The Promise 3

Diamond 21

Quando miro in ciel arder le stelle;
dico fra me pensando: a che tante facelle?
... ed io che sono?
Giacomo Leopardi

Uno sparo.
Due spari.
Tre spari.

Diversi colpi risuonarono in successione, seguiti da altri mentre cercavo di sciogliere la corda che Xavier aveva allentato prima di uscire.

Un sospiro di sollievo mi invase appena finalmente riuscii a liberarmi. Mi affrettai subito a sciogliere i nodi che bloccavano i miei piedi, ma mi irrigidii quando un altro colpo risuonò contro il muro, come se qualcosa fosse stata scagliata con violenza.

Avanti, Diamond. Non perdere tempo.

Con le mani tremanti, riuscii a liberarmi completamente e mi alzai in piedi, scrutando l'intera stanza alla ricerca di una via d'uscita. Ogni finestra aveva delle inferriate e le porte erano tutte serrate.

Respira, avanti, respira.

Inspirai profondamente, cercando di controllare il tremolio nelle mani.

Avanzai di qualche passo, stringendo gli occhi con forza appena altri spari riecheggiarono senza sosta.

Presi la bottiglietta di liquore sul tavolo e la colpii con decisione contro il bordo, trasformandola in un'arma, nel caso fosse servita.

Mi avvicinai alla porta, appoggiandomi contro di essa, la aprii lentamente, solo quel tanto che bastava per dare un'occhiata.

Sangue. Ovunque. Sulle pareti, sul pavimento, sui corpi.

La richiusi di colpo appena qualcosa la colpì.

Immagina di essere Eros.
Cosa avrebbe fatto?
Pensa, Diamond, pensa.
Cosa avrebbe fatto un uomo che non teme la morte?

Chiusi gli occhi, concentrandomi sull'aria che entrava e usciva dai miei polmoni.

Cosa avrebbe fatto?

Strinsi la bottiglia con ancora più forza.

Fallo.

Riaprii gli occhi, fissando la porta davanti a me.

Ora.

Avanzai, stringendo la maniglia.

Non pensare come Diamond, pensa come Eros.

Abbassai la maniglia.

Agisci come se la morte non avesse importanza.

Aprii la porta, posizionandomi sulla soglia.

Ricorda: se lui cade, cadono tutti.

Avanzai verso il corridoio, ignorando il tappeto di sangue che si stendeva sotto ai miei piedi.

Mi nascosi dietro una colonna appena dei passi si fecero sempre più vicini.

Cercai di calmare il respiro affannato, sollevando la bottiglietta rotta all'altezza del petto.

Un passo.
Due passi.
Un altro ancora e ancora e ancora.

Sempre più vicini. Sempre più lenti.

Ora, ora.

Alzai la bottiglia e, quando lo sentii accanto alla colonna, uscii, abbassando l'arma su di lui. L'uomo, per fortuna, riuscì a fermarla prima che lo colpisse.

<Roman?> chiesi incredula, prima che mi afferrasse per il braccio e mi tirasse dietro di lui, estraendo la pistola e sparando a chiunque gli si avvicinasse.