26- Nuovi obiettivi

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Vado a lezione ancora con l'animo a terra e nuovi pensieri nella testa.

Perchè quelli che già avevo non bastavano, figuratevi.

Va bene, non poteva reagire nel migliori dei modi, su questo non ci piove. Ma attaccarmi su cose che non la riguardano non lo trovo pienamente corretto. E poi, che gli è preso ad Ares? Va bene magari ha i sensi di colpa, però facendo così sta facendo avere delle reazioni in me che non voglio assolutamente, sono a me estranee e non voglio approfondire niente di niente.

<che palle> dico mentre vado a sedermi nell'aula. Non c'è praticemente nessuno, anche perchè la lezione incomincia fra dieci minuti. Tiro fuori il mio quaderni e decido di appuntarmi cio che è accaduto in queste settimane

Primo punto

Ho ricevuto biglietti anonimi inquietanti

Secondo punto

Sono stata abbandonata in una spiaggia e riaccompagnata da uno sconosciuto

Terzo punto

Vivo con quattro fratelli, e sto iniziando ad interessarmi ad uno di loro sessualmente.

Quarto punto

Non ho più amici

Alzo la lista e sbuffo.

<Che vita di merda> Affermo , penso che questo sia il punto più basso della mia carriera.

E sono seria. Devo cambiare le cose, inizio a sentirmi soffocata.

La lezione svolge senza troppi problemi, e dopo aver seguito anche le altre tre torno finalmente in dormitorio.

Non avevo voglia di restare ancora un minuto di più in giro. A quest'ora sono sicura che siano tutti e quattro fuori dalla stanza perciò ne approffitterò per studiare, un'altra delle cose che sto lasciando perdere.

Come avevo prevedevo trovo il piccolo appartamento vuoto, percio dopo aver mangiato qualcosa per pranzo mi dirigo in camera per poter studiare.

Passo circa un ora in completa tranquillità, ma poi sento la porta aprirsi e sbattersi.

Segno che qualcuno è rientrato, e non è per niente contento.

Spero, anzi prego con tutta me stessa non sia Ares.

L'ultima cosa di cui ho bisogno adesso è litigare, di nuovo.

Le mie speranze vanno in fumo quando la porta della camera si spalanca.

Fa il suo ingresso un Ares con ancora adosso la giacca, e che perde sangue.

<oh mio dio che diavolo ti è successo?> gli domando mettendomi in piedi.

Lui cerca di evitarmi, andando verso il bagno.

<Fatti i cazzi tuoi> mi risponde brusco.

Sospiro pesantemente.

<Basta! Sono arcistufa di queste risposte!> esclamo, ricevendomi un occhiatta interrogativa da parte sua.

< Ma che stai blaterando?> mi domanda, in risposta scuoto la testa. Rabbia accumulata.

<Allora mi vuoi dire chi ti ha ridotto così?> gli domando, per la seconda volta.

<Charles> dice solamente, io sbianco. Perchè l'ha ridotto così? è colpa mia?

<L'ho vedo da qui il tuo cervelletto che lavora, abbiamo avuto una divergenza, cose che capitano tra fratelli, nulla di nuovo> mi informa, e tiro un mezzo sospiro di sollievio. Okay non ha detto che è colpa mia, però cioè nessuno l'ho direbbe davanti alla persona no?

Guardo Ares.

è sincero, non si farebbe assolutamente nessun problema a dirmi le cose come stanno.

Ho come l'impressione che a lui importino ben poco i sentimenti degli altri.

Lo sento imprecare mentre cerca di pulirsi le ferite, così anche se controvoglia decido di aiutarlo.

<Aspetta ti aiuto> gli dico, per quanto lui dica di no comunque mi avvicino a lui e afferro una garza pulita dalla mensola, ci rovescio sopra un po di disinfettante e poi gli afferro il viso.

Lui mi guarda con diffidenza.

<ehi, non ho intenzione di cavarti un occhio tranquillo> lo rassicuro scherzosamente.

< Non stavo pensando quello, ma avresti vari motivi per cui vendicarti su di me perciò mi preoccupo> mi scappa una risata.

< Non preoccuparti, non faccio male ai feriti, preferisco divertirmi quando sei sano, così non c'è gusto> gli rispondo.

< Staremo a vedere, combinaguai> mi risponde.

<E questo nomigliolo lo dobbiamo a?> gli domando

<boh mi andava, è l'aggettivo che ti rappresenta di più> mi risponde, non incrociando il mio sguardo.

<Perciò dovrei prenderlo come una cosa positiva o negativa?> gli chiedo, lui getta la testa indietro.

<ma parli sempre così tanto?>

<Oh questo è solo l'inizio, dio del caos> gli rispondo per poi mettermi a ridere.

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