capitolo 21

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Grace


La sveglia suona alle 7 precise, come ogni mattina. La spengo e poi mi ributto sotto le coperte.
-Dai, Grace. Devi alzarti.- mi canzona Lili mentre si mette le scarpe. -Io esco.-
Mugugno un saluto prima che la porta le si chiude dietro.
Oggi si è svegliata prima per poter andare a ripassare con Elian in biblioteca.
Quei due non me la raccontano giusta. C'è sicuro qualche storia tra loro.
Sobbalzo quando la sveglia trilla di nuovo.
Mi alzo. -Va bene, ho capito. Zitta!- dico premendo sullo schermo il tasto di spegnimento.
Prima di andare in bagno a lavarmi apro la finestra e faccio entrare un po' d'aria fresca.
Rabbrividisco quando il freddo si insinua in camera.
Vado al lavandino e apro l'acqua per lavarmi i denti e il viso.
Quando alzo il volto verso lo specchio perdo un battito.
La sagoma di una persona si trova dietro di me, ferma sulla soglia della porta.
Mi volto di scatto.
Non c'è nessuno.
Mi passo una mano sul volto. Devo averlo immaginato. Sono ancora mezza addormentata.
Finisco di prepararmi.
Infilo i libri delle lezioni di oggi nello zaino e lo sistemo vicino la porta.
Mi avvicino allo specchio al muro per sistemarmi la camicia e la gonna.
Appena mi volto il cuore mi si ferma per un secondo e lancio un grido.
Non era una mia immaginazione.
C'è una donna di fronte a me.
Al centro della stanza.
Ha un vestito bianco sporco e strappato. La riconosco subito.
È la stessa che abbiamo visto nelle fogne.
Indietreggio per la paura.
-Chi sei?- ma lei non risponde. Inclina la testa muovendo i lunghi capelli neri.
Mi guardo intorno alla ricerca di un arma da usare.
Lei muove un passo verso di me. Io indietreggiò con il cuore a mille.
-Non ti avvicinare.- la intimo. -Dimmi chi sei.-
Lei mi guarda con i suoi occhi spenti. Vengo percorsa da un brivido.
-Tu...- dice la donna. Ha una voce soave. Come se fosse di una bambina. -Mi vedi?-
Indietreggio di un passo, finendo contro la parete. -È difficile non vederti.-
Si guarda le mani, poi me. -Mi vedi.-
-Si. Chi sei?-
Una lacrima le bagna la guancia. -Mi vedi.- lo ripete, più a se stessa che a me.-
Non sto seriamente capendo che sta succedendo. Sono spalmata contro la parete e sto tremando.
-È da tanto che aspettavo.- dice la donna.
La guardo bene in viso. È molto giovane, avrà 16 o 17 anni. La pelle è bianchissima, di porcellana.
Allunga una mano pallida verso di me. -Mi chiamo Ester.-
Allungo una mano riluttante verso di lei. Appena provo a prendere la sua ma questa le passa attraverso.
La ritiro subito nel panico.
Cosa sta succedendo?
-Oh, scusa.- Ester si rattrista.
-Cosa sei?- chiedo tremando.
-Una persona.- dice lei.
Scuoto la testa. -No, sennò avrei afferrato la tua mano.-
-Si, ma sono comunque una persona. Forse non più...- cerca di trovare le parole giuste.
-Tangibile?- ipotizzo.
-Viva.-
Quindi è...
No.
Non è vero...
Le gambe vedono facendomi cadere.
Ester cerca di prendermi ma le passo attraverso finendo al suolo.
-Sei... morta.-
Annuisce. -Gia. Ormai da vari secoli.-

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