47- L'ultima...

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Mi alzo il mattino dopo all'alba. 

Tutte le belle emozioni di stanotte lasciano il posto ad un senso d'ansia immotivato.

Ares dorme affianco a me, ancora nudo dalla serata passata. 

Sorrido e gli passo una mano fra i capelli castani scompigliati. 

Mi alzo, andando verso il bagno per farmi una doccia, sperando mi faccia calmare. 

Accendo l'acqua, aspettando si scaldi. Nel frattempo mi faccio una coda e mi lavo la faccia. 

Osservo il mio viso allo specchio, delle occhiaie mi circondano gli occhi. Segno delle notti passate trascorse senza dormire. 

Sbuffo e poi vado sotto il getto d'acqua. 

Prima mi lavo il corpo, per poi slegarmi i capelli e lavare anche loro. 

La mia mente torna a qualche ora prima, ed un sorriso mi nasce sulle labbra. 

Appena ho finito esco dal box della doccia e mi avvolgo prima il corpo con l'accapatoio, per poi avvolgere i capelli in un asciugamano. 

L'ansia non scompare, anzi aumenta di minuto in minuto. 

<Che diavolo mi succede> sussurro guardandomi allo specchio. 

Mi asciugo i capelli e mi vesto, appena sono pronta esco. Lui però non è più nel letto. 

<Non ti azzardare> La voce di Ares arriva dal salotto, così decido di uscire a vedere cosa succede. 

<Hai paura? Lo sapevi benissimo come sarebberò finite le cose> Gli risponde qualcuno. 

Non è uno dei suoi fratelli. 

Mi sporgo per osservare meglio la situazione. 

Lui lo riconosco. è Jake, il ragazzo che mi aveva soccorsa quando ero rimasta al mare dopo che Hades se n'era andato mesi fa. 

Si conoscono?

Non so se restare qui nascosta, oppure entrare in salotto. Anche perchè sembrano sul punto di alzarsi le mani. 

<Jake ti giuro che se succede qualcosa ti stacco la testa dal collo con le mie stesse mani. > lo intima Ares. Lui come risposta sogghigna. 

<Hai solo da provarci Davis> 

Dopo questa affermazione Ares gli vola addosso. 

Lo prende per il colletto e lo scaraventa contro il muro. Jake non fa una piega. Come se gli avesse fatto solo il sollettico. 

<Cazzo non credevo fossi arrivato a questo punto, ora mi dai ancora più motivazione per affrettare i tempi> risponde ridendo. 

Ares stringe di più la presa su di lui. 

<Anderson il mio era un avvertimento ma vedo che a quanto pare tu non sei disposto ad ascoltare> incomincia <Masochista del cazzo> conclude. 

Lui per l'ennesima volta si mette a ridere. E la rabbia di Ares non fa che aumentare. Penso che Jake ci provi gusto a provocarlo, e a questo punto anche a farsi picchiare.

<Sei davvero convinto che tanto non ci arriverà da sola? Se non riusciremmo noi capira lei cosa stai facendo> 

Queste parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco. 

L'unico rumore che sento è quello delle sedie e delle cornici appese che si rompono a terra. 

Ma una nuova consapevolezza si fa spazio in me. 

è se le lettere iniziali evidenziate in rosso avvesserò un motivo ben preciso? 

Corro in camera, e mi chiudo dentro. 

Da sotto il mio letto estraggo la scatola delle lettere, frugando riesco a ritrovare le ultime. 

Sono quattro. 

Le rileggo mentalmente. 

Attenta, non basarti solo sulle apparenze. 

Afferro la seconda. 

Ricorda le parole dette tempo fa, la soluzione è più semplice del previsto. 

Passo alla terza con le mani che mi tremano. 

Era ciò che più credevi sincero. 

All'ultima sento gli occhi bruciarmi. 

Solo tu puoi aggiungere il pezzo che manca, fidati delle tue sensazioni. 

Le metto una di fianco all'altra. 

Ora le lettere iniziali hanno senso.

Esce un nome. 

Il suo nome.

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