Eros 24

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Passo dopo passo, fino alla salvezza o all'eterna dannazione.
Eros Knight

L'acqua scivolava lenta sul mio corpo, goccia dopo goccia, tracciando la mia pelle come lava incandescente, solcando ogni centimetro in un continuo e disperato pianto.

Appoggiai le mani alla parete e sollevai lo sguardo, permettendo a quelle lame di invadere il mio viso, di ferirlo, di divorarlo ancora una volta, come mille volte prima.

Strinsi la spugna con tutta la forza che avevo prima di abbassare lo sguardo, aprire gli occhi e fissarla per qualche minuto.

Era lì, insaponata, ruvida, pronta a torturarmi di nuovo.

Sciolsi le braccia lungo i fianchi, presi un profondo respiro e alzai la mano, dirigendo la spugna sulla mia pelle.

Le braccia caddero lungo i fianchi, pesanti. Presi un respiro profondo, sollevai la mano e avvicinai la spugna alla pelle. L'acqua calda si fece più violenta mentre ogni fibra ruvida di quella tortura strisciava sul mio braccio, tagliente come filo spinato, pronta a lacerarmi e nutrirsi del mio sangue.

Continuai a strofinare, ignorando la pelle arrossata, il bruciore che si diffondeva, il dolore che mi attraversava come un urlo soffocato.

Strofinai con rabbia, con ossessione, senza tregua, senza pietà.

Ancora, e ancora, e ancora.

Come se potessi cancellare tutto.

Procedetti allo stesso modo per ogni parte del mio corpo, sfregando fino a quando le braccia cedettero, prive di forza, e il respiro si fece affannato.

Alla fine, lasciai cadere la spugna a terra, senza più energie per stringerla. Rimasi immobile mentre continue lance si abbattevano su di me una dopo l'altra, lavando via ogni traccia dello schifo in cui avevo immerso la mia pelle per anni.

Uno schifo che ha continuato a contaminare l'aria, privandomi di ogni respiro, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno.

Aumentai la temperatura dell'acqua, lasciando che bruciasse a contatto con la pelle irritata.

Chiusi gli occhi, abbandonandomi completamente a quella sensazione. Ogni goccia sembrava perforarmi, portando con sé un piacere così intenso che le lacrime scesero senza alcun controllo.

Non erano lacrime di dolore. Erano lacrime di una felicità cruda, selvaggia, liberatoria.

Mi allontanai dalla parete, lasciando che il corpo vacillasse per un momento prima di posizionarmi al centro della doccia. Sollevai il volto verso il getto, permettendo all'acqua di unirsi alle lacrime, di continuare a scorrere sulla mia pelle con una forza e una violenza quasi invidiabili.

È finita.
È finita.

Oggi è l'ultimo giorno. Oggi ho chiuso con il passato, definitivamente.

Vorrei piangere e sto ridendo.
Vorrei ridere e sto piangendo.

Anni trascorsi a sognare questo momento, anni di odio e disprezzo verso questa pelle intrisa di passato.

Chiusi il getto d'acqua e uscii dalla doccia con i piedi pesanti e le mani tremanti. Mi appoggiai al lavandino prima di sollevare lo sguardo verso lo specchio.

Osservai ogni ciocca di capelli che cadeva sul mio viso, ogni goccia d'acqua che scivolava dalle punte, le ciglia scure, perfettamente bagnate, le labbra, morbide, con il gusto salato delle lacrime e dell'acqua ancora su di esse.

E infine, la mia pelle. Rossa, pulsante, dolorante. Ma viva. Pulita. Libera.

Esatto. Libera.

Finalmente. Libera.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 11 hours ago ⏰

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