornava a trafiggerle il cuore e a lacerarle l'animo proprio come era avvenuto nei pressi del vecchio macero. Si svegliava in lacrime, urlando il proprio strazio, le mani che artigliavano convulsamente l'aria, quasi volesse strapparsi di dosso gli osceni spettri che la perseguitavano. Sua mamma ,che aveva preso a tenerla nel letto matrimoniale assieme a lei, si destava e cercava di calmarla; un abbraccio, una frase dolce, una camomilla... delle volte perfino un bagno caldo rigenerante. Non le domandava niente, non aveva certo bisogno di farlo. Non ci voleva molta fantasia per immaginare il contenuto di quegli incubi, anche se Mery si rifiutava di parlarne.
Per quanto tragiche, non erano le notti il momento peggiore; la parte più difficile era farla abituare nuovamente alle quattro mura domestiche: quei mobili che una volta evitava senza pensarci, quelle ante che imperativamente dovevano essere chiuse, quelle pentole calde e quelle posate potenzialmente pericolose, sparse in ogni casa di campagna in cui si respiri il sapore di antico, quegli scalini infingardi...
Temette di impazzire, avrebbe voluto assicurare alla sua bambina una casa a prova di incidenti e ogni volta che, inevitabilmente, qualcosa le andava storto, ogni volta che sua figlia che sbatteva la testa o un piede, una mano o una gamba, la spalla o l'anca, si dava delle cretina e provvedeva a sistemare l'inghippo del momento.
Mery iniziò ad abituarsi alla sua nuova condizione, lentamente e con fatica. Per prima cosa imparò a evitare spigoli e porte, a orientarsi perfettamente in bagno e abbastanza bene in cucina. Piccoli, preziosi passi verso la riconquista di un certo grado di indipendenza, almeno all'interno delle mura domestiche. Sua madre sorvegliava apprensiva ogni suo gesto, seguiva come un'ombra ogni suo passo. Avrebbe voluto tenerla per sempre rinchiusa in una bolla, proteggerla da tutto il male, perché ne aveva già patito fin troppo. Non si era resa conto che, così facendo, l'avrebbe solo rinchiusa in una gabbia, qualcosa sua figlia non poteva accettare.
Un pomeriggio, dopo che sua mamma aveva finito di leggerle un libro, le chiese di restare da sola in sala. Quando udì distintamente i suoi passi fermarsi appena fuori dalla porta, dove come al solito era intenzionata a rimanere con l'orecchio teso a sorvegliare in apprensione ogni suo movimento, la sgridò sonoramente, apostrofandola nera "Oltre che cieca mi credi stupida?"
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La Borda
Mystery / ThrillerCos'è più scontato di un horror in cui a farne le spese è una giovane coppia che, in una notte buia e tempestosa, si accampa in tenda sotto un'uragano? Forse un'amicizia tra due giovani ragazze, destinata al tracollo a causa di un mostro fuoriuscito...