La Borda

13.

<<Ricordo il caso, anche se non l'ho seguito di persona. Entrambi i coniugi di cui mi avete chiesto, dovrebbero essere ospitati in una casa di riposo per anziani a Monghidoro, al "Residence Nuvole Rosse". Risultano non completamente autosufficienti, ma pare che con la testa ci siano ancora.>>

La giovane coppia seduta sul letto leggeva i messaggi con il cuore in gola; dopo tutte le loro ricerche qualcosa avevano trovato. Non era molto, ma per lo meno era una traccia concreta da seguire, un punto di partenza. 

Carlo, tuttavia, anche se aveva deciso di fidarsi di lei, non era ancora del tutto convinto che la sensazione di Adriana fosse corretta, e l'idea di andare a tempestare di domande una coppia di anziani continuava a non entusiasmarlo, senza contare che anche quello avrebbe potuto finire con il rivelarsi l'ennesimo vicolo cieco. Di tutt'altro avviso era la ragazza mezza nuda stesa al suo fianco. Stava trepidando, lo leggeva in quei bellissimi occhi.

Le appoggiò una mano sulla spalla; gliela percepì calda e piena di vita. Di contro la sua pelle le sarebbe dovuta apparire fredda, visto soprattutto il contrasto, ma Adriana non sussultò neppure. Riconosceva quello sguardo carico e determinato, per cui ritenne doveroso provare a riportarla con i piedi per terra. 

"Aspetta Amore, aspetta ad esaltarti troppo, li abbiamo trovati, è vero, ma, primo, non sappiamo se vorranno parlare con noi e secondo, anche se così fosse, come ritieni che possano aiutarci?"

Non era per smorzare il suo entusiasmo, capiva bene il suo stato d'animo in quel frangente. Lei non pensava certo che fosse finita, che trovando i genitori di quel ragazzo scomparso avrebbero finalmente trovato come per magia tutte le risposte che stavano cercando; non era così ingenua. No, si era elettrizzata per un altro, ben comprensibile motivo: il messaggio del vicebrigadiere Servilli aveva dimostrato che i suoi sforzi non erano stati vani, che aveva avuto ragione a insistere, a continuare a scavare.

Giorni di dure ricerche, faticose mentalmente più che fisicamente, le avevano dato un risultato, un piccolo risultato, ma lei lo vedeva come un primo iniziale successo che avrebbe sbrogliato quella matassa di mistero per la quale si stava arrovellando dentro da settimane.

Sì, la capiva, ma allo stesso tempo non voleva che, riponendo troppe speranze in un incontro con i signori Cevolini, se tutto si fosse risolto con un buco nell'acqua, lei finisse per rimanere troppo delusa. Adriana non se ne rendeva conto, forse, ma aveva un bisogno di risposte talmente disperato che temeva come avrebbe potuto reagire se anche quella labile traccia, quella minuscola possibilità le fosse sfumata davanti agli occhi. 

"Non vedo perché non dovrebbero parlare con noi. Chiaro, non partirei diretta a chiedergli del figlio, ci arriverei per gradi, ma non hanno motivo per non volerci neppure stare a sentire" replicò prontamente la giovane. 

Non l'aveva nemmeno ascoltato. Era una cosa che lo infastidiva, ma provò a non badarci e l'incalzò nuovamente. "Ma cosa pensi di ottenere?" Ormai aveva capito che se si convinceva di una cosa, nulla l'avrebbe smossa, era testarda quanto lui, forse anche di più, ma si sentiva comunque in dovere di insistere. Tutta quella storia era una follia, non potevano permettersi di perdere la lucidità, di cedere a un facile entusiasmo, perdendo di vista il quadro generale. "La polizia li ha già interrogati, non penso che in questi anni gli sia venuto in mente qualcos'altro, altrimenti lo avrebbe riferito direttamente alle autorità."

Le sue argomentazioni gli sembravano inattaccabili. Gli sembravano...

"Tesoro, la polizia non sapeva cosa cercare, noi invece sì, non ti pare sufficiente? Piccoli dettagli potranno anche essere sfuggiti a loro, magari non li avranno ritenuti rilevanti, ma noi non faremo quell'errore."

Un momento di silenzio perdurò tra loro.

Qualche uccellinino cinguettava così forte fuori dalla finestra sugli alberi intorno alla loro casetta, da coprire il suono del loro respiro.