Capitolo 61 (Mercoledì)

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L'ultima cosa che ricordo è il nero. Poetico non è vero? Avevo una pistola in mano, ho sparato a qualcuno, Tyler è corso verso di me, e poi boom, tutto buio.
Ad un tratto ho sentito la voce di Vipera, la mano di Tyler intrecciata alla mia, un qualcosa nel naso che odorava di disinfettante. Ho fatto di tutto nella mia vita: sono sopravvissuta ad un hyde (sinceramente non so quante volte), ad una professoressa dei fiori indemoniata, ad un pellegrino risorto di quattrocento anni fa, al figlio della professoressa dei fiori indemoniata, ad un fan del pellegrino risorto di quattrocento anni fa e al figlio del fan del pellegrino risorto di quattrocento anni fa, ma il coma mi mancava.
Non sono mai stata stesa in un letto incosciente per più di un mese. Non ho intenzione di ritornarci. Spero vivamente che tutti questi pazzi assassini siano finiti. Dovrei continuare a raccontarvi la storia della mia vita all'infinito.
<A che pensi?> Mi chiede Tyler steso accanto a me.
La sua mano è intrecciata alla mia. Non mi ha lasciata da sola un attimo da quando mi sono svegliata. Giro il capo verso di lui lasciando che i nostri nasi si sfiorino.
<Niente...sto bene.> Sussurro.
<Sicura?> Mi chiede sollevandosi leggermente. Si sorregge su un fianco, con la mano destra mi accarezza la guancia. Si avvicina e strofina il suo naso con il mio.
Mi avvicino di più a lui per dargli un bacio, ma lui si allontana ridacchiando.
<Dai!> Mi lamento.
Si riavvicina verso di me e posa le sue labbra sul mio collo lasciandoci un bacio delicato. Si abbassa un po' e posa la testa sul mio petto stringendomi a se.
Infilo una mano nei suoi capelli e scuoto un po' la sua testa. Si alza verso di me con uno sguardo confuso.
<Che c'è?> Mi chiede.
<Non mi hai baciata.> Dico.
Scoppia a ridere affondando la faccia sul mio petto. Dopo qualche secondo, sale un po' e mi bacia. Metto le braccia intorno al suo collo mentre intreccio le gambe alla sua vita aderendo perfettamente al suo corpo.
Con un movimento netto, capovolge la situazione mettendosi sotto di me stringendomi a lui. Ho le mani dietro al collo, mi allontano per guardarlo negli occhi facendo sfiorare il mio naso con il suo.
<E' finita.> Mi dice Tyler.
<Siamo ancora vivi.> Commento.
<E' stata più entusiasmante questa esperienza, quella di due anni fa o quella di vent'anni fa?> Mi chiede.
<Vent'anni fa ero più agile...> Contemplo.
<Sei sempre bellissima.> Mi dice.
<Ma come sei carino....> Dico sarcastica.
<E' la verità.> Ribatte.
Accenno un sorriso spontaneo. Negli ultimi anni ho imparato a sorridere. Certo, non lo faccio ventiquattro ore su ventiquattro, ma un sorriso ogni tanto lo concedo.
<Sai che c'è? Vestiti.> Dice ad un tratto alzandosi dal letto.
<Eh?> Chiedo confusa.
<Vestiti, ti porto da una parte.> Dice facendomi alzare.
<Ma è l'una di notte.> Gli faccio notare.
<E sti gran cazzi.> Dice.
<Tyler!> Urlo.
<Shhhh, non svegliamo i ragazzi.> Si lamenta.
È partito. Si sta cambiando. Fa sul serio. Ma che?
<Tyler!> Lo chiamo.
<Vuoi farlo oppure no?> Mi chiede.
Lo sguardo dritto negli occhi, socchiudo gli occhi, e dopo poco, mi fiondo nell'armadio in cerca di qualcosa da mettere. Apro il cassetto e trovo i vestiti che mettevo da adolescente. Posso farlo? Ma si. Maglia a righe bianche e nere, cargo neri a vita bassa e le Nike panda. Mi chiudo nel bagno mio e di Tyler, e per sorprenderlo....mi faccio le trecce. L'ultima volta che le ho fatte avrò avuto sedici anni. Spruzzata di profumo ed esco dal bagno. Appena incrocio Tyler, spalanco gli occhi.
<NON CI CREDO!> Esclamo.
<IO NON CI CREDO!> Esclama anche lui.
<TI SEI VESTITA COME VENT'ANNI FA!> Dice.
<ANCHE TU.> Ribatto io.
Abbiamo avuto la stessa idea! Neanche a farlo apposta.
<Ora, scendiamo, piano, senza svegliare i tre moschettieri.> Sussurra Tyler avvicinandosi a me.
Mi prende la mano, apre la porta, e dopo aver fatto capolino, scendiamo le scale.
<Quando abbiamo intenzione di tornare?> Chiedo prima di uscire.
<Non lo so....a sentimento.> Dice lui.
<Lascio un biglietto a Vipera.> Dico.
<Tu e la passione per i biglietti...> Commenta.
<Finiscila.> Lo ammutolisco.
<Me ne hai lasciato uno spiaccicato sulla fronte!> Mi ricorda.
<Pace.> Dico scrivendo il biglietto e appiccicandolo sullo stipite della porta.
<Muoviti.> Mi dice prendendomi la mano e tirandomi fuori casa. Saliamo in macchina, parte, e abbassa tutti i finestrini. Comincia a suonare il clacson a vuoto, anche se in strada non c'è nessuno.
<TUTTI DOVETE SCHIATTARE!> Urla.
<TYLER!> Urlo sopra di lui.
<Ti ricordi quando ti ho insegnato a guidare?> Mi chiede.
<Si che me lo ricordo, eri terrorizzato, volevi metterti il casco.> Dico ridacchiando.
<Che se andavi a duecento chilometri orari pur non avendo la patente, senza cintura per giunta.> Mi ricorda.
<E che sarà mai! Sei tutto intero. Ma si può sapere dove stiamo andando?> Chiedo.
Lui non parla per tutto il tragitto. Dopo cinque minuti scarsi, ci fermiamo. Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso...il Weathervane? Ma che-
<Tyler, è chiuso.> Dico.
<Posso sempre aprirlo.> Dice alzando vicino al mio viso delle chiavi.
<Dove le hai prese?> Chiedo.
<E' la mia copia di quando lavoravo qui, io non butto mai niente.> Mi informa.
<Santo dio, è illegale.> Dico mentre lui infila le chiavi nella serratura.
<Sei stata arrestata tre volte da che ho memoria.> Esclama.
Colpita e affondata.
Riusciamo ad aprire la porta e ad entrare nel bar. Mi affretto ad accendere la luce per non andare a sbattere contro qualcosa.
Qui dentro c'è sempre lo stesso odore, è un posto sacro. Qui sono racchiusi tantissimi momenti: l'incontro con Tyler, i pettegolezzi fatti con le mie amiche, i camerieri che mi chiedevano il numero, quella volta durante il weekend dei genitori quando io, mio madre, mia madre, mio fratello e lo sceriffo venimmo qui a prendere un caffè, tutte le volte che sono venuta solo per vedere Tyler portandomi dietro Enid, il mio primo bacio traumatizzante che continua a tormentarmi, il mio addio al nubilato...è cominciato tutto qui. È un posto che non dimenticherò mai.
Tyler mi tira verso di se al centro del bar proprio come vent'anni fa.
<Che c'è? Vuoi farmi venire un'altra visione?> Chiedo sarcastica.
<Avvisami se devi cadere, così ti prendo.> Dice prima mi unire le sue labbra con le mie, portando una mano dietro la mia guancia sinistra. Ad un tratto, si allontana leggermente per guardarmi dritto negli occhi. In quegli occhi, vedo riflessi tutti i momenti passati insieme. È stato un anno frustrante, proprio come i passati. Tutte le esperienze paranormali affrontate insieme sono state tutte pericolose, ma hanno avuto tutte lo stesso finale: noi due, insieme.

Again But Better: It's Happening AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora