Alla Rocca

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Quando l'alba sorse, dopo un'abbondante colazione ed aver disperso le ceneri del bivacco il gruppo cavalcò in silenzio attraverso le steppe erbose, il vento che sollevava appena i lembi dei loro mantelli. La luce del sole filtrava a fatica mentre attraversavano le ombre delle foreste, dove gli alberi sembravano piegarsi al loro passaggio come antichi guardiani.

Quando si fermarono un momento ad un guado per ristorarsi Elizabeth fissò il gruppo, c'era un senso di avventura nell'aria, un'elettricità che non poteva ignorare.

John sembrava diverso in quel momento, non era né il mentore che l'aveva guidata ma nemmeno l'Augustus dei Prime, era molto chiuso, silenzioso.

Tuttavia nei suoi occhi ardeva una fiamma di grande determinazione.

Per questo motivo quando lo rivide salire in cella afferrò le briglie del cavallo e salì in sella, pronta a seguirlo.

Stava ormai calando la sera quando il paesaggio mutò drasticamente.

Davanti ai loro occhi si aprì una landa desolata, un campo di morte e rovina che sembrava essere stato dimenticato dal tempo.

John fu il primo a parlare, rompendo il silenzio che li aveva accompagnati fino a quel momento.

"Scendiamo," disse con una voce che portava con sé un peso antico. "Da qui si va a piedi. Occhio a dove camminate, portate i cavalli per la cavezza."

Elizabeth smontò dal suo cavallo, Caesar, camminando al suo fianco, le sussurrò: "Questa è la Rocca di Dathomir. Qui, Lord Crowe trovò la sua fine orribile e ingiusta."

Avanzando insieme,si trovò a camminare tra resti inquietanti. Nel mezzo della landa, ossa biancheggiavano spettrali al chiaro di luna, sparse o ammucchiate, testimoni silenziosi del caos e della disperazione che avevano preso il sopravvento su quel campo di battaglia. Frammenti di armi arrugginite giacevano accanto a carcasse di cavalli ormai ridotte a scheletri. Teschi umani erano stati macabramente piantati nei tronchi degli alberi, un orrore che non lasciava spazio a dubbi sulla ferocia dello scontro.

John avanzava in silenzio, i suoi occhi fissati sul terreno come se ogni passo lo riportasse indietro nel tempo, alla battaglia che aveva segnato la sua anima.

Giunti davanti alla Rocca di Dathomir, ciò che restava della fortezza si mostrò a loro in tutta la sua desolazione.

Le mura, un tempo imponenti, erano ora divorate dalla natura e dalla rovina. Edere nere si arrampicavano sulle pietre frantumate, mentre intere sezioni della rocca erano crollate, lasciando esposte stanze ormai vuote e senza vita. Un silenzio pesante aleggiava sul luogo, come se perfino il vento avesse abbandonato quel posto maledetto.

Arrivarono infine a un molo che si affacciava su acque scure e limacciose il cui sciabordio riempiva e riecheggiava tra i vicoli.

John si fermò, osservando il riflesso della rocca distrutta nell'acqua immobile.

Mentre Caesar con parole spezzate, cominciò a narrare "Fu qui, su queste rive," iniziò, la voce roca, "che tentammo di resistere. Ma l'assalto fu feroce, inaspettato. Fummo colti nel sonno, senza pietà."

John annuì gravemente, il peso della memoria evidente nei suoi occhi.

"Sembra non siano passato un solo giorno da allora."

Esclamò Balduinus volgendo lo sguardo:

"Davanti a me posso ancora vedere i soldati resistere, nelle orecchie odo le urla, il fragore del legno che crolla e il boato delle fiamme."

Senza aggiungere altro, John guidò il gruppo verso una struttura di pietra semi-sepolta dalla vegetazione. Si fermò davanti ad una fontana coperta da una tavola di arenaria.

The mitrhil's Saga- Le storie di una principessa ribelle e della sua guardiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora