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DEREK
Due ore prima
Derek, immerso nel candore del Limbo, trasse un profondo respiro prima di allungare nuovamente la mano verso il Portale che rimase costante nella sua immobilità.
Non era possibile.
Il Portale non poteva essersi chiuso.
Non così, non all'improvviso, non senza l'intervento di qualcuno.
Derek sfiorò il proprio SmartRing e si connesse ad una sezione del sistema di controllo alla quale solo lui aveva accesso. Tutto sembrava funzionare alla perfezione.
Eppure...
Navigò tra le linee di codice facendo scorrere velocemente lo sguardo da sinistra a destra alla ricerca di un errore, un'imprecisione... di qualcosa. Imprecò tirando un pugno al Portale chiuso in un gesto rabbioso. Fino a poche ore prima, le sue nocche avrebbero raggiunto la Struttura, ora invece impattarono dolorosamente contro la solida parete.
Cercò di non andare nel panico mentre tornava ad analizzare il codice di programmazione al quale nessun altro avrebbe mai dovuto avere accesso. Poi il suo sguardo si posò su qualcosa che non doveva essere lì. I fantasmi del suo passato tornarono a fargli visita quando si accorse che il suo sistema informatico era stato violato. Qualcuno, a dispetto delle decine di livelli di sicurezza aggiuntivi che Derek aveva introdotto dopo la prima intrusione, era penetrato nel cuore del codice primario di programmazione e aveva sigillato il Portale.
Come era potuto succedere? Quella domanda lo angosciava, ma non aveva tempo per pensarci. Ci avrebbe ragionato più avanti. La sua priorità al momento era estromettere l'intruso e trovare il modo di correggere quel piccolo ma sostanziale dettaglio che gli stava impedendo di tornare alla Struttura.
Derek attivò la tastiera olografica, ma qualcosa sembrava non funzionare: ogni tentativo di correggere l'errore finiva in un nulla di fatto e qualsiasi cambiamento applicasse al codice veniva eliminato con disarmante rapidità. Digrignando i denti per la rabbia, il ragazzo si asciugò il sudore che gli imperlava la fronte e continuò a combattere a suon di battiture veloci quanto inefficaci. Inevitabilmente la sua mente tornò quando aveva lottato per estromettere altri hacker da quello stesso sistema di MitoCity. Ripensò al tragico momento in cui aveva scoperto che il suo progetto era stato manomesso irrimediabilmente, all'istante in cui aveva preso coscienza che un anno dei suoi erano diventati cinquanta per MitoCity e per la sua Clotilde.
No, non avrebbe permesso a nessuno di distruggere tutto un'altra volta. Lo avrebbe impedito con ogni sua forza.
Era vicino a quella che credeva essere la soluzione del problema quando la sentì forte e chiara.
Una risata.
Il panico e la rabbia si aggrovigliarono nel suo petto mentre si guardava intorno in cerca di qualcuno che sapeva già di non trovare.
«Pensi davvero di potermi estromettere dal sistema?» chiese una voce maschile ridanciana ed artefatta.
Derek conosceva fin troppo bene quella voce. L'aveva usata lui stesso per spaventare, per imporsi, per orchestrare un torneo apparentemente sadico.
Era la voce del Giocatore.
«Chi sei?» ringhiò Derek rivolto verso un angolo del corridoio dove sapeva esserci una telecamera.
«Ma come chi sono?» chiese la voce, divertita. «Sono il Giocatore!»
«Non prendermi in giro! Il Giocatore non è mai davvero esistito!» esclamò Derek alludendo con dolore al fatto che Clotilde aveva coniato quel termine confondendo le azioni di repressione attuate dal governo con la figura del creatore stesso di MitoCity, ossia Derek. «Ma in ogni caso quel ruolo non compete te né nessun altro: io sono il Giocatore!»
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MITOCITY 3 - La Struttura
Science Fiction-- sequel di "MitoCity - il Segreto" e di "MitoCity - Il Giocatore" -- "Lei non era mai stata la fiamma che rischiava di bruciare Mito City ed il suo equilibrio. Ma era stata l'accelerante che aveva permesso all'incendio di diffondersi distruggendo...