- CAPITOLO 48 -

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DEREK

Quando Derek ebbe finito di raccontarle quella sua passata conversazione con Clotilde, Sophy sbarrò gli occhi e si portò una mano alla bocca.

Derek soffocò una risatina. Amava le sue reazioni, sempre così colorite e spontanee. «Allora, cosa ne pensi?»

«Penso che, sebbene si tratti di un grande inganno, sia... Beh, geniale!» ammise la ragazza con un'alzata di spalle.

«Clotilde era così...» sussurrò lui, meditabondo. Ricordare quelle chiacchiere e quei voli pindarici lo aveva reso malinconico. «Ad ogni modo, la conclusione del nostro ipotetico piano di fuga prevedeva che, al di là del Portale, le persone trovassero qualcuno pronto a spiegare loro la verità nel modo meno traumatico possibile».

«Dubito che si possa annunciare una cosa del genere in modo non traumatico» valutò Sophy.

«Già» annuì Derek. «Ma non avemmo tempo di migliorare i dettagli del piano perché quella purtroppo fu la nostra ultima conversazione su questo tema. Clotilde mostrò ai nostri superiori un piano urbanistico nel quale erano presenti, tra le altre cose, moltissimi stadi e riuscì ad ottenere all'incirca uno ogni centomila persone. Poi però entrambi fummo presi dagli...eventi e non avemmo modo di pianificare altro».

Sophy gli strinse le mani. «Beh, vorrà dire che lo faremo adesso» disse prima di protendersi verso di lui per un rapido bacio. «Convochiamo gli altri e raccontiamogli tutto. Sette cervelli ragionano meglio di due».


Derek aveva accettato di indire una riunione, ma ben presto Derek si era reso conto che Sophy aveva ragione solo a metà: l'aumento del numero di cervelli era proporzionale a quello delle idee che si mettevano sul tavolo, ma anche a quello delle divergenze e delle discussioni.

Ogni banale dettaglio di quel piano abbozzato sembrava in grado di generare più problemi che soluzioni. Sophy gli rivolse uno sguardo costernato dimostrando di essersi pentita a sua volta di aver voluto coinvolgere gli altri.

«Un concerto o una partita non basteranno mai a convincere tutti gli abitanti di MitoCity ad uscire di casa la stessa sera e alla stessa ora per convergere negli stadi» esclamò Danielle riassumendo in quell'unica frase tutte le principali perplessità emerse nelle ultime due ore di futile conversazione.

«Non se useremo gli Inibitori» suggerì Nick, serio e deciso.

«Credo di interpretare anche il pensiero di Nando» iniziò Sally riferendosi al fidanzato che non si era presentato alla riunione per via di una situazione potenzialmente pericolosa che si era recentemente sviluppata nella zona nord della città, «dicendo che usare gli Inibitori, contro i quali combattiamo da anni, sia profondamente sbagliato ed immorale».

«Già, non sono sicuro che Nando sarebbe d'accordo con questo piano...» borbottò Nick.

«Nessuna scelta è intrinsecamente immorale» commentò Sam. «Dipende tutto dalle motivazioni che ci spingono a prendere una strada piuttosto che un'altra».

Derek avrebbe voluto intervenire, ma la verità era che nemmeno lui sapeva cosa pensare su quel punto. Lui stesso, durante quella loro conversazione notturna di fronte ad un tè bollente, aveva ventilato a Clotilde la possibilità di indurre la popolazione ad andare negli stadi in quel modo, eppure si rendeva conto che la nonna di Sophy aveva avuto ragione a non considerare valida quell'opzione. Derek stava ancora ponderando cosa fosse giusto fare, o anche solo pensare, quando Sophy prese la parola.

«Sally ha ragione, l'uso degli Inibitori non sarebbe moralmente corretto» iniziò la ragazza guardando verso l'amica, «ma anche Sam ha ragione: quelle sostanze sono state utilizzate per decenni per scopi decisamente meno nobili dei nostri».

MITOCITY 3 - La StrutturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora