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"VI PREGO, QUALCUNO MI AIUTIII!!!"

Adriana corse trafelata fuori dal bosco, urlando. Si zittì un istante, il tempo necessario a verificare che nei paraggi non ci fosse nessun altro che avrebbe potuto offrirsi di prestarle soccorso. La zona era deserta; quella che le si parava davanti era l'ultima casa abitata, da lì in poi la strada diventava completamente sterrata. A parte gli avventori del ristorante posto qualche chilometro più in su e qualche temerario che a volte faceva una scampagnata notturna era un luogo poco frequentato. Con quello che era successo ai tre escursionisti poi difficilmente avrebbe potuto incappare in qualcuno. 

Il buio stava già sopraggiungendo, mancava davvero poco ormai; i raggi del sole erano sempre più flebili e la linea dell'orizzonte era ormai tinta delle sfumature rosso intenso del tramonto. Dove il cielo si era già fatto bluastro, qualche timida stella incominciava a far capolino. 

Certa di essere sola riprese la propria recita. 

"AIUTATEMI, VI PREGOOO!" 

Corse in direzione della porta di casa e cominciò a martellarla di pugni, usando la mano nella quale stringeva il coltello; l'altra aveva provato a toglierla dalla ferita, ma il sangue aveva ripreso a fluire copiosamente. Dovette ammettere di aver calcato troppo la mano e di aver esagerato.

La luce era già accesa e dalla casa proveniva un delizioso odore di frutta dolce.

"C'È NESSUNOOO?"

Continuò a percuotere con violenza la porta, finché non udì una voce proveniente dall'interno che, balbettando, le domandava chi fosse e di cosa avesse bisogno. Bene, aveva trovato Gaia e aveva attirato la sua attenzione. Rimaneva come ultimo scoglio scoprire se era sola o meno in casa. Aveva messo in conto di trovarla con qualcuno, magari un fidanzato o un parente e allora il loro piano sarebbe andato a farsi friggere. Finché non avesse scoperto se la giovane aveva compagnia però, doveva continuare ad agire come da programma. 

"Ti prego aiutami... c'è un pazzo che mi ha aggredito... sono... sono riuscita a scappargli ma..." avendo corso trafelata non dovette neppure fingere il fiatone che realmente le era venuto "... ma ora ho paura... sono spaventata e... pensavo che volesse prendermi e... farmi... male." Mantenne gli occhi sgranati, la voce tremolante, volse persino di scatto la testa verso il bosco alle proprie spalle, come se avesse davvero paura che il suo aggressore potesse sbucare all'improvviso dall'ombra degli alberi.

La sentì aprire la porta e si rese conto che non era chiusa a chiave, ma solo appoggiata; in effetti da quelle parti non correva il rischio di ritrovarsi nessun ospite sgradito in casa, e poi, se avevano ragione sul suo conto, se era lei il mostro che si aggirava nei boschi, di certo non aveva alcun motivo di avere paura. Strinse i pugni con rabbia, andando a premere troppo forte sulla ferita, cosa che le procurò un gemito di puro dolore. 

"Vi-vie-ni in cas-casa" la incoraggiò la giovane sulla soglia, scostandosi appena per consentirle il passaggio.   

Fu stupita della sua fiducia; aprire quasi di notte a una sconosciuta che ha un coltello in mano e un braccio insanguinato non sarebbe stato da tutti. Finse qualche piccola lacrima "Ti ringrazio..." il fiatone le era ormai passato del tutto "...sei davvero gentile, mi ha assalito con questo coltello..." ora le lacrime le sgorgavano vivamente dagli occhi "sono riuscita a strapparglielo di mano; nella lotta mi ha ferito, ma gli ho rifilato un calcio nelle gambe. Dalla sorpresa ha lasciato cadere per terra il coltello e allora gliel'ho conficcato in profondità in una gamba... avevo paura di rivivere... no, non posso pensarci di nuovo!"  Dopo una poderosa soffiata di naso fece cadere il discorso per saggiare le reazioni della sua interlocutrice. Ritenne di essere stata abbastanza credibile fino a quel punto, ma non voleva abbassare la guardia. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: 5 days ago ⏰

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