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Il vicebrigadiere Servilli era preoccupato. Anzi, in verità non era semplice preoccupazione la sua, no. Che nome si poteva dare a quel sottile senso di inquietudine che era ormai una compagnia costante? Chiamarlo semplicemente "preoccupazione" appariva inadeguato.

Era stata proprio quella sensazione alla quale non sapeva nemmeno dare un nome esatto a spingerlo ad attendere, a tergiversare. Era quello il motivo per cui, fino a quel momento, aveva mancato di rispondere al messaggio.

Non perché non fosse riuscito a ottemperare alla richiesta che Carlo e Adriana gli avevano fatto, no di certo. Non era stato immediato, forse, ma gli scarni dettagli che gli avevano fornito erano stati sufficienti per consentirgli di portare a termine la ricerca, ottenendo un quantitativo di informazioni dignitoso sull'anziana donna del mistero. Dopotutto scoprire le cose era il suo mestiere, e non si poteva dire che, quando si prefiggeva un compito, non fosse in possesso della determinazione e delle risorse necessarie per portarlo a termine.

No, trovare le informazioni non era stato poi così difficile, null'altro che un passatempo gradevole, una distrazione gradita in un momento in cui la sua mente aveva un disperato bisogno di essere mantenuta occupata.

Il messaggio dei due giovani era stato una gradita distrazione, gli aveva fornito l'ancora di salvezza di cui aveva bisogno, una ragione per reagire, per dedicarsi a un'attività produttiva invece che arrendersi e annegare in un mare di congetture sempre più improbabili e di incubi sempre più frequenti. Dormiva male, ormai, il vicebrigadiere. Aveva un bel da dirgli, sua moglie, che lo scherniva affettuosamente per le sue sempre più frequenti notti di veglia, che l'insonnia era uno degli inevitabili segni dell'età che avanzava; per lui quei brevi sonni agitati e costellati di incubi erano una agonia. Era stato ben lieto di poter riempire le proprie ore insonni con quella piccola ricerca. 

 Da principio, la richiesta di quei due lo aveva colto alla sprovvista, ma poi si era detto "Ma sì, in fondo perché no?"

Una volta portato a termine l'incarico però non aveva saputo risolversi a sollevare il telefono, comporre il numero e condividere le informazioni che era riuscito a ottenere. Non perché fossero importanti, o avessero un'evidente attinenza con il caso Cevolini, o con quello di Tullio, o addirittura con l'aggressione subita dai due giovani, no. Non sembravano affatto importanti, e quanto a possibili collegamenti con una qualsiasi di quelle vicende... beh... faticava davvero a immaginarne. Non ci sarebbe stato nulla di male, dunque, nel riferire a Carlo e Adriana quei pochi, insignificanti dettagli che loro stessi, con un pizzico di impegno e creatività, avrebbero potuto reperire in ogni caso; e allora perché non si era ancora deciso a farlo?

Semplicissimo. Non lo aveva fatto perché non riusciva a dare una risposta a una domanda fondamentale: perché a loro quella donna, quell'anziana incontrata in una casa di riposo, di cui non avevano presumibilmente mai sentito parlare prima e che non aveva alcun legame evidente con i coniugi Cevolini, per incontrare i quali si erano recati nella struttura, interessava così tanto? Cosa aveva detto o fatto per spingerli a rivolgersi a lui pur di avere informazioni sul suo conto?

Avrebbe potuto chiamarli e chiederlo direttamente a loro, ma aveva scelto consapevolmente di non farlo. Chiamarli, anche solo spinto dalla curiosità di conoscere le loro motivazioni, avrebbe significato coinvolgerli ancora di più in una vicenda in cui, in fondo, li aveva già coinvolti più che a sufficienza.

Sì, si preoccupava Cristiano. Quei due ragazzi gli davano più grattacapi di quanti non gliene avessero mai dati i suoi figli. Sapeva di non poter fermare la loro caparbia, ostinata ricerca di un collegamento tra avvenimenti tra loro straordinariamente distanti nel tempo, e ovviamente comprendeva il loro bisogno di reagire, di trovare delle risposte. In fondo si trattava solo di quello, giusto? Erano stati vittime di un'aggressione all'apparenza immotivata e senza senso, e avevano un disperato bisogno di comprendere come una cosa del genere fosse potuta capitare proprio a loro. Era perfettamente condivisibile, un sentimento che, nelle loro condizioni, di sicuro avrebbe provato lui stesso. Ma, anche se capiva, sentiva che era suo dovere cercare, per quanto possibile, di proteggerli.

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