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La sala relax era uno dei pochi posti dove riuscivo a stare tranquilla senza sentire il peso costante della competizione. Il resto della scuola di Amici era sempre pieno di energia, di persone che provavano, che si allenavano, che tentavano di dimostrare qualcosa. Qui, però, c'era un silenzio soffuso, interrotto solo dai rumori distanti delle prove che si svolgevano nelle altre stanze. Era uno di quei momenti in cui potevo quasi respirare, quasi sentire un senso di pace, se non fosse per il fatto che avevo sempre lei nella testa. Sarah.

Mi ero lasciata cadere sul divano, esausta ma più dalla mia stessa mente che dalle prove. Pensare a lei, e a quello che significava averla sempre attorno, mi stava consumando. Era come una fiamma lenta che bruciava dentro, costante, e non importava quanto cercassi di ignorarla, la sentivo sempre lì. I suoi occhi, il modo in cui mi guardava quando pensava che nessuno se ne accorgesse. Il modo in cui la sua voce sembrava riempire ogni stanza, ogni angolo della mia mente, lasciandomi incapace di concentrarmi su qualsiasi altra cosa. Ogni volta che apriva bocca, cantava o parlava, sentivo una stretta al petto che non sapevo come gestire.

Poi arrivò Kumo. Lo sentii prima ancora che si sedesse. Lui aveva sempre questa strana energia, una specie di calma mescolata a una vivacità che rendeva impossibile ignorarlo. Quando si sedette accanto a me, non dovetti nemmeno guardarlo per sapere che mi stava osservando. Kumo era così, sempre attento, sempre curioso. Ed era una di quelle poche persone che riuscivano a vedermi per come ero realmente, senza che io dovessi sforzarmi di nasconderlo.

"Stai bene?" mi chiese, la sua voce bassa, ma con un tono leggermente ironico che lo contraddistingueva.

Non risposi subito. Mi limitai a fissare le mie mani, sentendo già dove quella conversazione sarebbe andata a parare. Kumo sapeva tutto. Non era il tipo da farsi sfuggire dettagli, soprattutto non quando riguardavano Sarah e me. "Sto bene," mentii, sapendo che non ci avrebbe creduto neanche per un secondo.

"Sarah è stata incredibile oggi. Ha davvero superato se stessa, non trovi?" disse, la sua voce scivolando leggera, ma con una punta di malizia, come se stesse cercando di scavare un po' più a fondo.

Ecco, ci siamo. La sensazione familiare di calore mi salì al viso. Parlare di Sarah mi metteva sempre in una condizione vulnerabile, soprattutto perché era diventato sempre più difficile nascondere quanto mi importasse. Tentai di mantenere la calma, di non lasciargli vedere quanto quelle parole mi avessero colpito. "Sì, è stata brava," dissi in un tono che speravo fosse abbastanza distaccato.

Kumo fece un sorrisetto. Lo vidi dal lato dell'occhio, e sapevo che quel sorriso significava solo una cosa: sapeva che non stavo dicendo tutto. Non potevo mai nascondergli nulla, lui era bravo a leggere tra le righe. "Brava? Angela, è stata fenomenale. La sua voce oggi... sembrava che stesse cantando solo per qualcuno in particolare, come se ogni parola fosse carica di un'emozione che non si può nascondere."

Quelle parole mi colpirono in pieno petto. Lui non stava solo parlando della performance di Sarah, stava parlando di quello che c'era tra noi, o meglio, di quello che credeva ci fosse. Abbassai lo sguardo, cercando di non far trasparire nulla. Certo, era vero che Sarah cantava in un modo che riusciva sempre a colpirmi. Ma io sapevo – o speravo – che oggi avesse cantato solo per me. "Sta migliorando di giorno in giorno," dissi cercando di mantenere il controllo. "Non ha ancora capito quanto sia capace."

"Lo sai meglio di tutti, no?" Kumo si girò verso di me, i suoi occhi penetranti fissi nei miei. Quel tono, quella sfumatura nella sua voce, mi fece capire che non stava cercando solo di parlare di Sarah come artista. Lui voleva andare oltre, voleva farmi ammettere qualcosa.

Presi un respiro profondo, cercando di non cedere. Non era il momento giusto per parlare di ciò che provavo. "Sì, lo so. È speciale. E non parlo solo del suo talento," dissi piano, come se confessarlo a bassa voce potesse in qualche modo rendere tutto meno reale.

Kumo annuì, come se stesse aspettando che dicessi quelle parole da un'eternità. "Quindi è vero. Sei cotta di lei."

