Si conobbero.
Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo.
E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.
Italo Calvino<Questa è casa tua?> domandai, alzando gli occhi verso l'uomo che mi teneva stretta la manina.
Lui sorrise, abbassandosi alla mia altezza. <No, questa è casa nostra.> rispose, rialzandosi in piedi e invitandomi a entrare.
<Quindi è anche mia?!> esclamai felice, correndo dentro. Alzai gli occhi, guardandomi intorno. <Wow...> dissi con un filo di voce, osservando i lussuosissimi arredi.
Non avevo mai visto una sala così grande, con enormi divani e una vista sulla gigantesca piscina.
<Posso?> domandai, esitante, indicando la piscina.
<Dopo, vieni con me.> rispose, porgendomi la mano. La strinsi, salendo con lui al piano superiore. <Chiudi gli occhi.> disse e io obbedii, chiudendo gli occhi.
Era strano. Un uomo a me estraneo che mi chiede di chiudere gli occhi e io che eseguo senza ribattere. Non so cosa avesse Ryan Knight, ma quell'uomo con gli occhi come il cielo e i capelli grigi mi trasmetteva una tranquillità che quasi mi faceva paura.
Sentii la porta aprirsi e strinsi la sua mano con più forza. Avanzammo di qualche passo. <Puoi guardare.>
Aprii gli occhi, restando a bocca aperta di fronte alla bellezza di quella stanza. Era decorata con diverse sfumature di rosa, il letto era molto grande e su di esso erano disposti tanti peluche di diverse dimensioni, mentre l'armadio era aperto e traboccava di vestiti.
Non avevo mai visto così tanti vestiti.
Avanzai inconsciamente fino al centro della stanza. <Hai una figlia?> domandai, prendendo un peluche a forma di orsetto e stringendolo al petto.
Lui sorrise. <Sì> disse, avvicinandosi a me. <Tu. Sei tu mia figlia, Diamond.>
Sgranai gli occhi, guardando di nuovo la stanza. <Quindi...> pronunciai, stringendo la collana che mi aveva dato la sorvegliante poco prima di lasciare l'orfanotrofio. <...questa stanza è mia?> chiesi, con un po' di esitazione.
Lui annuì e io lo abbracciai felice prima di salire sul letto e saltare ripetendo: <SÌ, SÌ, SÌ, SÌ.>
Quella non era una semplice stanza, quella era la mia stanza.
Non avevo mai avuto una stanza tutta per me.
Era un estraneo, ma presto quell'estraneo divenne mio padre.
Il primo uomo che mi abbia mai amata con estrema sincerità.
Chiusi la finestra e mi avvicinai alla porta. Misi la mano sulla maniglia, inspirando profondamente.
È passata esattamente una settimana da quando Emilien è entrato nella stanza, trovandomi in quello stato.
Una settimana dalle sue parole, una settimana dall'espressione carica di delusione sul suo viso.
Una settimana che mi era servita per pensare. Solamente per pensare.
"Ogni volta che ti taglierai, lo farò anch'io. Ogni volta che ti farai la doccia calda, la farò anch'io. Buona fortuna, Diamond, perché ora sei responsabile per due."
Non mentiva, so che non mentiva. Non avrebbe mai mentito.
Era sulla soglia della porta quando ha visto sua madre nella mia stessa situazione. Per anni, non è riuscito a dormire la notte a causa dei ricordi che si ripresentavano come incubi.

STAI LEGGENDO
The Promise 3
عاطفيةVolume 3 (sequel The Promise 2) "Maybe the heart doesn't know how to unlove." Diamond One scopre che l'uomo che ama l'ha fatta vivere per due interi anni in un'enorme bugia, così decide di allontanarsi da tutto, lasciandolo e ricominciando da capo. ...