capitolo 40

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Grace

Siamo ormai nel bel mezzo di dicembre. L'autunno sta lasciando spazio all'inverno. I vento è freddo ma zero neve. In Florida non nevica molto e al massimo ci dobbiamo subire qualche temporale.

Odio la pioggia. Non mi piace dover restare bloccata in casa. Molte persone invece la amano. Si mettono sotto al piumone e leggono un libro o vedono un film con una bella cioccolata calda con panna.

Li invidio molto. Sono le stesse persone che amano i pranzi in famiglia, festeggiare il Natale insieme o che so io. Persone che amano la vita.

Scrivo le risposte del test sul foglio e ogni tanto mi ritrovo ad alzare lo sguardo verso la finestra. La classe di letteratura si affaccia sul cortile anteriore del collegio, da qui riesco a vedere la grande entrata ed alcuni ragazzi che stanno studiando o passeggiando fuori.

Non sono concentrata. So già che questo compito andrà male, ma non mi importa molto. Non credo che a qualcuno si interessi dei miei voti.

Nelle ultime settimane mi sono rifiutata di scendere nelle fogne. Ho paura di rivivere la scena del bacio con Julian.

Mi sono ritrovata innumerevoli volte a ripensarci. La mia insonnia è peggiorata da quel giorno. Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo i suo, vedo le sue labbra. Stringo la penna nel pungo. Mi rifiuto di continuare così. Non mi interessa lui. Mi odia e deve restare così, appena questa storia sarà finita ognuno prenderà la sua strada e tanti saluti.

Poi sono già arresa all'idea di restare single a vita.

Non per nulla, ma non credo di meritare amore da qualcuno.

-Ragazzi, il tempo è scaduto.- ci annuncia la professoressa. - Consegnate i vostri compiti.-

Guardo il mio, ho scritto qualcosa. Cosa? Non ne sono sicura, ma almeno non consegnerò in bianco.

Tutti ci alziamo per portare i fogli sulla cattedra, dove ci è stato detto di posarli.

Durante gli anni mi sono sempre fatta una domanda: se io me ne andassi, quanti piangerebbero per me?

E la risposta che mi do è sempre: nessuno.

Per cosa esattamente sono qui? Per subire tutte quelle cose? Non ho futuro, non ho qualcuno che mi ama. Gli amici? All'università già ci saremmo scordati i nomi.

Allora, che senso ha vivere?

Ed è questo momento che sento qualcuno afferrarmi per il collo e strattonarmi.

Vengo tirata all'indietro. E' tutto ciò che ricordo prima che diventi tutto nero.

Lili

Il rumore del corpo che cade al suolo mi fa salire il cuore in gola. Ci voltiamo tutti verso il suono.

La professoressa, che ci aveva chiesto di restituire i compiti, si fa largo tra la calca di studenti che si sono raggruppati intorno al corpo. - Fatemi passare. Che succede?- la voce è carica di preoccupazione. Appena vede di chi si tratta le corre vicino. - Signorina Stivens? Sta bene?-

Una lampadine si accende nel mio cervello. Grace?

Mi immischi tra le persone, spintonandole per arrivare da lei.

Appena la noto mi sento cadere. Grace è pallida, sdraiata sul pavimento.

Corro accanto a lei, nel panico totale. -Grace! Che hai? - le tocco il viso, è fredda come un cubo di ghiaccio. Le mani mi tremano.

-Turner!- la prof chiama uno dei ragazzi vicino all'uscita. - Corri a chiamare il dottore!-

Appena apre la porta alcuni studenti per il corridoio si affacciano per vedere la causa del trambusto.

-Lindsay, che succede?- la prof si volta nell'udire il suo nome chiamato dal suo collega.

-Trevor. Una mia studentessa è svenuta. Sta arrivando in dottore. - la povera donna è sull'orlo delle lacrime.

Il professore la stringe a se. - Stai tranquilla.- poi si rivolge a noi. -Ragazzi, uscite tutti, lasciatela respirare e non statele vicino.-

Mentre tutti lasciano l'aula io resto al suo fianco. Le tengo la mano.

-Signorina, deve uscire.- mi dice gentilmente il grande omone che è il professore di chimica.

Scuoto la testa, con le lacrime agli occhi. - No, non la lascio sola.-

I suoi dolci occhi castani mi scrutano. -Va bene, resti con lei, ma se il medico dice di andare, lei se ne va.-

Annuisco.

-Lili!?- sento la voce di Elian. -Che succede!?- anche lui, vedendo Grace si precipita da lei.

-Santos! Deve uscire.- lo rimprovera il suo professore.

-Ma...- tenta di dire balbettando.

-El, vai.- gli dico posando una mano sul suo viso.

Scuote la testa. - Lili, non costringermi...-

-Starà bene, la portiamo in infermeria, tu va a chiamare Julian.- gli dico, più per distrarlo.

Fa di si con la testa. - Ci vediamo li.-

Pochi minuti dopo un signore di circa quarant'anni entra. Ha un lungo camice bianco che contrasta con la pelle scura. -Fatemi passare. Cosa è accaduto?- si accovaccia vicino a noi e prende la mano di Grace. Mentre tiene un dito premuto contro il polso controlla l'orologio concentrato.

-Stavamo facendo lezione quando è svenuta di colpo.- gli spiega la nostra prof.

-Trevor, aiutami a portarla nello studio.- dice il medico.

Il professore solleva il corpo privo di sensi della mia amica ed io li seguo mentre si incamminano.

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Ehm, allora prima che mi veniate a cercare, ricordate che this is for the plot 😅

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