Roma è sempre stata la mia città, il mio rifugio. Le sue strade conoscono ogni passo che ho fatto, ogni pensiero, ogni emozione che mi ha attraversato. Ma adesso, Roma è un labirinto. Ogni angolo mi ricorda te, ogni edificio, ogni suono. Anche il rumore assordante del traffico non riesce a coprire il caos dentro di me. Non posso andarmene, anche se vorrei. Sono bloccata qui, inchiodata dai miei stessi demoni, quelli che mi sussurrano in continuazione che non sarò mai abbastanza, che non riuscirò mai a liberarmi da tutto questo dolore.
Mi guardo allo specchio e vedo un volto che non riconosco più. Non so quando è successo, ma qualcosa si è rotto, e ora porto i segni di ogni sconfitta, di ogni volta che ho cercato di farcela e non ci sono riuscita. Il mio volto è distrutto, e non parlo solo delle occhiaie o delle linee che il tempo ha tracciato sulla mia pelle. Parlo di quello che porto dentro, e che ormai si riflette all'esterno. Non c'è via di fuga da me stessa.
Ogni giorno, salgo sulla metro. Ogni giorno lascio un posto vuoto accanto a me. Quel posto è per te, una specie di rito stupido che non riesco a smettere di fare. Magari torni. Magari, chissà, ci incontriamo per caso, come nei film, e ti siedi accanto a me. Mi guardi, e forse riusciamo a parlare, forse ci capiamo per la prima volta dopo tutto quello che è successo. Ma sono solo fantasie, lo so. Non sei qui. Non torni. Eppure continuo a lasciare quel posto vuoto.
Non posso mentire, non posso fingere che non ti pensi. Ma la verità è che non ti voglio, non più. Non ti voglio se non sei convinta di volermi bene. Ho passato troppo tempo a cercare di capirti, a cercare di accontentarmi delle tue mezze verità, delle tue promesse fatte a metà. Non mi basta più. Se non senti di voler stare con me, se non senti di amarmi davvero, allora è inutile. L'amore non è una parola che si dice tanto per dire. Non basta dirci che ci amiamo per restare insieme. Io ho bisogno di sentirlo, di viverlo.
Il problema è che io continuo a non capirci un cazzo della vita, Sarah. Ogni volta che penso di aver trovato una strada, ogni volta che credo di sapere cosa voglio, mi ritrovo di nuovo persa. Non c'è un manuale per queste cose, nessuno ti insegna come fare. E a volte penso che, se tu fossi ancora qui, se non fossi sparita all'improvviso, forse tutto sarebbe diverso. Forse tutto sarebbe meno in salita. Perché ogni giorno mi sembra di scalare una montagna, e più salgo, più sembra che il traguardo si allontani.
Ma tu non ci sei, Sarah.
Sei sparita. Come un sogno che svanisce all'alba, come se non fossi mai stata reale. E io sono rimasta qui, a raccogliere i pezzi di quello che eravamo. A camminare per le strade di Roma come un fantasma, senza una meta, senza un senso. Ho perso te, e in qualche modo, ho perso anche me stessa.
Ho provato a riempire quel vuoto. Ho provato con le pillole. Le prendo ogni volta che il dolore diventa troppo forte, ogni volta che i pensieri iniziano a soffocarmi. Mi aiutano a stare calma, a non crollare completamente. Ma non è una soluzione, lo so. È solo un modo per mettere una pezza su una ferita che continua a sanguinare. Ogni pillola che ingoio è un tentativo di zittire quella voce nella mia testa che continua a ripetere che non ce la farò mai, che senza di te sono persa.
E poi c'è la fiducia. Mi hai spezzata. E adesso non riesco più a fidarmi di nessun'altra. Come potrei? Mi hai fatto credere che fossi diversa, che con te sarebbe stato diverso. Ma alla fine sei andata via anche tu, come tutti gli altri. E ora vedo chiunque come una potenziale minaccia, come qualcuno che potrebbe ferirmi di nuovo. Tengo le mie paranoie nella tasca, le porto con me ovunque vada, come un peso che non riesco a scrollarmi di dosso.
Giro per Termini, quasi ogni giorno. Non so nemmeno perché lo faccio. Forse spero di vederti, di incontrarti per caso, come nei vecchi film romantici. Magari ci guardiamo, ci sorridiamo, e tutto si sistema. Ma so che non è così che funziona. Tu non torni. E io rimango qui, a camminare senza meta, aspettando qualcosa che non arriverà mai.
Questa città è diventata una prigione per me. Non riesco a guardare nulla senza pensare a noi. Almeno, a quello che eravamo. Eppure, nonostante tutto, non riesco a lasciarla. Non posso andarmene. È come se Roma mi tenesse legata a te, come se ogni strada fosse un filo che mi riporta sempre indietro, a quei momenti, a quelle sensazioni.
Ti ricordi le nostre passeggiate? Era tutto così semplice allora. Ci perdevamo tra i vicoli, senza una destinazione precisa, parlando di tutto e di niente. Ridevamo, giocavamo. Era facile stare con te, o almeno così mi sembrava. Ma poi qualcosa è cambiato, non so nemmeno quando. Forse ero io a non vedere le crepe, forse ero io a non volerle vedere. Mi dicevo che andava tutto bene, che avremmo trovato un modo per far funzionare le cose.
Ma il problema è che non si può far funzionare qualcosa che è già rotto. E noi eravamo rotti, anche se non volevo ammetterlo. E tu, alla fine, sei andata via. Non so se sei sparita perché eri stanca, o se semplicemente non mi amavi più. Forse non mi hai mai amato davvero. Forse eravamo solo due persone che si sono incontrate nel momento sbagliato, e che hanno provato a forzare qualcosa che non avrebbe mai potuto funzionare.
Quello che mi fa più male è che non ho mai avuto una risposta. Sei andata via senza spiegazioni, senza un motivo. Mi hai lasciata con tutte queste domande, con tutti questi dubbi che mi mangiano viva ogni giorno. E io continuo a camminare per Termini, a passare per i posti che frequentavamo insieme, sperando di trovare una risposta, sperando di trovarti. Ma non ti trovo mai.
Mi ricordo l'ultima volta che ci siamo viste. Era una di quelle giornate grigie, in cui il cielo sembra riflettere esattamente come ti senti dentro. Avevi quell'aria distante, come se fossi già altrove. Ho cercato di parlarti, di capire cosa stava succedendo, ma tu non volevi dirmi niente. Mi guardavi, ma i tuoi occhi non erano più su di me. E poi, alla fine, te ne sei andata. Mi hai lasciata lì, in mezzo alla strada, come se non contassi più nulla.
Da allora, è tutto cambiato. Non riesco più a vedere il mondo nello stesso modo. Tutto mi sembra così vuoto, così privo di senso. Ho provato a ricostruirmi, ho provato a mettere insieme i pezzi, ma ogni volta che ci provo, qualcosa si rompe di nuovo. Forse non ero fatta per questo, forse non sono abbastanza forte.
Ma, nonostante tutto, continuo ad aspettarti. Continuo a sperare che tu possa tornare, anche se so che non lo farai. Continuo a lasciare quel posto vuoto accanto a me sulla metro, come se potessi davvero sederti lì e guardarmi negli occhi. Forse è una forma di masochismo, forse è solo la mia incapacità di andare avanti. Ma è tutto quello che mi resta.
E così, giro ancora per Termini, aspettando te, aspettando una risposta che non arriverà mai. E intanto, continuo a ingoiare queste pillole, a cercare di calmare il tumulto dentro di me. Ma, in fondo, so che non c'è medicina che possa curare un cuore spezzato.
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ATTIMO - SAJOLIE
FanfictionRaccolta di brevi interazioni tra Sarah Toscano e Lil Jolie. (Sajolie). ATTENZIONE: Contenuti di tutti i tipi: Fluff, Lime/Steamy, Lemon, Smut. Tutto basato sulla mia immaginazione.