- CAPITOLO 15 -

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"È andata meglio del previsto" considerò Derek tra sé e sé pensando alla difficile conversazione avuta poco prima con Sophy. Non si aspettava certo un completo ed immediato perdono da parte della ragazza, non quando lui per primo faticava a concedersi l'assoluzione per ciò che era stato costretto a fare a MitoCity, ma la comprensione che aveva letto nei grandi occhi di Sophy andava oltre le sue più ottimistiche aspettative.

La chiamata improvvisa di Meg aveva interrotto la loro difficile chiacchierata e, anche se il problema verso il quale stavano correndo era stato una sgradevole sorpresa, Derek doveva ammettere di aver tirato un sospiro di sollievo all'idea di poter mettere in pausa quel pesante e doloroso discorso.

«Siamo quasi arrivati» esclamò voltandosi verso Sophy mentre attraversavano a passo spedito il parco centrale della Struttura diretti all'Edificio 3 dove, ben protetto da diversi sistemi di sicurezza, si trovava il Portale.

«E quindi è stato proprio Logan ad incastrare Marcus?» chiese Sophy dopo che lui le aveva riassunto con dovizia di particolari ciò il suo padre adottivo aveva pianificato e messo in atto da quando era arrivato alla Struttura.

«Esatto. Logan è venuto a parlarmi sin dalla prima chiacchierata sospetta con Marcus» spiegò Derek con una nota di malcelata soddisfazione nella voce. «Insieme abbiamo deciso di dare a Marcus ciò che voleva... O quasi!»

Raggiunsero e superarono la prima coppia di guardie, che Marcus aveva creduto di corrompere, e poi la coppia successiva, che avevano accettato di farsi mettere al tappeto da Marcus per non insospettirlo.

«Dardi Immobilizzanti?» chiese Sophy osservando il metodo con qui Marcus aveva messo ko i suoi nemici. «Li avete anche qui?»

«Tutto il contrario!» rise Derek. «Tutto ciò che c'è a MitoCity, in un modo o nell'altro, arriva da qui».

Sophy scosse la testa. «Avrei dovuto immaginarlo» commentò amara.

Derek sorrise mentre apriva la serratura successiva posando la mano sull'apposito lettore d'impronte e permettendo al sistema di scansionargli anche la retina.

«Ferma!» esclamò allungando un braccio per frenare Sophy. «Questo è un corridoio laser».

Sophy spalancò gli occhi e deglutì a fatica mentre indietreggiava di un passo, allontanandosi dal pericolo, ma anche dal contatto con il braccio di lui.

«Tranquilla, non è progettato per fare del male» continuò Derek armeggiando con lo SmartRing, «ma ti assicuro che l'allarme che scatta quando si toccano i raggi suona davvero troppo forte per i miei gusti».

Lo stesso discorso valeva per l'allarme che Marcus aveva fatto scattare nella stanza successiva. A Derek dava un meschino piacere l'idea che l'uomo fosse rimasto per più di dieci minuti con quel suono assordante nelle orecchie. Se lo era meritato.

Disattivato anche il corridoio laser, i due lo attraversarono spediti.

«Quando hai parlato di corridoio laser, ho immaginato che avremmo dovuto districarci tra i raggi con strane mosse, come nei film d'azione» ammise Sophy con una risatina sommessa.

Nella mente di Derek si formò immediatamente un'immagine fin troppo nitida di Sophy che, fasciata da stretti pantaloni neri, arcuava la schiena sporgendo il sedere in fuori per schivare un complicato incrocio di raggi laser.

"Datti un contegno, Derek!" si redarguì mentalmente scuotendo la testa per cancellare quella provocante scena che faticava a sbiadire da davanti ai suoi occhi.

«Sarebbe stato divertente» commentò cercando di non farle notare il proprio imbarazzo. Si costrinse a concentrarsi sulla porta che aveva davanti e la aprì. Si ritrovarono di fronte ad un'impenetrabile lastra di metallo.

MITOCITY 3 - La StrutturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora