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Il cucchiaino rotante, che Carlo aveva appena messo al posto di un piccolo pesciolino galleggiante, sibilò nell'aria per una decina di metri e atterrò in mezzo al lago, con un tonfo forse un po' troppo rumoroso, su un fondale ricco di alghe che facevano da tana ai black bass. 

"Bel lancio" si congratulò ironicamente Nabil prima di lanciare a sua volta l'esca. 

Il suo verme di gomma entrò con delicatezza in acqua in mezzo a una piccola giungla sommersa di canne; fortunatamente era anti incaglio.

"Spiritoso, aspetta a ridere quando vedrai cosa tirerò su" ribatté prontamente Carlo. 

Fece fare al rotante l'intera passata, prima di estrarlo e lanciarlo nuovamente.

Non era un brutto giorno per la pesca. Le catture si erano susseguite per un po', regalando soddisfazioni a tutti e due, poi, come spesso accadeva nel loro laghetto "personale", si erano interrotte bruscamente. Non se ne erano curati più di tanto, sapevano entrambi che da lì a poco sarebbero riprese. Era così che funzionava di solito, ci erano abituati. Quelle pause nelle catture invitavano alla conversazione, e uno solo era l'argomento del giorno. 

Nabil diede qualche strattone al suo vermone, poi osservò di sottecchi l'amico. Moriva dalla voglia di riprendere la conversazione, interrotta dalle amichevoli punzecchiature di poco prima, ma per un istante si domandò se fosse il caso. Carlo sembrava tranquillo. Aveva snocciolato il proprio incredibile racconto con una calma sorprendente, ma quella calma poteva essere soltanto apparente. Alla fine, però, la curiosità prevalse.

"Quindi fammi capire bene: siete stati aggrediti di notte a Monghidoro da una strega?" domandò.

Carlo si morse il labbro, esitante. Ogni volta che veniva pronunciata ad alta voce quell'ipotesi, che nella nebbiosa oscurità dei boschi era sembrata così terribilmente credibile, diventava d'un tratto ridicolmente assurda. 

"Ecco, so che messa così suona inverosimile, ma..."

"No no suona molto verosimile, tranquillo, specialmente la parte in cui entrambi la sognate poi vi assale dal nulla e infine scompare, ritornando sulla navicella aliena che l'ha portata qua da un lontano pianeta. Ti ascolti Fish quando parli?" lo canzonò, incapace di trattenere un sorriso, rivolgendosi a lui con il nomignolo che usavano solo i suoi amici più stretti. 

Comprendeva l'incredulità di Nabil,  al suo posto avrebbe reagito allo stesso modo, probabilmente. Chi mai avrebbe potuto credere all'esistenza di bizzarre creature uscite dalla nebbia in una giornata simile? Il tiepidi raggi del sole spandevano un piacevole, confortante tepore nell'aria e solo a guardare l'acqua del lago ti sentivi pervadere da un delizioso senso di pace. Sembrava fossero trascorsi anni, secoli, dalla notte dell'aggressione; incredibile pensare che in realtà erano passate poco più di ventiquattr'ore. 

"Beh, di sicuro non useremo la parola "strega" quando oggi pomeriggio andremo a parlare con la polizia" borbottò a mezza voce Carlo.

"Ma come, non ci siete ancora andati?" lo stupore dell'amico era palese. 

La sua sorpresa era comprensibile. Sarebbe stata la cosa più logica da fare, no? Fuggire a rotta di collo da quei boschi maledetti, riguadagnare la civiltà e precipitarsi al punto di polizia più vicino. Così gli agenti avrebbero avuto modo di iniziare subito le ricerche della pazza che li aveva aggrediti. 

Carlo si rendeva conto che, vista da fuori, la loro decisione poteva sembrare difficile, forse addirittura impossibile da comprendere. 

"Quando siamo riusciti finalmente ad arrivare giù in paese, saranno state le tre di notte, eravamo sfiniti, doloranti e completamente fradici. Avevamo bisogno di riposare e raccogliere le idee, in fondo denunciare un'aggressione è una cosa tremendamente seria" tentò di spiegare.

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