- CAPITOLO 20 -

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DEREK

Quando arrivarono all'Angolo, Derek sollevò lo SmartRing per aprire la porta, fece scattare la serratura invisibile e, con un eccesso di galanteria che solitamente non gli apparteneva, si fece da parte per far passare prima Sophy.

Lei notò quel gesto e lo premiò con uno dei suoi più dolci sorrisi. Lo sguardo che si scambiarono durò più del necessario e, per la seconda volta quella sera, Derek ebbe la netta sensazione che Sophy volesse baciarlo. Forse era solo la sua immaginazione, ma allora perché gli occhi celesti della ragazza erano appena scesi verso le sue labbra? Quel pensiero non si era ancora consolidato nella sua mente che l'attimo passò.

Sophy voltò lo sguardo verso l'interno della stanza e...

«Oddio!» esclamò prima di fiondarsi verso il centro della stanza dove c'era un cavalletto di metallo con appoggiata sopra una tela dipinta per metà. Derek riuscì a malapena a capire che si trattava di un ritratto prima che Sophy lo coprisse con il proprio corpo. Derek, confuso da quel comportamento rimase in silenzio mentre lei con in braccio la tela, corse verso l'armadio nascosto nella parete. Lo aprì frettolosamente e, nel tentativo di far sparire subito quel dipinto, si trovò sommersa da tutte le altre tele. Le si riversarono addosso come una cascata e Derek, vedendola rannicchiata a terra sotto una decina di tele dipinte, fece l'esatto opposto di ciò che avrebbe fatto un galantuomo: non accorse in suo aiuto, anzi, scoppiò a ridere.

Dopo qualche istante, però, il ragazzo si rese conto che Sophy non si era unita alla sua ilarità. Derek smise di ridere e la osservò mentre si stringeva le ginocchia al petto e affondava il viso tra le braccia. Il suo cuore sprofondò.

«Sophy, ehi!» Il suo era un sussurro preoccupato. «Che succede?»

Si avvicinò a lei che singhiozzava in silenzio.

Perché Sophy aveva reagito in quel modo? Ultimamente loro due ridevano e si prendevano in giro costantemente. Cosa c'era di diverso quella volta?

«Ti sei fatta male?» domandò spostando alcune tele per sedersi accanto a lei.

Sophy si limitò a scuotere la testa.

«Scusami se ho riso. Sono solo un idiota» disse passandosi una mano tra i capelli. Come aveva potuto non notare il disagio di lei? «Avrei dovuto capire che eri turbata».

La sua reazione, appena entrata nell'Angolo, era stata quantomeno sospetta.

Sophy tirò su con il naso, ma non sollevò la testa.

«Scusami tu» biascicò. «Devo esserti sembrata ridicola».

«Beh, per nascondermi quella tela hai corso più veloce di quando ci sfidiamo a chi arriva prima alla fontanella!» sorrise lui allungando una mano per accarezzarle i capelli. Finalmente lei si concesse un piccolo sorriso. Derek, sollevato, tornò serio: «Perché hai reagito così?»

«Non volevo che vedessi i miei disegni» ammise in un basso sussurro.

Questo Derek lo aveva già intuito. Da quando le aveva regalato il materiale da disegno, gli era capitato più volte di domandarle se avesse ricominciato a dipingere e come si trovasse con quelle tele e quei colori, ma aveva ottenuto solo risposte scarne ed assai vaghe. Derek non aveva insistito, ma si era chiesto più volte perché lei non gli avesse mai mostrato le proprie opere.

«Perché?»

«Non lo so» sospirò, sollevando lo sguardo su di lui. I suoi grandi occhi chiari brillavano di dolcezza e fragilità. «Mi vergogno».

«Di me?» chiese Derek, ferito da quelle parole sussurrate tra un inspiegabile disagio e un senso di inadeguatezza che lui lottava costantemente per farle sparire dallo sguardo.

MITOCITY 3 - La StrutturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora