Presa di coscienza

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Il vento portava con sé l'eco delle battaglie, mentre il sole declinava nel cielo color d'ambra, tingendo d'oro le armature dei guerrieri e lanciando lunghe ombre sul campo di battaglia. In mezzo a questo scenario di guerra e di vittoria, avanzava John, Nova Septimus, comandante supremo della forza PRIME d'invasione, in mano teneva ancora la sua spada con cui aveva condotto l'assalto al villaggio, sulle spalle sventolava al vento il simbolo del suo grado di Augustus, il mantello viola.

I suoi passi erano decisi e fieri mentre si avvicinava ai prigionieri imperiali, i cui sguardi erano ancora colmi di sgomento per la devastazione inflitta dai mezzi corazzati dei Prime.

Mentre camminava vide arrivare il capitano Caesar seguito a breve distanza da Elizabeth che indossava un'armatura da PRIME, ma a differenza degli altri, non si piegava al rigore del protocollo militare. Si era tolta l'elmo e con i capelli rosso fuoco e gli occhi azzurri come il cielo, attirava inconsapevolmente l'attenzione dei presenti.

Tuttavia non era solo il suo aspetto fisico ad interessare i soldati, Elizabeth, era l'allieva ed apprendista di John, nonostante non fosse nata come PRIME aveva subito le 9 Prove ed era stata nominata PRIME da parte della loro Entità.

Nella nuova veste di condottiera aveva ideato e guidato un piano astuto per liberare un campo di prigionia che aveva fornito alle forze d'invasione un punto da cui iniziare la loro avanzata.

Un altro motivo per cui era fonte d'attenzione era il modo in cui Elizabeth si rivolgeva a John, non mostrando alcun timore di fronte all'Augustus, anzi, si vedeva che tra loro c'era un legame speciale, una complicità che superava i confini del dovere militare.

"Il comandante Caesar ha detto che abbiamo catturato 20 ufficiali e 700 tra soldati e sottufficiali, gli altri Cremisi stanno effettuando un rastrellamento, a quanto pare siamo arrivati prima che gli imperiali commettessero un altro massacro."

Osservò Elizabeth fissando tristemente le rovine:

"Siamo comunque giunti tardi per molti di loro."
Fu la replica di John mentre si dirigeva nella zona in cui erano tenuti gli alti ufficiali ed i Kerberos.

"Ordini Augustus?"

Esclamò Caesar osservando i prigionieri imperiali, John lo osservò, nella mano sinistra teneva il suo elmo, la mano destra poggiava sul calcio della pistola:

"Soldati e sottufficiali siano disarmati e che inizino ad aiutare i membri del villaggio a riparare ai danni che hanno provocato, assicuratevi che non fuggano."

Comandò dopo aver riflettuto un momento, Caesar fece un cenno e subito un soldato scattò a diramare gli ordini di John.

Mentre Elizabeth si aggirò in mezzo agli ufficiali prigionieri, tenuti seduti con le mani incrociate dietro la testa, che fissavano con falsa spavalderia i Prime che li sorvegliavano.

Ad un certo punto, un rauco colpo di tosse attirò la sua attenzione e voltandosi i suoi occhi incrociarono quelli di un soldato imperiale sdraiato su una barella, il cui corpo era coperto di bende che coprivano segni di terribili torture, si avvicinò cauta mentre il guaritore che si stava prendendo cura di lui le lasciava spazio:

"Che cosa gli è capitato?"

Mormorò sconvolta fissando le membra martoriate del giovane:

"Si è rifiutato di eseguire gli ordini. Si è rifiutato di fucilare gli abitanti del villaggio, il comandante della compagnia lo ha lasciato in mano ai Kerberos che hanno abusato di lui."

Le spiegò Caesar.

Nell'udire quelle parole nella mente di Elizabeth tornarono vivide le immagini di ciò che aveva dovuto subire quando era stata catturata dalle truppe imperiali nella capitale e poi a bordo della nave da guerra, l'odore acre del fumo che le riempiva le narici le ricordò l'odore che aveva sentito durante l'attacco dei goblin i ricordi di quell'orrore le perdite subite e inflitte ed altri pensieri oscuri si insinuarono nella sua mente come ombre inquietanti.

Il cuore nella corazza inizò a battere furiosamente nel suo petto, le mani iniziarono a tremare ed a sudare, il respiro divenne affannoso. La visione le si offuscò e le sue gambe vacillarono.

Le parve di essere tornata nella fredda ed umida segreta in cui era stata gettata dopo che l'avevano interrogata.

I Prime presenti si resero conto che qualcosa stava succedendo e Caesar la chiamò per nome, cercando di farla tornare alla realtà, ma le sue orecchie ronzavano e la voce le sembrò arrivare da lontano.

Fissare le ferite del giovane torturato per Elizabeth fu come essere sommersa da un'ondata di terrore.

Era completamente impotente, in preda al panico più totale. Lo stomaco era stretto in una morsa fredda, le lacrime sgorgavano senza controllo mentre cercava disperatamente di riprendere il controllo di sé stessa.

Si sentì sollevare mentre una pesante cappa viola la avvolgeva, si rese conto che qualcuno la stava abbracciando forte, alzando lo sguardo non vide il soffitto grigio della sua cella ma il viso di John che la stringeva a sé mentre le parlava dolcemente.

Lentamente, il panico iniziò a scemare e la stretta allo stomaco s'allentò.

Le voci di John e Caesar divennero più chiare, le immagini più nitide.

Mentre il suo respiro si regolarizzava si rese conto che John l'aveva portata all'esterno e che erano circondati da una dozzina di Cremisi che con i loro corpi ed i loro scudi avevano formato una barriera impenetrabile per permetterle di riprendersi.

"Sei al sicuro Elizabeth."
Esclamò John bagnandole la fronte con una pezza bagnata d'acqua fresca:

"Voglio tornare dentro."

Rispose Elizabeth cercando di rialzarsi, ma John scosse il capo:
"No, per oggi va bene così, sei stanca, hai bisogno di riposarti."

In risposta Elizabeth gli strinse la mano:

"No John, devo fare pace con questa cosa."

Esclamò convinta, John fissò Caesar che rispose con un'alzata di spalle rimettendosi il suo elmo:

"Va bene, ma resta vicino al comandante."

Decretò John prima di rientrare nel cortile dove venne accolto dallo scherno degli ufficiali imperiali e dai Kerberos che avevano assistito alla crisi di Elizabeth ed ora si divertivano facendo commenti volgari e battute su di Elizabeth:

"Allora, la ragazzina si è ripresa?"

Esclamò con un sorriso un Kerberos con un ceffo da galera alzandosi, John fece per reagire ma risuonò uno sparo e il prigioniero cadde a terra morto:

"Il prossimo che osa farsi beffe della nostra comandante è morto."
Esclamò Caesar puntando la pistola fumante sui prigionieri che fecero immediatamente sparire le risate dai propri volti.

Mentre Elizabeth, colpita dalla nobiltà d'animo di Klaus, ordinò che fosse portato al campo per essere immediatamente curato.

Il gesto compassionevole non passò inosservato, suscitando sguardi di approvazione tra i soldati PRIME e di stupore tra gli imperiali.

Dopodiché John ordinò che fossero portati a bordo di un Testudo e condotti al campo principale, mentre Caesar eseguiva gli ordini arrivò di corsa un cavaliere che appena sceso si recò da John:

"Augustus, vostra madre è appena giunta al campo con i rinforzi e non è sola."

A quelle parole John fissò sorpreso Elizabeth, poi ordinò a Caesar di prendere il comando della zona e salito a cavallo spronò assieme ad Elizabeth la sua cavalcatura diretto verso il campo.  

The mitrhil's Saga- Le storie di una principessa ribelle e della sua guardiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora