Nascondi le cose lontane, 
che vogliono ch'ami e che vada!


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"Non fate tardi e mi raccomando, attente quando tornate che sarà buio pesto."

"Ma figurati mamma, c'è la luna piena stasera, vedremo benissimo."

L'ansia le stava divorando, ma facevano di tutto per non farlo percepire; non era la prima volta che mentivano ai loro genitori e come ogni volta non si sentivano molto in pace con la coscienza. Nulla che la compagnia reciproca non fosse in grado di placare però.

"Fate comunque attenzione ragazze." Concluse la donna, prima di assestare un bacio sui capelli di sua figlia, che arrossì bruscamente.

"MAMMA!!!" protestò, imbarazzata, pensando all'amica che la osservava. Quel gesto d'affetto era una cosa da bambini, e lei ormai era cresciuta.

Quatta quatta, in disparte, appoggiata al muro di casa, Giusy se la rideva sotto i baffi. Per la serata aveva indossato un lungo vestito azzurro che le lasciava scoperte le spalle, le copriva pudicamente il seno e terminava in una lunga gonna svolazzante fino alle caviglie.

"Sei sempre la mia bambina tesoro, è normale che mi preoccupi per te".

L'amica, che prima sogghignava, ora si fece avanti "Non si preoccupi, non faremo troppo tardi e la strada ghiaiata di notte brilla come un nastro argentato."

La madre di Mery la squadrò, studiandola con attenzione <<Due sere di fila che non va al lavoro... la situazione dev'essere davvero tragica, poveracci... e povera la mia piccola, spero solo di non dovermi pentire di...>>

Le giovani si allontanarono dall'uscio, lasciandola ai suoi pensieri sotto la cornice della porta spalancata. La donna le osservò sgattaiolare lungo l'aia per prendere la stradina che le avrebbe portate, dopo meno di due chilometri, alla casa delle loro amiche. Si strofinò nervosamente le mani dai palmi sudati in un grembiule che aveva sicuramente visto tempi migliori, sporco di sugo di pomodoro e altre macchie non identificabili; un gesto di involontario nervosismo. Non amava troppo l'idea di vederle andare in giro di sera...ma in fondo erano brave ragazze, doveva concedere loro fiducia. 

Non si accorse, e mai avrebbe potuto farlo, a meno di non seguirle, che dopo qualche centinaio di metri le giovani, invece di rimanere sul sentiero principale, deviarono dal percorso, inoltrandosi non viste attraverso i dorati campi di grano e orzo. Le loro spighe, ormai prossime alla raccolta, cariche di semi, graffiavano in modo delicato la loro pelle candida. Stando attente a non pestare le piantine, si mantenevano nei solchi scavati per far defluire le acque. Le loro gonne si impigliavano continuamente nel grano ma, appena uscite dal campo, quell'impiccio finì. Presero una vecchia via che costeggiava un piccolo argine e si avviarono verso il macero. 

Dove finiva il campo incominciava un filare di pioppi che avrebbero aggirato senza problemi. Mery camminava dietro, con passo deciso, ma distanziandosi volutamente dalla sua amica. Al minimo rallentamento anche lei riduceva l'andatura. Giusy, voltandosi, notò una strana ombra sul suo viso, ma il suo cervello non la registrò. Il collegamento tra occhi e testa non era pienamente operativo quella sera. 

Si era più volte ripassata mentalmente il discorso da farle, ma ora che era lì non riusciva più a trovare le parole che con tanta cura aveva selezionato.

Il sole era quasi prossimo al tramonto, ma lasciava intravedere ancora qualche barlume arancione dei suoi raggi, confondendo il paesaggio con nere sagome stagliate all'orizzonte. Mery aveva indosso una semplice camicetta rossa e una gonna verde, che si mimetizzava perfettamente nell'erba alta, tanto da far sembrare che fosse troncata dalla vita in giù. L'aria era umida e qualche zanzara si stava già cibando a loro scapito; quella sera non avrebbero fatto prigionieri.

"Ahia..." urlò Mery ammazzandone una che si era posata sul suo braccio, facendosi più male di quello che le avrebbe fatto il piccolo insetto "... Giusy per favore, lasciamo perdere, andiamo alla festa, ci divertiamo passando una bella serata e torniamo a casa."

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