7.

16 3 0
                                    

Mai aveva immaginato di poter provare una sensazione simile.

Amare è bellissimo e terribile al tempo stesso. Può farti toccare il cielo con un dito, ma può anche precipitarti negli abissi dell'inferno quando la vita della persona amata viene messa a repentaglio. E in simili circostanze come puoi non sentirti morire a tua volta?

Era proprio ciò che stava succedendo a Carlo.

Forse lui stesso, fino a quel momento, non si era mai davvero reso conto dell'effettiva portata dell'amore che provava per Adriana. Per la prima volta aveva rischiato sul serio di perderla per sempre; è una cosa che certo aiuta a fare chiarezza sui propri sentimenti.

Alla vista della sua ragazza riversa a terra, il fiato gli si era mozzato in gola, eppure i suoi piedi, nella corsa che lo portò da lei, quasi volarono, sfiorando appena il suolo madido. 

Precipitò in ginocchio al suo fianco, incurante del fango e dell'umidità che penetravano il tessuto dei pantaloni, e la cinse a sé con mani tremanti, rivelando un volto solcato da una strisciolina vermiglia. 

"Amore? Ti prego, dimmi che stai bene..." la supplicò con voce rotta. Lacrime leggere solcarono il suo viso, catturate dalla barba alla fine della loro corsa.

Una sottile imperlatura rossa scivolò lungo la fronte fin sul bozzo violaceo sotto la guancia. Lei giaceva fragile e inerme tra le sue braccia. La caduta, seguita alla perdita di sensi, le aveva fatto sbattere il capo contro dei sassolini nascosti nel terreno. 

Un unico pensiero disperato, tramutatosi in un grido furente e angosciato, cancellando ogni altra riflessione razionale, si fece strada fino alla sua bocca. "È colpa mia, è solo colpa mia, ho insistito io per quest'escursione."

Le parole, che nella sua mente avevano la potenza di un ruggito, uscirono però come un flebile sussurro.

Rapido e imprevisto, un secondo pensiero si sostituì al primo. Un pensiero che, proprio come il precedente, aveva il sapore amaro come il fiele, del senso di colpa. 

<<E non l'hai avvertita di quello che hai visto prima di coricarti, né di quello che stavi sognando quando ti ha svegliato.>>

Quel pensiero lo raggelò più ancora di quanto non avesse fatto la consapevolezza della propria responsabilità per la loro presenza nel bosco quella sera. Non ci aveva pensato, era ancora troppo intontito dall'accaduto per rifletterci, eppure era una incontestabile verità.

"Adri... per favore dimmi qualcosa" la pregò ancora. 

Voleva che aprisse gli occhi. Se anche lo avesse fatto soltanto per urlargli contro, avrebbe accolto la sua rabbia con gioia. Un qualsiasi segno di vita gli sarebbe bastato. Un gemito, un sospiro, qualcosa che gli dicesse che stava bene, che si sarebbe ripresa... 

Il corpo di lei fu scosso da un lieve sussulto, e lui poté finalmente ritornare a respirare. 

Tremando, con il petto che si alzava e si abbassava frenetico, Adriana girò la testa verso di lui, lentamente, un movimento da film dell'orrore che gli fece accapponare la pelle. 

La luce della torcia da testa, rimasta accesa, ora illuminava il suo viso, per cui si affrettò ad abbassare leggermente la luminosità. Vide le sue labbra tremare, mentre il rivolo di sangue che le colava dalla fronte aveva ormai raggiunto gli occhi.

I loro sguardi si incontrarono. Gli occhi azzurri di lei erano lucidi e offuscati. Non riusciva a vedere il volto di Carlo, vedeva solo quella luce leggera puntata dritta sulla sua faccia, ma sapeva che dietro di essa c'era lui, il suo unico punto fermo in un mondo che pareva essere impazzito. 

La BordaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora