- CAPITOLO 58 -

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NANDO


Nando sparò l'ennesima serie di colpi prima di accovacciarsi a ricaricare la pistola. La roccia contro la quale appoggiò la schiena era l'ultimo baluardo che lo proteggeva dai proiettili dei suoi nemici. Attorno a lui, tra le macerie, i suoi compagni erano in condizione pressoché identiche alle sue.

Dal profondo cratere che si era formato dove c'era stato il secondo Portale, erano fuoriusciti una ventina di mercenari inarrestabili. Nando e gli altri ragazzi del Covo si erano appostati attorno al cratere usando rocce e detriti come ripari improvvisati e stavano facendo tutto il possibile per arginare l'avanzata inarrestabile di quegli uomini. La verità, però, era che la quantità di proiettili a disposizione della squadra di Nando non era neanche lontanamente paragonabile a quella in possesso degli uomini di Petra e non c'era nulla che loro potessero fare per ribaltare quello schiacciante vantaggio.

Avrebbero perso. Lui ed i suoi amici sarebbero morti tra quelle macerie e a quei mercenari si sarebbero diretti indisturbati agli stadi dove l'intera popolazione di MitoCity si stava riversando. Sarebbe stata una strage.

No. Non potevano permetterlo.

«Per MitoCity!» gridò, nel disperato tentativo di risollevare l'umore dei suoi compagni, prima di fare nuovamente capolino da dietro il suo riparo. Mirò meglio che poté, ma il mercenario a cui aveva sparato sparì dietro un cumulo di pietre appena in tempo.

A pochi metri da Nando anche Philip, un ragazzo che da anni viveva al Covo, si protese per sparare verso i loro nemici.

Il rumore dei colpi e delle urla riempiva l'aria odorosa di polvere da sparo, disperazione e sangue. Nando stava per esplodere il colpo successivo quando con la coda dell'occhio vide Philip accasciarsi al suolo in un grido silenzioso.

«Philip, no!»

Il ragazzo perdeva sangue dal collo e Nando non ci pensò due volte prima di lasciare la propria postazione per correre in soccorso dell'amico mentre sparava alla cieca verso i mercenari.

Poteva ancora salvarlo, doveva salvarlo.

Nando era a due passi dal suo amico, le braccia già protese verso di lui, quando un proiettile lo colpì alla gamba. Gridò tutta la propria sofferenza e fece un altro passo mentre un secondo colpo lo raggiungeva al fianco lasciato scoperto dal giubbotto antiproiettile. Un milione di stelle riempì il campo visivo di Nando che, accecato dal dolore, perse l'orientamento e l'equilibrio ed inciampò tra i detriti.

Poi tutto si fece buio. 


Quella mattina si era svegliata prima di lui. Non capitava quasi mai. Si era preparata e vestita in silenzio, era uscita dalla stanza che condividevano ed era tornata una decina di minuti dopo portando con sé un vassoio carico di una colazione ricca e deliziosa. C'erano bicchieri pieni di succhi colorati e profumati, due tazze di caffè fumante, piccoli pasticcini, succulente fette di torta al cioccolato, croissant zuccherati, panini al burro e due coloratissime coppe di macedonia. Nando aveva lasciato vagare lo sguardo assonnato su quel succulento banchetto e poi aveva ringraziato la sua splendida Sally con un bacio dolce ed appassionato. Quando le delicate guance di Sally avevano iniziato ad imporporarsi, Nando aveva abbandonato le sue labbra e i due si erano messi a mangiare insieme, abbracciati e felici.

«Il tuo stomaco va meglio?» le chiese Nando addentando una fetta di torta. La mattina precedente la ragazza si era svegliata in preda alla nausea e la giornata difficile che tutti loro avevano trascorso non aveva certo aiutato a migliorare quel disagio.

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