Non c'era traccia di sorpresa nella sua voce, solo una conferma di ciò che probabilmente aveva già intuito da tempo. Avevo sempre pensato di essere brava a nascondere i miei sentimenti, ma con Kumo era diverso. Non si poteva bluffare con lui.

Non provai nemmeno a negarlo. "Non posso farci niente," dissi, sapendo che era la verità. Era inutile combattere contro quello che sentivo. Sarah mi aveva conquistata in un modo che nessun'altra persona era mai riuscita a fare. "È come se... quando la guardo cantare, ogni cosa sparisce. È solo lei, e non riesco a pensare ad altro."

Era la prima volta che lo dicevo ad alta voce. Sentire quelle parole uscire dalla mia bocca mi fece sentire esposta, vulnerabile in un modo che mi spaventava. Ammetterlo a Kumo, nonostante la nostra amicizia, mi faceva sentire come se avessi appena abbassato tutte le mie difese. E io non ero abituata a questo.

Kumo mi guardò, il suo sorriso diventando più caldo, più comprensivo. "Non c'è niente di male. Tutti lo vedono, Angela. Non credo che Sarah sia l'unica a essere speciale. Anche tu sei diversa con lei."

"Diversa?" ripetei, sorpresa dalla sua osservazione.

"Più... vera. Più vulnerabile," rispose lui, appoggiandosi allo schienale del divano. "E lo so che per te è difficile, con tutta la maschera da dura che ti porti sempre dietro."

Non potei fare a meno di ridere, anche se era una risata amara. "Non posso permettermi di essere vulnerabile qui. Siamo in una competizione. Devo essere concentrata, devo dare il massimo. Non posso farmi distrarre."

Kumo scosse la testa, come se trovasse la mia risposta prevedibile. "Sì, certo. La competizione. Ma sai anche tu che tra voi due non è solo questo. C'è qualcosa di più grande in gioco, e lo sai da tempo."

Lo sapevo. Lo sapevo benissimo. Ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano, ogni volta che trovavamo un momento solo per noi, lontano dagli altri, c'era qualcosa di non detto, qualcosa di profondo che stava crescendo tra noi. Ma c'era anche la paura, quella costante sensazione che, se qualcuno lo avesse scoperto, tutto sarebbe cambiato. Sarah ed io eravamo due concorrenti, due persone che si trovavano in un programma televisivo a competere per un sogno. Aggiungere una relazione a tutto questo? Sembrava troppo pericoloso.

"Non posso permettere che rovini tutto," dissi, quasi più a me stessa che a lui.

Kumo mi osservò per qualche istante in silenzio, come se stesse valutando se dire qualcos'altro. Poi si sporse leggermente in avanti, abbassando il tono della voce. "E se non lo rovina? Se invece ti rendesse più forte? Sarah non è una distrazione, Angela. È la tua forza."

Quelle parole mi colpirono in modo diverso. Non avevo mai considerato l'idea che ciò che provavo per Sarah potesse in qualche modo aiutarmi. Avevo sempre pensato che fosse una debolezza, un segreto che dovevo nascondere per non perdere il controllo, per non sembrare vulnerabile agli occhi degli altri. Ma forse Kumo aveva ragione. Forse Sarah era la mia forza, il mio punto di riferimento, la persona che mi faceva andare avanti quando tutto sembrava troppo difficile.

"Non lo so, Kumo," dissi dopo un lungo silenzio. "È tutto così complicato. Tra noi... ci sono troppe cose non dette, troppa paura. E non so se lei sente lo stesso per me."

"Angela," rispose Kumo, il suo tono gentile ma fermo. "Lo senti quando canta, lo vedi nei suoi occhi. Lei prova esattamente quello che provi tu. Sta solo aspettando che tu lo dica per prima."

Sentii un nodo formarsi in gola. La verità era che avevo paura. Paura di rovinare tutto, paura di ammettere quello che provavo, paura che Sarah non fosse pronta a fare quel passo. Ma forse, alla fine, Kumo aveva ragione. Forse dovevo solo avere il coraggio di essere onesta, di abbassare le difese e lasciare che Sarah sapesse quanto fosse importante per me.

"E se lo faccio, e tutto va a rotoli?" chiesi, la mia voce tremante per la prima volta da quando avevamo iniziato la conversazione.

Kumo scosse la testa. "E se invece va tutto bene? Non puoi continuare a vivere con questa paura, Angela. Devi rischiare."

Lo guardai, cercando di trovare le parole giuste, ma tutto quello che riuscivo a sentire era il battito accelerato del mio cuore. Forse aveva ragione. Forse era arrivato il momento di smettere di nascondermi e affrontare quello che sentivo.

ATTIMO - SAJOLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora