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In un attimo raggiungemmo il luogo dell'incidente, ci scambiammo uno sguardo e poi ognuna andó in una direzione diversa. Erano coinvolte tre auto e un camion.

"Jackie ho bisogno di una mano" mi chiamó Sarah, le lanciai uno sguardo e corsi da lei.
"Non riesco ad aprirla" fece lei provando ad aprire lo sportello dell'auto dove c'era una donna e seduto dietro di lei una bambino, che sembrava svenuto.
Provai anch'io ed era bloccato, mi guardai intorno e velocemente decisi cosa fare. Andai verso le auto che non erano coinvolte nell'incidente e chiesi se avessero anche una chiave a croce per svitare le ruote, quando ne trovai una tornai verso l'auto in questione.

"Signora ora stia calma, ho bisogno che lei chiuda gli occhi e tenga la testa bassa" dissi prima di sfondare il finestrino del sedile passeggero. In lontananza sentimmo le sirene arrivare. Entrai nell'auto facendomi spazio tra in vetri.

"Come sta?" Domandai alla signora che era terrorizzata.

"Bene ma mio figlio" Inizió lei agitandosi, le misi una mano sul braccio come per calmarla.

"Ora lo tiriamo fuori stia tranquilla" detto questo mi sporsi nei sedili posteriori.

"Sarah ci sei?"

"Si, dimmi cosa noti" fece lei.

"Sembra aver perso conoscenza, ma non vedo nessun segno di ferita esterna" le spiegai cercando di sganciarlo dal seggiolino.
"Cavolo è incastrato" borbottai, mi tastai in tasca alla ricerca del mio coltellino svizzero, un regalo di Ryan, e mai fu più utile. Iniziai a tagliare la cintura e poi guardai Sarah.

"L'ambulanza è arrivata" mi avvisó "ora mettigli questo" disse poi passandomi il collare dal finestrino. In un attimo vidi Josh e Ryan.

"Ei Walker rompiamo questo vetro copri il bambino" mi urló Ryan, annuí scivolando nei posti posteriori e feci da scudo al bambino con il mio corpo, dopodiché iniziammo a tirarlo fuori con l'aiuto dei paramedici e poco dopo anch'io uscí fuori andando ad aiutare i miei colleghi mentre Sarah era presa a controllare i feriti.

"Ryan dobbiamo sbrigarci" dissi facendogli notare l'auto che perdeva carburante.

"Teddy, John venite qui" urlò Ryan.
"Dobbiamo tirarlo fuori prima che prenda fuoco" disse. Agimmo in fretta, ma non era facile perché l'auto era quasi accartocciata sotto il camion e una sola scintilla sarebbe bastata per far scoppiare tutto.

"Fate allontanare tutti" dissi nel momento in cui arrivo il nostro capitano e inizió a impartire ordini. Guardai Sarah da lontano, lei guardó me, mi ritrovai a sorriderle e poi di nuovo a lavoro.
Facemmo sgomberare l'area, ci preparammo per un'eventuale incendio. Era rimasta solo un'ambulanza a distanza di sicurezza, tutti i feriti erano stati portati in ospedale e così con molta attenzione ci preparammo a tagliare parte dell'auto per tirare fuori l'ultimo ferito.
Ci mettemmo diverso tempo, tutti con la speranza che lui fosse ancora vivo e che niente prendesse fuoco. Quando riuscimmo a tirarlo fuori da lí Sarah con il paramedico arrivarono, lo misero sulla barella e Sarah prese subito a controllare in segni vitali.

"Io devo andare" mi disse ad un certo punto lei, la guardai aveva uno sguardo strano che non riuscì a decifrare.

"Lo so" feci io. Ci guardammo senza che le due riuscisse più a dire nulla e poi il lavoro ci riportó al presente. Lei corse via con il suo ferito, la guardai in tutti i suoi passi e poi tornai ai miei colleghi.

"Bene ragazzi, rendiamo questo posto sicuro" disse il capitano.
"E tu Walker, ottimo giorno di riposo" risi.

"Gia" dissi solo "a questo punto vi aiuto" lui mi guardó da capo e piedi scuotendo la testa. Non prendevo mai ferie o giorni liberi, a parte quel giorno, e come diceva lui ero una stacanovista.

"Vai a casa Walker" disse lui, provai a ribattere ma alla fine mi ritrovai a camminare verso la mia auto. E inevitabilmente pensai a quel pranzo e dopo pranzo con Sarah. Fu solo salendo in auto che mi accorsi che mi ero graffiata con i vetri, guardai le mani sanguinare ancora leggermente, afferrai un fazzoletto per darmi una pulita e poi rimisi in moto andando a casa.

Mo feci una doccia e mi cambiai e poi afferrai il cellulare per rispondere ad una chiamata, guardai chi fosse ed eccola Tara.

"Se ti aspetti un grazie non contarci" dissi sentendola poi ridere.

"Lo so, ma era l'unico modo, perché tu sei una tonta" disse lei come per giustificarsi.
"Ovviamente non credevo che poi avreste incontrato un"incidente" aggiunse lei.

"Già.. " mormorai io.

"Comunque vuoi che ci vediamo stasera?" Disse lei e mi ritrovai a sorridere, lei aveva sempre odiato che quel giorno lo passassi da sola, più volte aveva provato a venire con me, ma non glielo avevo mai permesso.

"No Tara, sono a pezzi voglio solo mangiare qualcosa e mettermi a letto" le dissi.

"Cambiando argomento" fece lei qualche secondo dopo "com'è andato l'appuntamento?" Aggiunse ridendo.

"Non lo chiamerei proprio appuntamento Tara visto che le hai detto che dovevi esserci tu e non io" lei rise più forte.

"Dettagli, comunque davvero com'è andato il pranzo?" Ripensai al pranzo e a lei, Sarah, e sospirai.

"Bene, c'era un bel pó di imbarazzo all'inizio, ma tutto sommato bene" dissi evitando di dirle che stavo per baciarla.
"Lei è ancora in ospedale?" Mi ritrovai a domandare.

"É andata via poco fa" disse e sentí una nota di soddisfazione nella sua voce, scossi la testa con un sorriso, era un caso perso.

"Ci sentiamo domani"

"D'accordo, buonanotte" e così ci salutammo.

Aspettavo Solo TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora