capitolo 41

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Julian

La campanella suona mentre gli ultimi ragazzi si siedono ai propri banchi.

-Togliete ogni cosa dal banco così possiamo iniziare il test.- la nostra professoressa ci saluta così.

Mentre leviamo tutto passa tra i banchi e ci consegna i vari fogli. -Potete iniziare da...- guarda l'orologio. - Adesso.-

Non fa neanche in tempo a dirlo che la porta si spalanca. La donna guarda male l'intruso. - Mi scusi! Le sembra il modo!?-

-Mi dispiace ma è urgente.- Alzo lo sguardo e trovo Elian sulla soglia dell'aula.

Sono confuso. Che ci fa qui?

Lui mi cerca con lo sguardo tra i banchi finchè non mi trova. -Devi venire.-

-Elian, sono impegnato ora. - dico alludendo al test.

Scuote la testa, lo vedo che è scosso. - E' urgente.-

-Signor Santos, la prego di uscire. Miller deve finire un compito.- l'inflessibile prof lo guarda con aria gelida mentre tenta di farlo andare via.

-Jul, è Grace- e mi basta quello.

Mi alzo e prendo la mia cartella. -Professoressa, mi dispiace. -

-Miller! Se non fa il compito le metto una F.-

Le passo accanto velocemente, con il cuore in gola. - Non mi importa. Faccia come vuole, ma devo andare.-

Io ed Elian corriamo per i corridoi schivando ragazzi e professori.

-Non si corre!- ci urla qualcuno ma non mi importa nulla.

Quasi mi schianto contro la parete nel tentativo di fermare la mia sfrenata lotta contro il tempo. Arriviamo di fronte all'infermeria sudati e con il fiatone.

-Dov'è!?- l'unica cosa che voglio, l'unica cosa che desidero è vederla.

Lili mi viene incontro, bianca come un lenzuolo. - Jul, stai calmo.-

-Non sto calmo. Che le è successo? Dov'è ora? Sta bene?- domando a raffica. Il mio cervello non è più in grado di ragionare correttamente.

-Rilassati un attimo, non possiamo fare nulla ora. - la voce calma di Lili mi aiuta a placare la mia agitazione. Mi posa una mano sul braccio. - Il dottore la sta visitando, possiamo solo aspettare. -

Mi indica delle poltroncine blu di velluto dove posso sedermi.

Passano dieci minuti. Poi venti. Poi un'ora. Ma nessuno usciva da quella stanza.

Sto per esplodere, non ce la faccio più.

Prima di poter fare qualcosa di avventato come spalancare la porta ed entrare, Elian si siede accanto a me e mi porge una bottiglietta d'acqua.

-Se la caverà.- mi dice.

-Non sai nemmeno che ha, come puoi dirlo con certezza.- svito il tappo e bevo a grandi sorsi.

-Perché è la persona più testarda e tenace che conosca.- ammette fiero della sua amica.

Mi asciugo la bocca con la manica della camicia bianca. - Lo so.-

In mente, però, ho ancora stampata la sua immagine in quel piccolo ripostiglio buio, con le lacrime che le bagnavano il viso e il corpo che tremava.

Grace è forte, ma non tanto come vuole farci credere.

E' come il dipinto più bello ma che in realtà racchiude il più triste dei significati.

-Tu la conosci meglio di me, dopo tutto.- gli dico.

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