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Il cielo sopra la casetta era un manto scuro, punteggiato di stelle appena visibili. Il silenzio era spezzato solo dal fruscio lieve del vento tra gli alberi e dal crepitio lontano della capitale romana. Era una serata come tante, eppure per loro, Sarah e Angela, quella notte significava molto di più. Si erano sedute sul balcone, con le gambe incrociate, in un momento di tregua prima dell'ultima battaglia: il ballottaggio che avrebbe deciso il destino di entrambe.

Sarah si accese una sigaretta, le mani leggermente tremanti per l'adrenalina accumulata. Le dita affusolate si muovevano meccanicamente, come se non avesse davvero bisogno di pensare a quello che faceva. Ma i suoi pensieri erano altrove, su Angela, che le stava seduta accanto. Angela, con il viso serio e gli occhi rivolti verso l'orizzonte, aveva quell'espressione che Sarah conosceva bene, come se stesse cercando di non farsi vedere troppo vulnerabile. Ma Sarah la vedeva. La conosceva come nessun altro.

Sarah: "Strano pensare che tutto si decida stasera. L'ultima sigaretta qui."

La sua voce era calma, ma dietro c'era una tensione palpabile. Le parole uscirono quasi sussurrate, come se avesse paura di interrompere la quiete che le circondava.

Angela: "Già... è assurdo."

Angela non la guardò subito. Continuava a fissare il vuoto, mentre con le dita accendeva anche lei la sua sigaretta. Sarah sapeva cosa stava passando per la mente dell'altra. Lo sapeva perché lo sentiva anche lei. La paura, l'ansia, e quel misto di dolore e sollievo nel sapere che quella esperienza stava per finire. Ma per Angela, c'era di più: un senso di sconfitta, un peso che sembrava gravare sulle sue spalle in modo inesorabile.

Angela sapeva già come sarebbe finita. Le era chiaro sin dall'inizio, sin da quando aveva visto Sarah esibirsi sul palco con quella luce che solo i veri vincitori portano dentro. Non si trattava solo di talento, c'era qualcosa di innato in Sarah, qualcosa che attirava l'attenzione, che la faceva brillare come una stella, mentre Angela si sentiva sempre un passo indietro, una presenza marginale.

Sarah, percependo la distanza emotiva tra di loro, si avvicinò un po', cercando il contatto. Le loro gambe si toccarono appena, e Sarah si sentì subito più calma, come se il solo essere vicina ad Angela le desse una sorta di conforto. Ma sapeva che Angela stava soffrendo, che quelle ultime ore insieme, prima del verdetto, stavano scavando dentro di lei.

Sarah: "Angela..."

La voce di Sarah si incrinò leggermente, come se non sapesse bene cosa dire. Cercava le parole giuste, quelle che potessero far sentire Angela meno sola, meno amareggiata. Alla fine, non riuscì a completare la frase, perché sentiva che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata troppo poco. Angela si girò lentamente verso di lei, i loro occhi si incontrarono. C'era qualcosa di tragico e dolce al tempo stesso nello sguardo di Angela. Un miscuglio di emozioni che faceva vacillare Sarah.

Angela: "Lo so, Sarah. Non c'è bisogno che tu dica niente..."

Sarah restò in silenzio. Angela aveva sempre avuto questo potere su di lei, la capacità di spegnere le sue parole con un semplice sguardo o una frase. Angela era forte, più forte di quanto volesse ammettere, e per quanto Sarah volesse consolarla, sapeva che non sarebbe stato facile. La sconfitta faceva male, e nessuna parola avrebbe potuto alleviare quel dolore.

Sarah inspirò profondamente dalla sigaretta, ma il fumo sembrava non bastare a calmare la tempesta dentro di lei. Si voltò verso Angela, con la testa un po' inclinata, come per cercare di capire cosa stesse succedendo davvero nel cuore dell'altra.

Sarah: "Non volevo che fosse così... Non con te. Mi fa schifo questa situazione. Io..."

Si fermò, mordendosi leggermente il labbro inferiore. Angela la guardava con un'espressione impassibile, come se nulla potesse scalfirla. Ma Sarah la conosceva meglio. Vedeva oltre quella maschera, vedeva il dolore che Angela nascondeva con così tanta abilità.

ATTIMO - SAJOLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora