Capitolo 2

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LILI

Quando scesi dalla macchina rimasi affascinata dalla meravigliosa villa in stile gotico che mi trovai di fronte.

I mattoni a vista erano di un marone scuro. Si ergeva su tre piani ed era immensa. Circondata da un enorme giardino .

- Buona fortuna. - Gridò la mamma dal sedile del passeggiero. - Torneremo a giugno. -

Li salutai con un grande sorriso sul volto. in fondo mi sarebbero mancati.

Quando l'auto sfrecciò via presi le miei valigie e mi diressi verso l'entrata, evitando gli altri studenti che camminavano e correvano per tutto il giardino.

-Tu devi essere nuova. - disse una voce alla mia sinistra appena arrivai di fronte alla grande porta. - Non ti ho mai vista da queste parti, gli altri anni. -

Un ragazzo più o meno della mia età che sembrava un armadio mi si avvicinò. aveva i lineamenti del viso pronunciati e i capelli scuri quasi totalmente rasati. Era carino ma non il mio tipo.

-Sono arrivata ora. - dissi.

lui fece un grande sorriso, mostrando i denti bianchi e dritti. - Vuoi che ti mostri la scuola? -

-No grazie, faccio da sola. - risposi diretta.

Il sorriso vacillò. - Lasciala stare, Jack. - questa volta fu un altro ragazzo a parlare.

Ok, lui era il mio tipo!

Folti capelli rossi, occhi blu, lineamenti delicati ma che lo rendevano ancora più bello.

Dovevo essermi imbambolata visto che lui richiamò la mia attenzione. - Ehi, tutto ok? -

mi ripresi subito. - Si, scusa. Stavi dicendo? - "Che figura!"

Il rosso sorrise. - Ti ho chiesto come ti chiami? -

-Lillian, ma chiamatemi Lili. - e gli porsi la mano.

-Io sono Julian. - me la strinse.

-E io Jack. - strizzò l'occhio. - Se ti servisse qualcuno che ti porti a fare un giro del collegio, sono sempre a disposizione per te. - detto questo si gira e va verso un gruppetto di ragazzi che lo chiama. - Oh, un'ultima cosa. - urla poi. - Attenta a questo posto, non tutti sono propriamente vivi, qui! -

Sentii un brivido di freddo per tutto il corpo. Mi voltai verso Julian che nel mentre lo guardava in cagnesco. - Che intende? -

-Niente, lascialo stare. - mi fece cenno di seguirlo. - Andiamo, ti porto dalla direttrice. -

I corridoi del collegio sono larchi e infiniti.
Ci sono poche luci ad illuminare e quelle poche presenti gli donano un atmosfera molto sinistra.
Julian mi conduce a passo spedito verso la direzione.
-Ci siamo quasi, questo posto è enorme, basta poco per perdersi.- mi dice mentre cammina di fronte a me.
Lo seguo, tirando il trolley.
Si ferma di fronte ad una porta di legno scuro con una targhetta color oro.
Bussa un paio di volte e una voce di donna risponde. -Avanti -
-Buongiorno, direttrice. - esordisce Julian.
-Buongiorno. A cosa devo la vostra intrusione?- la donna somiglia incredibilmente alla governate stronza di Heidi.
Ha i capelli brizzolati raccolti dietro la testa. È smilza e alta.
Si sistema gli occhiali sottili che porta sul naso e chiude il registro che tiene tra le mani, prima di sedersi alla sua scrivania.
C'è una targa sopra. "Direttrice Florence Cliff"
-Signora Cliff, lei è Lilian, la nuova iscritta al collegio. -
-Buongiorno.- la saluto educata.
Lei non fa una piega. Mi indica la sedia di fronte a lei. -Siediti. Signorino Miller, può andare lei.-
Julian mi guarda "buona fortuna" sembra volermi dire.
Appena se ne va la direttrice prende un fascicolo con su scritto il mio nome.
-Dunque...- inizia a leggere. -Lilian Corrigan. Nata il 10 maggio a Seattle, ma residente a Boston. -
Annuisco, confermando tutto quello che c'è sul documento.
-Come mai ha deciso di venire proprio nel nostro collegio?- mi chiede.
-Mio nonno e mio padre ha no frequentato questa scuola e ho deciso di seguire le loro orme.-
-All'ultimo anno?-
Mi vanno a fuoco le guance. -Ci sono stati dei problemi durante gli anni. -
Non sembra interessargli molto la storia. -Peccato. - si alza e prende altri fogli di carta. -Firma questi. -
Leggo di cosa si tratta.
In sostanza, se mi faccio male la scuola non si prende le responsabilità.
Firmo i vari moduli che mi dà.
Alla fine prende una chiave e me la passa.
-Questa è la sua stanza, signorina. Purtroppo non avevamo altre camere libere. Se dovesse darle problemi me lo dica subito. -
Non capisco di cosa parla. -Che problemi intende?-
-Diciamo che la sua compagna di stanza non è... Come posso dirlo... Tranquilla.-
Benissimo.
Avrò una teppista come compagna?

Stanza 51? No
Stanza 51? No
Stanza 51? Ovviamente no.
Dove cavolo è questa maledetta camera 51?
Sono di fronte la 46, quindi dovrebbe essere proprio dietro l angolo.
I corridoi sono deserti e sento una brezza fredda entrarmi nelle ossa. Qualcuno deve aver lasciato qualche finestra aperta.
Sento come una presenza che mi segue, come se avessi gli occhi di qualcuno puntati contro.
Mi giro allarmata.
Non c'è nessuno.
Devo calmarmi. Non è che se questo posto è inquietante vuol dire che è infestato.
Faccio per girarmi ma sento il pavimento di legno scricchiolare. Molto, molto vicino a me.
Il sangue mi si gela nelle vene appena vedo con la coda dell' occhio una figura nera attraversare il corridoio.
Il problema?
Non ci sono porte nel punto in cui è passata.
Accelero il passo finché non mi ritrovo di fronte la 51, proprio dietro l angolo.
Entro e mi chiudo dietro la porta.
Forse sono salva.
- Ehi. - c'è una ragazza seduta sul letto.
Ha lunghi capelli castani e indossava un paio di jeans chiari con una semplice maglietta di cotone.
- Oddio, hai già conosciuto Jack. - dice. - Tranquilla, nulla di quello che dice è vero. -
Scuoto la testa, ricordando quello che avevo visto. - È vero. Tutto vero. -
Sembra non credermi.
Forse è tutto nella mia mente.
Scende dal letto e mi raggiunge rendendomi la mano. - Sono Grace, suppongo che tu sia la mia nuova compagna di stanza. -
Le sorrido. - Supponi bene. - stringe la mia mano. - Mi chiamo Lilian, ma chiamami Lili. -

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