🔴capitolo 47🔴

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Julian

Durante il viaggio in taxi Grace non fiata. E' schiacciata contro la portiera e con la fronte premuta contro il finestrino. Guarda fuori con lo sguardo perso.

Abbiamo passato i primi dieci minuti a discutere sulla mia scelta di andare con lei.

Quando ho ascoltato la conversazione tra lei e quei due signori il giorno prima, la cosa non mi era piaciuta per nulla.

Vedere il sangue sulle sue unghie. Il suo tremore. Quello che avevano detto.

Non voglio che vada da nessuna parte sola con quelle persone. Non mi fido.

Poi l'ho promesso a Elian. Sarei andato con lei, a costo di farmi tutto il tragitto litigando.

-Quindi sei di Miami? Non lo sapevo.- è molto vicino al collegio effettivamente,

Lei annuisce, con lo sguardo cupo. -Già.-

-Quelli di ieri erano i tuoi genitori?- già li odio.

Annuisce di nuovo. -Loro... sono molto impegnati con il lavoro e anche molto stressati da questo.-

Non le credo molto. Il modo in cui si sono rivolti a lei mi ha irritato molto. Ok, non dovrei giudicare nessuno, ma quel tono, quelle parole. Mi nasconde qualcosa.

🥀🥀🥀

Dopo circa due ore di traffico arriviamo a Miami. Il cielo è coperto da nuvole grigie che privano la città della solita aria allegra. Come se il tempo sapesse dell'umore di Grace.

Il taxi imbocca un viale pieno di ville lungo la strada. Sono case enormi, non ne ho mai viste di simili in vita mia.

Mi giro verso Grace. -Sei ricca?-

-I miei genitori lo sono.-

Ci fermiamo di fronte un cancello enorme in ferro battuto, dipinto di un elegante nero.

Il tassista ci aiuta a sistemare la valige a terra. -Buona giornata.-

-Aspetti! I soldi.- gli ricorda Grace.

-Non si preoccupi, signorina, hanno già pagato per la corsa. Il doppio della tariffa.- vedo i suoi occhi illuminarsi al pensiero dei soldi. Sembra di vedere Paperon de Paperoni quando punta dei dollari.

Rimonta in macchina e se ne va veloce.

Restiamo fermi a guardare il grande cancello aprirsi. -Andiamo?- le domando vedendo che non accenna a muoversi.

Le tremano le mani ed è pallida.

-Grace. - la richiamo.

Si volta verso di me. Ha lo stesso sguardo che aveva quando l'ho trovata in quella minuscola stanzetta nelle fogne, dopo che la Cliff l'ha chiusa dentro. E' terrorizzata, non spaventata.

Prende un bel respiro e avanza di un passo. Quando siamo oltre il cancello senza guardarmi dice solo: -Benvenuto all'inferno.-

Con una sola frase mi ha fatto gelare il sangue. Ma non tanto per la frase in se, tanto per il tono in cui l'ha detta. Come se fosse vero. Come se dovessi aspettarmi il peggio.

-Che vuoi dire?- le domando.

-Quello che ho detto. - si volta verso di me, gli occhi velati e tristi. -Qualsiasi cosa accada non metterti in mezzo.-

Aggrotto le sopracciglia. -Che dovrebbe accadere?-

Mi fissa per un secondo poi si volta e continua a camminare verso la gigantesca villa in stile coloniale.

Ha tre piani, le pareti sono di un candido bianco che la rende ancora più elegante e ricercata. Il viale che stiamo percorrendo è in cemento e costernato da alberi e piante. Un gigantesco giardino circonda la casa con un prato all'inglese ben curato e perfetto.

Di fronte alla lussuosa entrata c'è una macchina scura e sicuramente costosissima.

Sono esterrefatto dalla quantità di soldi che una sola famiglia possa avere.

-Questo è tutto tuo?- dico con il naso all'insù mentre oltrepasso le colonne del portico.

La sento sospirare. -Ancora, è dei miei genitori.-

Questa cosa non ha molto senso. -Ma comunque è della tua famiglia, quindi in parte anche tua.-

-No. Non c'è niente di mio qui.-

Non mi da il tempo di replicare alla sua affermazione che bussa alla porta.

Qualche secondo dopo una donnina bassa e vestita come una cameriera dei film apre. -Oh, miss Stivens, la stavamo aspettando.- la saluta amorevole la donna.

-Grazie, Minni.- come quella di The Help? -Sono in casa?- le domanda ancora ferma sull'uscio.

Minni scuote la testa. -Rientreranno tra poco. - poi mi nota e il suo sguardo cambia. Sembra sorpresa e un pizzico spaventata. -Ma questo giovanotto chi è?-

-Minni, ti presento Julian, un mio... compagno di scuola.- mi presenta Grace.

Compagno di scuola?

Santa miseria! Ti ho salvata due volte. Ti ho riportato l'anima. Ti ho addirittura baciata! Penso di essere un pò più di un semplice "compagni di scuola".

Questo non lo dico, ma mi rivolgo alla domestica. -Salve, signora.-

-E cosa ci fa qui?- si rivolge alla padrona di casa.

-Me lo chiedo anche io.- lei mi guarda come a pregarmi di fare dietro front e tornare al collegio. Col cavolo, tesoro! Io resto qua. -Ti dispiace preparare la stanza degli ospiti? -

-Certo, avviserò anche i tuoi genitori.- Grace la ringrazia mentre la donna sgambetta via.

-Quindi... entriamo o aspettiamo il diluvio qui?-

Lei è riluttante ma con un passo incerto siamo dentro casa. E forse questo posto è davvero l'inferno.

L'interno della villa è almeno dieci volte più sfarzoso del fuori.

Le pareti sono bianche ed i pavimenti sono in un pregiato marmo scuro. Un gigantesco lampadario appeso al soffitto che illumina tutta l'entrata. Ci sono quadri, presumo di pittori famosi, appesi ai muri.

C'è un calore che non pensavo potesse infondere questa casa. Eppure non riesco a non rabbrividire mentre Grace mi guida su per la scalinata imponente.

-Questo posto è uno spettacolo.- le dico.

-Mh.- il tono gelido e distaccato mi fa sospettate ancora di più.

Percorriamo dei lunghi corridoi prima di arrivare a delle grandi scale.

Grace si ferma. -Aspetta qua.-

-Dove vai?-

-Vuoi dormire in un letto sta notte? Allora resta qua mentre aiuto a preparare la stanza degli ospiti.- 

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Ecco arrivati ad un nuovo capitolo 🗝️

Cosa pensate possa succedere nelle prossime settimane?

Piano piano arriviamo ai capitoli tosti e soprattutto, alla fine😭

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