- CAPITOLO 69 -

31 4 0
                                    

- 69 -

DEREK


Derek fece un profondo respiro per calmare i nervi. Di fronte a lui c'erano solo facce amiche, eppure la tensione per quell'annuncio era tanta. Sophy, fasciata da un meraviglioso abitino bianco che le arrivava al ginocchio e che lui non vedeva l'ora di strapparle di dosso, era in piedi al suo fianco, sorridente e fiera.

«Signori e signore, benvenuti» iniziò Derek.

Meg, seduta accanto a Nick, ridacchiò e gli disse qualcosa all'orecchio. Derek allora si rese conto che, con quelle persone, non c'era bisogno di grandi discorsi o frasi ad effetto. Perché quelle persone erano la sua nuova famiglia, i suoi amici.

«Amici» ricominciò, con un sorriso sincero. «Come tutti voi sapete, quando due anni fa abbiamo lasciato MitoCity, io e Sophy abbiamo preso la decisione di lasciarci tutta quella storia alle spalle».

Diverse persone, che erano state tra le più vicine alla coppia in quei primi giorni, annuirono con espressioni comprensive.

«Ma purtroppo superare esperienze del genere non è mai semplice» continuò. «E sono certo che, ognuno di voi, questo lo abbia vissuto sulla propria pelle».

Molti cenni di assenso pervasero la piccola sala e lui allungò la mano verso quella di Sophy, le sfiorò le dita esili che lei intrecciò alle sue.

«Il nostro primo periodo qui non è stato facile» riprese mentre il drammatico ricordo di quei momenti gli si insinuò tra i pensieri. Erano passati quasi due anni, eppure Derek aveva ancora davanti agli occhi l'immagine di Sophy in lacrime e nelle orecchie il suono straziante dei suoi singhiozzi. Sophy, che a MitoCity aveva affrontato moltissime esperienze traumatiche spinta da un encomiabile senso di responsabilità e del dovere, una volta uscita di lì più che sentirsi libera si era sentita persa. Senza uno scopo. Vuota. Derek, sebbene le fosse stato accanto in ogni momento, non si era reso conto subito della situazione psicologica di Sophy e se ne faceva ancora una colpa.

«Io e Sophy volevamo provare ad accantonare tutto il male che avevamo vissuto» spiegò al suo pubblico, «ma la verità è che non ce l'abbiamo fatta. Non siamo riusciti a voltare pagina».

Una sera di circa due anni prima Derek si era addormentato stringendo Sophy tra le braccia ma quando si era svegliato di soprassalto, nel cuore della notte, il letto accanto a lui era vuoto e freddo. Ne dedusse che Sophy doveva essersi alzata già da un po', così si era alzato per cercarla. L'aveva trovata nella sala che avevano dedicato al disegno e alla pittura. Alla tremolante luce di un paio di candele, Sophy stava disegnando convulsamente, uno schizzo dopo l'altro. Le mani smaniose e il viso congestionato di lacrime. Derek si era avvicinato e a quel punto tutto era diventato improvvisamente chiaro.

«E non ci siamo riusciti perché avevamo bisogno di rileggere quella pagina prima di lasciarcela alle spalle» continuò a raccontare. «Sia io che Sophy avevamo bisogno di rielaborare concretamente tutto ciò che ci era successo prima di poterlo lasciare andare. Un terapista mi disse che mettere le proprie emozioni nero su bianco avrebbe potuto aiutare, così ho avuto un'idea».

Si voltò verso Sophy e il cuore gli si riempì di sollievo vedendola sorridere.

«In quel periodo mi capitava spesso di chiudermi in me stessa per poi ritrovarmi a disegnare scene di fatti avvenuti a MitoCity» raccontò la ragazza con voce chiara e serena. «Quando Derek se ne è reso conto, ha deciso di sedersi al mio fianco e di spingermi a tirare fuori tutto ciò che mi turbava non solo disegnando, ma anche raccontandolo a parole».

«Sophy parlava di episodi che già conoscevo» si intromise Derek, «ma descritti da lei avevano un sapore tutto diverso. Mentre lei disegnava, io iniziai a mettere su carta i suoi racconti. Ogni parola, ogni sentimento, ogni dettaglio».

MITOCITY 3 - La StrutturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora