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La mia voce si incrina a metà del testo, il suono riecheggia nel microfono. Mordo il labbro, ecco il sapore metallico sulla lingua. Le luci sono troppo forti, le ombre troppo scure e mi sento già esposta sotto lo sguardo di Angela. E siamo ancora solo alle prove del sound-check: "Le parole continuano a sfuggirmi...". Confesso, quasi con uno sbuffo esasperato.

I suoi occhi, gioielli color ghiaccio, si conficcano nei miei. Strimpella alcuni accordi sulla sua chitarra, il cui suono risuona nel palcoscenico del teatro vuoto ed altrettanto silenzioso "Puoi farlo e lo farai, Sarah. Ci siamo esercitati centinaia di volte. Ricorda perché siamo qui".

Il tocco delicato del suo pollice che sfiora le corde della sua chitarra è rilassante, ma il nervosismo nel mio stomaco si rifiuta di placarsi. I testi sul gobbo nuotano in un mare di dubbi. Sbuffo nuovamente: "I ragazzi dietro, non smettono di litigare. È tutto... troppo, non riesco a concentrarmi".

Il suo sguardo si addolcisce, cosa rara, mentre mette da parte lo strumento. Si avvicina e mi mette una mano sulla spalla. La sua voce è un dolce crescendo, una ninna nanna per placare la tempesta nel mio petto: "Guardami, Sarah. Siamo solo noi, ok? Dimenticati di loro. Siamo qui per fare musica, è la nostra occasione oggi!".

I miei occhi incontrano i suoi e vengo trascinata nel mare calmo del suo sguardo. Il suo tocco è radicato e per un momento sento la forza della sua fiducia in me. Il sorriso di Angela è caldo, genuino. Mi stringe la spalla in modo rassicurante: "Ci siamo dentro insieme. Inoltre, so che ce la puoi fare. Hai più talento di quanto tu possa credere".

Un sospiro mi sfugge dalle labbra mentre mi appoggio al suo tocco, sentendo un po' di tensione sciogliersi. Il mio naso si arriccia mentre la guardo in alto. E il resto del gruppo?

"Ora facciamo le cose per bene, ancora una volta. Per noi, gli altri...Beh, lasciali perdere, loro sanno cosa fare!". Annuisco, sentendo una scintilla di determinazione accendersi dentro di me. Le luci sembrano abbassarsi un po' e le ombre si ritirano, come se la stanza stessa sapesse che stiamo lottando per qualcosa di importante.

La sua espressione si rilassa leggermente, la tensione della sua mascella si allenta. Con un cenno, prende la chitarra e controlla l'accordatura. Il lieve suono delle corde che risuonano riempie lo spazio mentre lei regola i pioli: "Pronta?".

Faccio un ennesimo respiro profondo, stringo forte l'asta del microfono. Il materiale mi sembra familiare e confortante sotto le dita. Con uno sguardo determinato, annuisco. "Facciamolo".

ATTIMO - SAJOLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora