Il giorno successivo mi ero dovuta recare fuori città per lavoro. Una delle giornate più estenuanti da inserire nella lista nera delle mie giornate lavorative. Sono stata catapultata da una riunione all'altra per l'intero arco della giornata e sono pronta a sfidare chiunque osi affermare che il lavoro intellettuale non sia impegnativo. Ci sono stati momenti in cui il mio cervello ha faticato enormemente a seguire il filo logico dei discorsi. Non è affatto semplice conciliare una mole così vasta di informazioni, organizzare ogni minimo dettaglio degli eventi, destreggiarsi tra la burocrazia e cercare di mantenere la calma coordinando un team che ha costantemente bisogno di supporto.
È stata una delle giornate più lunghe che abbia mai vissuto da quando mi sono trasferita a New York, ma finalmente era giunta al termine. Alle nove di sera in punto, l'auto aziendale si è fermata davanti al mio palazzo. Avevo un disperato bisogno di rilassarmi e staccare la spina. Così, dopo una cena leggera, mi sono dedicata a riordinare la cucina: un'attività che, stranamente, trovo incredibilmente rilassante.
Con la cucina in ordine perfetto, mi sono concessa un bicchiere di vino rosso. Mi sono seduta sulla mia comoda poltrona, quella che avevo scelto apposta per i momenti di lettura e relax. Ho preso un libro dal tavolino accanto, uno di quei romanzi che mi hanno sempre affascinata, e mi sono immersa nella lettura, godendomi la quiete della serata.
Il suono del cellulare mi distolse dal mio libro. Guardai il display e vidi il nome di Harry lampeggiare. Un sorriso spontaneo è apparso sulle mie labbra e mentre portavo il telefono all'orecchio per rispondere, ancora mi sembrava surreale.
"Ehi pop-star."
"Non chiamarmi così o finirò per montarmi la testa." La voce di Harry era calma, ma potevo percepire dell'ironia nel suo tono. "Com'è andata la tua giornata?"
"È stata lunga, ma produttiva. E la tua? Come è andato il concerto? Sei stato grandioso!"
"È andato benissimo, mi sono divertito molto. Il pubblico è stato fantastico. Ma sono veramente stanco, non sono riuscito a riprendermi molto velocemente. Avrei tanto voluto parlarti ieri sera, ma avevo bisogno di recuperare un po' di sonno."
"Capisco. Anche io sono tornata tardi e ho avuto appena il tempo di cenare, più o meno come stasera in realtà." Risposi ridacchiando.
"Sai, stavo pensando a noi... mi sembra quasi surreale essere al telefono con te adesso."
"Quando ho letto il tuo nome sul display, ho involontariamente pensato alla stessa cosa. Penso che sia normale... si tratta di un nuovo inizio. Dobbiamo solo darci del tempo per abituarci a questa nuova situazione."
Harry esitò per un momento prima di continuare. "Piccola, ho riflettuto molto su come gestire la tutta questa storia... Non voglio che i paparazzi o i media mettano pressione su di noi. Voglio avere una possibilità reale, senza l'intrusione di occhi e voci indiscrete."
"Sono d'accordo," dissi, il tono serio. "Ma come possiamo fare? Sai che ogni tuo movimento viene scrutinato."
"Ho alcune idee," rispose lui. "Prima di tutto, possiamo incontrarci a casa, lontano dai riflettori oppure in luoghi fuori città dove i paparazzi non ci cercherebbero."
"Mi sembra una buona idea," risposi io annuendo, dimenticando per un momento che lui non potesse vedermi.
"Sapere che sei d'accordo con me mi alleggerisce un po'. Vorrei avere il tempo di capire cosa significa davvero questo per noi, senza interferenze."
"Sì, anch'io," risposi, sentendomi più sicura. "Prendiamoci tutto il tempo necessario ok? Abbiamo promesso di comportarci in modo diverso questa volta."
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FanfictionAmore. Quella parola mi aveva sempre spaventata. Ero diversa rispetto alle ragazze della mia età, non riuscivo ad accontentarmi e volevo di più. Desideravo quel tipo di amore che ti prende dentro, che ti sconvolge ... quel sentimento così incredib...