- CAPITOLO 66 -

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SOPHY


Sophy non avrebbe saputo quantificare il tempo che lei, Danielle e Sally trascorsero strette in quell'abbraccio lacrimoso. Si dice che il dolore sia più sopportabile se condiviso, ma il loro era un caso diverso: la loro sofferenza si era sommata, più che frazionarsi.

«Dobbiamo andare» disse Sophy tirando su con il naso. «Ci sarà sicuramente bisogno di noi per la gestione dei profughi».

«Sì, Sophy ha ragione» sussurrò Danielle rassettandosi i lunghi e setosi capelli ramati. «I ragazzi non vorrebbero vederci stare così».

Sally tacque, piangendo sommessamente con il viso schermato dalle mani tremanti.

«Ragazze!»

La voce di Sam le fece sobbalzare.

«Sam! Che succede?» chiese Danielle liberandosi dalla stretta delle amiche per andare in contro al fidato collaboratore.

«Dovete venire di là!» Fu tutto ciò che Sam riuscì a dire.

Danielle seguì il ragazzo fuori dalla stanza e Sophy, dopo aver posato un braccio sulle spalle tremanti di Sally, fece altrettanto.

Mentre camminavano a passo sostenuto, il cervello di Sophy elaborò migliaia di ulteriori drammatici scenari.

Era stanca.

Nelle ultime ore era successo di tutto e lei non ne poteva più di brutte sorprese. Avrebbe venduto l'anima al diavolo pur di potersi chiudere da qualche parte con Derek e perdersi nel suo abbraccio. Le tremarono le gambe e per poco non inciampò nei suoi stessi piedi al pensiero che quell'abbraccio non sarebbe più potuto esistere.

Sapeva di doversi fare forza perché l'unica possibilità di rivedere Derek era trovare il modo di riaprire il Portale nel minor tempo possibile, ma non era sicura di potercela fare. Si sentiva come una bambola di pezza, come un cristallo in frantumi, come un corpo vuoto e freddo.

«Da questa parte» le guidò Sam che, sebbene fosse approdato alla Struttura da poco, sembrava essersi già ambientato piuttosto bene.

Le ragazze lo seguirono in un'ampia sala che era stata adibita a qualcosa di molto simile ad uno spartano pronto soccorso. Una decina volontari si avvicendavano attorno ai pazienti che, nella maggior parte dei casi, non erano feriti nel corpo, bensì nell'anima. In un angolo Pamela e Douglas, che grazie alle cure di Danielle aveva totalmente riacquistato la memoria, stavano confortando il piccolo Patrick al quale una dolcissima ragazza in camice bianco aveva appena ingessato il braccino destro. Sophy riconobbe subito quello spazio: era l'ufficio nel quale lei stessa aveva lavorato ogni giorno quando era alla Struttura.

Sam si fece da parte avvicinandosi ad una barella improvvisata e davanti ai loro occhi apparve un ragazzo alto e ben piazzato, con gli scuri capelli disordinati e gli occhi blu luminosissimi.

«Nick!» esclamò Danielle gettandogli le braccia al collo.

Lui la strinse a sé affondando il viso tra i suoi capelli ramati. Si abbracciarono con una disperazione che Sophy conosceva sin troppo bene e che le fece venire il magone. Era felice per loro, ma sentiva il proprio corpo dolere per la mancanza di quello di Derek.

Perché Nick era tornato, e lui no? Dove si trovava in quel momento? Cosa gli era successo?

Quando Danielle, in lacrime, si sciolse dall'abbraccio di Nick, il ragazzo sorrise mestamente a Sophy prima di rivolgere lo sguardo a Sally, che stretta al braccio dell'amica, non si era mossa di un millimetro.

MITOCITY 3 - La StrutturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora