CAPITOLO 2

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Ricordami chi sono.

Era ciò che aveva scritto nel retro dell'invito. Non avevo capito il significato all'inizio. Quando mi girai per guardarlo però, mi resi conto che lo aveva scritto per un motivo.

I suoi occhi, solitamente di ghiaccio, erano spenti, quasi vitrei. I tratti rigidi, i muscoli tesi sotto lo smoking nero, e i capelli portati indietro. Non era in lui. Ci guardammo.

Cosa gli avevano fatto?

<d-Draco> sentivo la gola secca. Le parole facevano fatica ad uscire. Le pupille grigie mi percorsero tutta, facendomi accaldare.

<la cerimonia sta per iniziare> mi informò, in tono controllato. Passò un secondo in cui fece per andarsene ma si fermò per guardarmi negli occhi.

Durò poco, perché mi superò elegantemente, inondandomi del suo profumo di muschio che mi fece tremare le gambe. Mi sentivo strana, quasi anestetizzata dalla sua presenza.

Mi voltai dove poco prima c'era Piton. Era sparito. Imprecai, per poi voltarmi e andare a cercare i miei genitori.

Scesi le scale che portavano alla sala da ballo, trovandoli vicino al buffet.

<oh eccola qui! Te l'avevo detto che non era andata lontana cara..> disse mio padre appena li raggiunsi. Provai a fargli un sorriso tirato, ma con pochi risultati.

<venite> li portai di fronte alla famiglia Malfoy, che nel frattempo si erano palesati e avevano richiamato l'attenzione di tutti.

<..quindi speriamo che questo ballo sia di vostro gradimento> ascoltai solo una piccola parte del discorso di Narcissa Malfoy, la madre di Draco. Ero concentrata su un'unica persona. Aveva lo sguardo basso e non osava andare aldilà dei suoi piedi. Non comprendevo il suo cambiamento.

Le persone però iniziarono ad andare al centro della pista e iniziare a ballare. Vidi i miei genitori guardarsi con sguardo complice, raggiungendo la pista. Volteggiarono all'unisono, facendomi provare calore umano anche in quella situazione. Desideravo tanto avere un' amore come il loro, anche se non lo volevo ammettere.

Approfittai, andando al buffet e stuzzicando qualcosa da mangiare. Non mangiavo molto in quel periodo e il mio stomaco continuava anche in quel momento a non collaborare.

Per quanto ne sapevo quella serata poteva essere qualcosa di molto oscuro. E più osservavo Draco, più mi rendevo conto che ciò che aveva detto mia madre riguardo quegli incontri fosse vero. Sperai con tutte le mie forze che mi sbagliassi.

<tu devi essere la giovane Soulblack se non vado errato> disse una voce. Mi voltai, osservando da chi provenisse quella voce profonda.

Era un ragazzo piuttosto alto, con dei capelli castani e mossi, e gli occhi color ambra instensa. Molto carino. Risposi subito senza pensarci.

<come fai a sapere..> continuò lui per me.

<..a sapere chi sei? Beh tutti parlano di te qui, di quello che puoi fare con i tuoi poteri.> mi osservò come un cacciatore fa con la preda. Aggrottai le sopracciglia. Non mi importava cosa si dicesse in giro dei miei poteri, perché avevo intensione di non usarli. E poi, in quel momento i miei poteri erano l'ultimo dei miei pensieri.

<questi "tutti" dovrebbero farsi gli affari propri> risposi, sperando che alludesse al fatto che anche lui doveva tenersi per sé qualsiasi pettegolezzo. Lui invece rise. Non era divertente, eppure lui stava ridendo come se avessi appena fatto una battuta.

Lo fulminai.

<Tranquilla, non amo i pettegolezzi.> era come se avesse risposto a ciò che stavo pensando. Assottigliai gli occhi. Ebbi il dubbio che mi stesse leggendo la mente.

<Si, lo sto facendo.> confermò tranquillo. Non potevo crederci. Osare leggere nella mente altrui era come violare la privacy di qualcuno, denudarla. E lui lo stava facendo con così tanta maestria e nonchalant.

Stavo per rispondergli di tenersi fuori dalla mia mente e di andare a curiosare in altri stupidi cervelli da mangiamorte quando mi anticipò.

<vuoi ballare?> chiese. Rimasi senza parole. Non mi aspettavo un'invito. Volevo dire di no, ma la curiosità prese il sopravvento. Volevo capire chi fosse, e cosa volesse da me.

<D'accordo> dissi con tono piatto. Lui mi offrì la mano, a cui ci appoggiai la mia. Andammo al centro della pista, e dopo avermi fatto fare una piroetta mi avvicinò a lui. Mise una mano dietro la mia schiena nuda, nella parte alta. Con l'altra prese la mia e le portò verso l'esterno. Con la mano libera mi aggrappai alla sua spalla. Eravamo molto vicini, quasi a sfiorarci con il petto. La sua altezza mi costrinse ad alzare la testa di parecchio. Il suo fisico asciutto iniziò ad ondeggiare. Lo seguii, e piano piano volteggiammo come gli altri intorno alla sala.

Fortunatamente dopo il ballo del ceppo, avevo preso confidenza con il ballo, quindi non ebbi problemi. La vicinanza mi permise di guardarlo meglio in viso; il naso era dritto, gli zigomi alti e la mascella molto marcata. Le labbra non troppo piene erano dischiuse e i suoi occhi ambra mi scrutavano. Notai allora la cicatrice che aveva lungo la guancia destra, fermandosi poco prima dell'occhio. Era ormai sbiaditita, visibile solo alla luce. Non mi fece paura né la trovai disgustosa.

Mi chiesi come se la fosse procurata.

<Ad alcuni di loro piace punire i bambini cattivi, perciò..> sussurrò. Era sbalorditivo come io non stessi chiedendo nulla ad alta voce. E altrettanto disgustoso ciò che mi aveva appena detto.

<è orribile> commentai. Lui mostrò una fila di denti bianchi mentre colse l'occasione per farmi fare una pirouette. Mi ritrovai presto attaccata al suo corpo. Il mio petto si alzava e abbassava velocemente e i nostri visi si sfioravano appena.

Poco dopo, la musica cessò. Come di consuetudine ci allontanammo lo spazio necessario per inchinarci. Sollevai il viso e lo osservai. Sembrava essere cresciuto in quel mondo oscuro e che quasi conoscesse solo quello. Ma non sapevo chi fosse e in tutta onestà, non sapevo se saperlo poteva cambiare qualcosa.

L'unico desiderio impellente che avevo era capire cosa stava succedendo a Draco. Il pensiero fisso su di lui mi fece voltare in giro solo per trovarlo con lo sguardo.

<scoprirai presto qual'è il suo compito> rispose il ragazzo misterioso. Stava iniziando a darmi sui nervi il fatto che dovesse rispondere direttamente ai miei pensieri. In più non avevo compreso per niente ciò che mi aveva appena detto. Mi voltai di nuovo verso di lui, aggrottando le sopracciglia.

<cosa intendi?> chiesi. Il suo sguarda scese lungo la mia scollatura, poi lungo il braccio in qui il marchio nero era esposto, per poi tornare a guardarmi negli occhi.

<non posso dirti altro> disse. Ribollii turbata. Volevo sapere. Mi sollevò una mano, solo per posarci sopra un bacio. Le labbra morbide sfiorarono appena la mia pelle quasi di porcellana.

<è stato un piacere ballare con te, Cassandra>
Disse. Stavo per chiedergli il suo nome quando mi anticipò. Di nuovo.

<il mio nome è Arles, e spero che te ne ricorderai> rispose, per poi lanciarmi un ultimo sguardo prima di lasciarmi in mezzo alla pista da sola.

Mi guardai intorno ma fra le persone, la musica e il frastuono generale non riuscii più a scorgerlo.

Iniziai a camminare per tutta la sala, per trovare quell'Arles o i miei genitori. Trovarli in quella sala non era facile. Arrivai in una parte del corridoio non trafficato e ripresi fiato.

Un vociare proveniente da una stanza lì vicina però, mi incuriosì.

<..e ne è molto onorato, mio signore.> disse una voce femminile. La porta era leggermente aperta, cosa che mi permise di origliare meglio.

<sono certo che non mi deluderà..> una voce scura rispose. La riconobbi subito, perché era la voce che risiedeva nei miei incubi da mesi.

La voce di Lord Voldemort. Il braccio mi pulsò leggermente, e il suo nome lo avevo solo pensato.

<ho già un piano, mio signore.> era la voce di Draco. Il mio cuore perse un battito o forse di più. Ecco perché si comportava in modo strano. Ecco perché avevano dato un ballo.

Draco era diventato un mangiamorte e quella, doveva essere la sua iniziazione.

L' Ultima DiscendenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora