Catene

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Li catturarono al cancello Ovest, bloccando il loro gruppetto nel passaggio tra i due cancelli sollevando i ponti levatoio.

Durante il tragitto verso la prigione furono malmenati dalle guardie che li colpirono con le aste delle alabarde e dai bastoni dei carcerieri.

La prigione era nota come "Il palazzo rosso." a causa delle pareti interne del cortile spesso ricoperte di sangue a causa delle esecuzioni o le pareti rosse delle stanze degli interrogatori.

Si sapeva infatti che il prigioniero era sottoposto a dure torture fin dal suo arrivo, alla presenza di numerosi soldati addestrati era condotto in una cella, l'ambiente era molto stretto, vi era un tavolaccio su cui dormiva, un vaso per i bisogni e poi una sedia con braccioli con due bracciali in metallo fissata in un angolo.

Se un arrestato non parlava, cioè non rivelava chi fosse e quale fosse la propria attività, le percosse erano immediate con: lo schiaffo chiodato, lancio della vittima contro il muro, la corsa ovvero un percorso da denudato dalla doccia alle celle tra due file di soldati che colpivano.

Le percosse avvenivano con fruste di cuoio o con nervi di bue, assieme a fustigazione e ustioni con stracci imbevuti di olio e accesi.

I torturati venivano legati con corde e issati in modo che il corpo non toccasse terra e lasciati così per ore;la doccia bollente: le vittime venivano denudate e spinte con manici di scopa sotto un getto d'acqua bollente; vi era anche l'uso del manico di scopa come variante per violenze e abusi sessuali; c'era anche la messinscena dell'esecuzione per terrorizzare le vittime: una vera esecuzione fermata all'ultimo momento.

Loro tuttavia vennero rinchiusi in una cella unica dove vennero incatenati e lasciati soli.

"Maledizione, ci hanno tradito." esclamò Diximus sbattendo le catene sul pavimento di pietra, Dragan annuì mentre Oreste si limitò a sistemarsi i capelli ed estrarre una fiala dallo stivale "Cosa diamine è?" "La nostra via di fuga.".

Il rumore di passi chiodati e il ticchettio della chiave che veniva inserito nella toppa della cella li fece tutti irrigidire, entrarono due soldati trascinando il corpo di una ragazza.

"Sii, felice, da oggi hai dei nuovi amici." esclamarono i due soldati sghignazzando prima di andarsene, dopo aver gettato la prigioniera per terra come un sacco di stracci.


Alla fioca luce della luna che entrava da una finestra Elizabeth riconobbe il volto di una delle ancelle dell'imperatrice "Flavia?" a quel nome la prigioniera alzò il capo rigato di lacrime: "Mi dispiace, non vi volevo tradire, ho provato a non dire nulla e guardate." esclamò mostrando a fatica le mani, le cui unghie erano state strappate.

"Mi hanno picchiato con bastoni e hanno preso il mio onore." esclamò singhiozzando "Più volte al giorno." Le porte si aprirono di nuovo e due soldati presero Flavia: "Alzati, il nuovo inquisitore ha voglia di parlare con te." Flavia provò a divincolarsi "Vi prego, no, non voglio, vi prego." gemette Elizabeth provò a reagire ma venne gettata di nuovo contro la parete con un calcio, l'aria parve sfuggirgli dalle labbra, s'accasciò a terra mentre la guardia le tirava un altro calcio nello stomaco: "Non la toccare, l'imperatore ha in mente qualcosa di speciale per loro." esclamò il capo delle guardie entrando "E voi state fermi, pezzi di sterco, non è ancora giunta la vostra ora." ordinò loro prima di gettare in mezzo alla cella due forme di pane raffermo e due gamelle di liquido.

Il giorno dopo furono fatti alzare e condotti nel cortile della piazza, dove videro apparire una decina di persone in ceppi: "Per ordine dell'Imperatore questi miscredenti colpevoli del reato di lesa maestà, tentato omicidio, falso e spergiuro, atti osceni, blasfemia ed eresia sono condannati al seguente metodo di esecuzione, impiccagione, sventramento e squartamento."

A quelle parole Elizabeth tremò.

I dieci prigionieri furono fatti spogliare e condotti su un carretto diretto verso la piazza principale

condotto su un carretto al luogo dell'esecuzione, sulla pubblica piazza, in cui era posta una piattaforma di legno, su cui l'attendevano il carnefice e i suoi assistenti. Sulla piattaforma si ergeva il patibolo per l'impiccagione, un tavolaccio di legno per lo squartamento e una pira per bruciare gli organi strappati alla vittima. Il suppliziato era costretto a salire sulla piattaforma, dove veniva spogliato nudo e legate le mani dietro la schiena. Poi, condotto sotto il patibolo, veniva impiccato con il "metodo del nodo corto", in modo che il collo non si rompesse. Prima che sopraggiungesse la morte, veniva prontamente slegato e condotto vivo al tavolo di squartamento. Le mutilazioni venivano praticate in un ordine che rendesse più atroci, per il loro significato e la sofferenza inflitta, quelle eseguite quando il suppliziato era ancora completamente vivo e cosciente.

L'esecuzione del supplizio si iniziava con la castrazione totale del condannato. Mentre gli assistenti gli tenevano ferme gambe e braccia, il carnefice legava una corda ben stretta intorno alla base del pene e dei testicoli del suppliziato, tirandoli in avanti e, con una lama molto affilata, li recideva di netto, alla radice nel corpo. Strappare la virilità a un uomo suppliziato, oltre all'inimmaginabile sofferenza inflitta alla vittima, aveva prima di tutto l'evidente significato di voler privare il suppliziato oltre che della sua dignità di essere umano, che veniva castrato vivo come un animale, anche della sua identità di maschio. Dopo avergli strappato i genitali, il carnefice praticava un taglio nel ventre, aprendolo e estraendone gli intestini, che poneva in una cassetta dalla forma circolare. Il carnefice stava attento a non ledere organi vitali, in modo che il condannato restasse vivo sino al termine del supplizio.

Vicino al tavolaccio di squartamento, veniva accesa una pira e su di essa veniva posto ogni pezzo di organo, cominciando dai genitali, per essere bruciato davanti agli occhi del suppliziato, ancora vivo. Quando il suppliziato era completamente eviscerato ma ancora vivo, il carnefice lo liberava dalle atroci sofferenze del supplizio, tagliandogli la testa. Eseguita la decapitazione, procedeva infine allo squartamento del corpo. Gli assistenti afferravano le gambe del suppliziato, divaricandole e sollevandone il corpo un po' in alto, come si vede nella visione frontale dell'esecuzione, riportata nell'immagine, quindi il carnefice con un'ascia lo divideva in quattro parti. Prima tagliandolo verticalmente dal centro dell'inguine, tra le due cosce, fino al collo, lo divideva in due metà. Poi queste due parti le divideva orizzontalmente, all'altezza del ventre, in altre due metà. I quattro pezzi del suo corpo in ognuno dei quali era presente una delle quattro membra, gambe o braccia, venivano esposti, legati per una delle membra, in diversi punti della città, scelti dal re.

L'esecuzione avvenne di fronte a migliaia di persone, Elizabeth ed i suoi compagni assistettero inorriditi a quello scempio, quando l'ultimo condannato venne giustiziato uno dei carcerieri li fissò

"Il nostro imperatore ha decretato che voi sarete usati come rematori a bordo della flotta imperiale, fino a che la morte non arriverà.".

Concluse mentre le guardie li conducevano verso il porto imperiale. 

The mitrhil's Saga- Le storie di una principessa ribelle e della sua guardiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora