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SOPHY
Sophy non poteva saperlo, ma quando soffiò sulla candelina, il suo respiro sfiorò le labbra di Derek facendolo desistere dalla giocosa idea di lanciarle la torta in faccia.
Sollevò lo sguardo seguendo la sottile voluta di fumo sprigionato dalla candelina e incontrò lo sguardo di lui. Gli occhi verdi che ormai conosceva fin troppo bene erano più scuri del solito, un pozzo che ribolliva di qualcosa che Sophy riconobbe fin troppo bene. Era desiderio, il medesimo che bruciava dentro di lei, lo stesso desiderio che lei, fino a quella mattina, aveva tentato di reprimere e negare, lo stesso desiderio che aveva espresso soffiando su quella candela colorata.
«Che c'è?» chiese, per smorzare quella palpabile tensione. «Mi stai guardando in un modo... Strano».
Senza distogliere gli occhi da lei – dalle sue labbra per la precisione – Derek posò la torta sul tavolino. A quel punto non ci fu più nulla a separarli, erano talmente vicini da sfiorarsi pur rimanendo immobili.
«Hai un po' di panna qui...» le disse con una voce tanto roca da farle scorrere un brivido lungo la schiena. Allungò la mano verso di lei e le sue dita calde ed insolitamente tremanti le sfiorarono la mascella raccogliendo un rivolo di panna, prova dei loro innocenti giochi di poco prima. Sophy, stregata dallo sguardo di lui, si concentrò sulle sue dita sporche di panna, dita che le avevano lasciato una scia rovente sulla pelle. Derek, senza staccare gli occhi dai suoi, si portò la mano alla bocca. Sophy avvampò mentre lui si leccava le dita e poi le labbra, socchiudendo appena le palpebre. Le ciglia lunghe e scure gli fecero ombra sugli occhi verdi che, subito dopo, tornarono bruciarle anima e corpo con uno sguardo seducente e malizioso.
Sophy deglutì a vuoto mentre Derek faceva un passo verso di lei, annullando ogni distanza tra i loro corpi. Sophy dovette sollevare la testa per continuare a guardarlo negli occhi mentre il suo profumo l'avvolse, inebriandola.
«Ne hai un po' anche lì».
Derek indicò con un cenno l'angolo delle labbra di Sophy. La ragazza avrebbe potuto allontanarsi, avrebbe potuto pulirsi la bocca con il dorso della mano o con uno di quei tovagliolini colorati che lui aveva scelto con tanta cura, ma non fece nulla. Non si mosse perché avrebbe dato qualsiasi cosa per impedire a quell'attimo bollente di finire, per vederlo leccarsi di nuovo le dita, per sentire ancora il suo tocco caldo e seducente sul viso.
Quel tocco, però, non arrivò.
Derek era immobile. Anzi, non proprio immobile.
Il suo volto si stava avvicinando, lento e inesorabile verso il suo.
Sophy chiuse gli occhi e, tesa come una corda di violino, trattenne il fiato. Sentì il respiro di lui sulla bocca e poi, finalmente, le sue labbra si posarono laddove quelle di Sophy si incrociavano. Fu un tocco delicato, quasi impercettibile, ma Sophy sentì ogni cellula del suo corpo fremere e vibrare di desiderio.
Quel contatto non aveva nulla a che fare con il bacio che lui le aveva rubato nel giardino del Castello di MitoCity, e non era minimamente paragonabile a nient'altro. Era qualcosa di diverso, qualcosa di potente, qualcosa di irresistibile, qualcosa di unico.
Si guardarono, gli occhi di Derek ormai sembravano quasi neri.
I petti si sollevavano ed abbassavano al medesimo ritmo sincopato.
Sophy, incapace di frenarsi, agì d'impulso. Si sollevò sulle punte dei piedi e lo baciò.
Il morbido calore delle labbra di lui la mandò in visibilio e ogni centimetro della sua pelle si fece incandescente. Le labbra di Derek furono gentili solo per una manciata di secondi, poi si fecero ferme, esigenti e dannatamente sensuali. Sophy accolse quella passione con un gemito e ricambiò con altrettanta energia. Labbra, lingua e braccia si intrecciarono smaniose. Sophy affondò una mano tra i lunghi capelli di lui, sciogliendoli. Le ciocche ribelli scesero a solleticarle piacevolmente il viso. Sophy continuò a giocare con quei capelli scuri e setosi. Sognava di farlo sin dal primo momento in cui l'aveva visto, quando l'aveva salvata dall'aggressione dei suoi compagni di scuola, negli spogliatoi della palestra. Sì, ora Sophy poteva ammetterlo: aveva inconsciamente desiderato quel momento sin da quando i suoi occhi avevano incontrato quelli di lui. Forse lei non ne era mai stata davvero consapevole, ma il suo corpo sì. Per mesi si era costretta a ritenere Derek solo un buon amico, ma la verità era che lui poteva essere per lei il migliore degli amico e il più desiderabile degli amanti. Lui era sicurezza e brividi, affetto sincero e torbido desiderio.
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MITOCITY 3 - La Struttura
Science Fiction-- sequel di "MitoCity - il Segreto" e di "MitoCity - Il Giocatore" -- "Lei non era mai stata la fiamma che rischiava di bruciare Mito City ed il suo equilibrio. Ma era stata l'accelerante che aveva permesso all'incendio di diffondersi distruggendo...