Capitolo 18 (Tyler)

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<Dove hai detto che ti trovi esattamente?> Chiedo al telefono.
<Al minimarket, puoi tornare a casa con la macchina, non è lontano.> Mi risponde Mercoledì dall'altra parte del telefono.
Dopo aver preso Evil dalla Nevermore l'ho portata a casa con Thomas. Avevo un attimo di pace quando mi hanno richiamato da lavoro. Ora sto tornando a casa ma prima preferisco andare a prendere Mercoledì dal minimarket dietro casa.
<No, sta ferma li, ti vengo a prendere.>
Dopo circa cinque minuti di macchina arrivo al minimarket in questione, piccolino ma colmo di merce.
Quando entro mi basta seguire la scia del profumo di Mercoledì per trovarla nel reparto surgelati.
<Mi hai trovata subito...> Dice lei.
<Ti riconoscerei ovunque.> Le rispondo prima di lasciarle un bacio a stampo sulle labbra.
<Tutto ok?> Le chiedo notandola leggermente scossa.
<Si..ehm...sono solo stanca...>
Balle, conosco Mercoledì da troppo tempo, sa mentire benissimo ma quando ci sono di mezzo io, la sua barriera di autocontrollo cade come una pera cotta.
<Devi dirmi qualcosa?> Le chiedo avvicinandomi al suo orecchio.
Lei si pietrifica, sembra spaventata da me. Da quando ha paura di me?
Faccio un passo indietro, ma lei si riavvicina mettendomi le mani sul petto.
<Non ho paura di te, sono solo stanca.> Mi rassicura accennando un sorriso.
Mi sa leggere nel pensiero, non sembra umana a volte. Si è una psichica ma non nel vero senso della parola.
A volte ho il terrore che lei in certe situazioni possa avere paura di me. Dopo ciò che ho fatto ho il dubbio continuamente. La mia infanzia e la mia adolescenza sono stati uno schifo, ma ora sto bene grazie a lei. Ho tanti vuoti...non so cosa sia successo a mia madre, non so qual'è il mio limite, ma stare con Mercoledì è quello di cui ho bisogno.
<Hai preso tutto quello che ti serve?> Chiedo indicando il sacchetto di plastica che ha al braccio.
<Si, devo pagare.>
Quando ci incamminiamo per andare alla cassa, dalla porta di ingresso entra un uomo con un passamontagna in testa, completamente vestito di nero con una pistola in mano.
<Ma che cazzo?> Dice Mercoledì.
Il tizio spara sul soffitto una volta facendoci sussultare e facendo urlare tutte le altre persone all'interno del minimarket.
Mi si ferma il cuore quando punta la pistola verso Mercoledì per poi premere il tasto.
In una frazione di secondo, tiro Mercoledì per il braccio e la porto in un angolo prima di farla accovacciare. Il mio primo pensiero è controllare che non sia ferita.
<Stai bene?> Le chiedo preoccupato.
<Si...> Dice con la voce tremolante.
Il tizio continua a sparare a caso mentre sentiamo le urla delle persone. Devo fare qualcosa.
Faccio per alzarmi ma Mercoledì mi tira a se.
<No, ti prego rimani con me, non andare.> Dice tremando.
Le faccio totalmente da scudo con il corpo mentre lei rimane stretta a me terrorizzata.
<Chiudi gli occhi.> Le sussurro quando vedo di sfuggita un cadavere cadere vicino a noi.
Una donna urla straziata, credo fosse la moglie dell'uomo.
D'istinto, tappo le orecchie di Mercoledì che trema talmente tanto da farmi preoccupare.
<Polizia! Getta l'arma, ora!> Nel negozio entra mio padre puntando una pistola verso il tizio, ma è troppo tardi, è scappato dalla porta sul retro.

Again But Better: It's Happening AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora