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SOPHY
«Sophy».
Sophy, stesa sul letto della sua piccola stanza con la testa affondata tra i cuscini, non si accorse subito della voce che la stava chiamando.
«Sophy!»
La ragazza sollevò la testa di scatto. Nella stanza non c'era nessuno, ma la voce, maschile, gentile e familiare la chiamò ancora.
«Derek?» chiese in un sussurro perplesso.
Mentre si autocommiserava con la faccia sepolta tra i guanciali, Sophy aveva pensato a quanto lui le mancasse. Si era allontanata dalla Struttura convinta di tornarci nel giro di qualche ora. Se avesse anche solo considerato l'eventualità di rimanere a MitoCity, allora avrebbe parlato con Derek, per salutarlo e per dirgli quanto ci tenesse a lui, quanto per lei fosse importante avere qualcuno su cui contare, qualcuno con il quale confidarsi a cuore aperto senza dover dare nulla in cambio.
«Sì, Sophy. Sono io».
«Dove sei?» Sophy si guardò intorno, in cerca di qualche dettaglio fuori posto, di qualche riflesso sbagliato, una prova che lui fosse nella sua stanza con una divisa da Guardia Bianca in modalità invisibile.
«Sono alla Struttura, nel nostro Angolo» rispose e lei immaginò il suo sorriso sghembo ed affascinante. «Ho messo la mia voce in diffusione nella tua stanza. Finché non apri la porta o la finestra, nessun altro a MitoCity potrà sentirmi».
«Oh...» Sophy era felice di sentirlo parlare, ma era anche delusa: avrebbe voluto poterlo abbracciare. «Pensavo fossi qui. Vorrei vederti».
«Io ti vedo». Quelle parole ed il tono in cui le pronunciò andarono a colmare un piccolo e recondito angolino del cuore di Sophy.
«Beh, questa non è una bella notizia» ridacchiò mentre cercava di arginare l'imbarazzo. Si sedette meglio sul letto e tentò di domare i capelli spettinati passandovi le dita. «Sono un disastro! Non dovresti vedermi così...»
«No infatti. Non dovrei vederti così» disse Derek, la voce calda e carezzevole. «E non perché sei un disastro ma perché sei triste. Ed io non voglio più vederti triste».
Una lacrima scorse sulla guancia di Sophy. «Però lo sono».
«Lo so, e so anche il perché. Ti ho sentita parlare con Sally».
«Oh...» ripeté Sophy, desolata. Sapeva che dalla Struttura potevano ascoltare e vedere tutto ciò che accadeva a MitoCity, ma aveva preferito non pensarci illudendosi che lui avesse deciso di ignorarla.
«C'era Meg di fronte allo schermo» spiegò Derek che, come sempre, era riuscito a cogliere la ragione del suo turbamento da una singola sillaba. «Io ho guardato il meno possibile...»
«Sul serio?»
«Sì» confermò Derek. «Era... doloroso per me. Immagino tu possa comprendere».
Sophy rimase profondamente colpita da quell'ammissione. Avrebbe voluto dire molte cose e fare altrettante domande, ma non riuscì ad emettere alcun suono. Persino il respiro le si era bloccato in gola.
«Quando te ne sei andata da qui» continuò Derek riempiendo il silenzio, «non me ne sono accorto subito. Tu non puoi saperlo ma quella mattina Marcus ha dato di matto proprio mentre scattava un nuovo stato d'emergenza. Ho fatto giusto in tempo ad inviare a MitoCity dei soccorsi per Felicity prima di occuparmi del tuo padre adottivo, poi la Struttura è scesa nel bunker ed io ho provato a contattarti via SmartRing, ma non rispondevi. Nemmeno la localizzazione funzionava... Una parte di me aveva già capito dov'eri ma mi sono rifiutato di crederci. Almeno finché non ti ho vista nell'ufficio di Nick...»
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MITOCITY 3 - La Struttura
Science Fiction-- sequel di "MitoCity - il Segreto" e di "MitoCity - Il Giocatore" -- "Lei non era mai stata la fiamma che rischiava di bruciare Mito City ed il suo equilibrio. Ma era stata l'accelerante che aveva permesso all'incendio di diffondersi distruggendo...