- CAPITOLO 5 -

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SOPHY

Quella mattina, come ormai accadeva quotidianamente, Sophy si svegliò con la voce bassa e calda di Nick nelle orecchie.

«La riunione con i vertici sarà tra meno di un'ora, preferirei un pugno in faccia che doverci andare» stava dicendo.

Sophy aprì gli occhi e li rivolse alla parete su cui il software di monitoraggio era rimasto proiettato per tutta la notte. Nick era intento ad allenarsi con un sacco da box insieme a Nando. Sophy, ancora avvolta tra le lenzuola calde di sonno, si perse ad osservare il sudore che gli bagnava la fronte e gli illuminava i muscoli tesi dallo sforzo. Sospirò malinconica al ricordo della consistenza dei suoi muscoli e della sua pelle. Tornò con il pensiero a quegli ultimi attimi trascorsi insieme; quando, ad un passo dalla guerra civile, si erano ritrovati all'interno di uno strettissimo sgabuzzino. Si erano chiariti e si erano scambiati un bacio da togliere il fiato prima di essere interrotti dai loro doveri. Si erano separati con la promessa di continuare presto quello che avevano lasciato in sospeso, ma non ne avevano più avuto l'occasione: si erano rivisti solo durante l'ultima prova del folle torneo ideato dal Giocatore. Nick e Derek si erano scontrati sotto gli occhi di Sophy e, quando Nick aveva vinto, le loro mani erano a pochi centimetri dallo sfiorarsi prima che lei venisse portata via.

Sophy sprofondò la testa nel cuscino e sferrò un rabbioso pugno al materasso. Non era la prima volta che le capitava di perdersi in quei ricordi ed ogni volta era una pugnalata al cuore. Nick le mancava davvero troppo e spiarlo da lontano non sempre riusciva ad arginare quel dolore, quella mancanza. L'effetto placebo di quelle ore trascorse con lui proiettato sulla parete scemava quando i pensieri ed i ricordi si facevano troppo insistenti. Lanciò un'ultima lunga occhiata alla sexy versione boxeur di Nick e poi si affrettò a disconnettersi dal sistema.

Quel giorno in ufficio tutti sembravano in gran fermento.

«Che succede?» chiese Sophy a Meg che, stranamente, era arrivata prima di lei.

«A breve inizierà un incontro tra i vertici di MitoCity e noi non possiamo perderci nemmeno una parola».

«Potrò osservare anch'io la riunione?»

«No, Sophy, tu dovrai occuparti delle solite questioni minori» disse Meg voltandosi verso di lei. «Mi dispiace». Era sincera.

Qualche ora dopo, al momento della pausa pranzo nessuno si alzò dalla propria postazione di lavoro: erano tutti fin troppo presi da ciò che stavano osservando. Sophy, che aveva appena concluso l'analisi di un caso di furto di merendine ad opera di un quindicenne in un supermercato locale, si sporse per osservare lo schermo di Meg. Al centro dell'inquadratura c'era Felicity. La donna stava parlando animatamente, gesticolava ed aveva il viso arrossato. Sophy non poteva sentire le sue parole (Meg, ovviamente, lavorava con le cuffie alle orecchie) ma dalla mimica facciale della sua madre adottiva poteva facilmente intuire che ciò di cui parlava le stava molto a cuore. L'inquadratura cambiò mostrando una panoramica delle altre otto persone sedute alla sua stessa tavola, Nick sedeva proprio di fronte a Felicity e sembrava infastidito dal suo discorso accorato. Che Felicity stesse discutendo proprio con lui?

«Vai in pausa Sophy» la riprese il responsabile d'ufficio arrivandole alle spalle e facendole fare un salto sulla sedia.

«Sì, certo, vado subito» balbettò Sophy. «Ero solo...curiosa».

«Lo capisco» rispose l'uomo, fasciato nel suo elegante abito blu. «Ma al momento non hai le autorizzazione necessarie per guardare quelle immagini».

«Sì, questo lo so» ringhiò Sophy, mal celando il suo fastidio. «Ci vediamo tra un'ora».

Sophy voleva sapere cosa stava succedendo a MitoCity. Ne aveva l'assoluto ed inderogabile bisogno.

MITOCITY 3 - La StrutturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora