Eros 15

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La guardavo e vedevo il tramonto riflesso nella sua anima, che ardeva come la più pura e innocente delle fiamme.
Eros Knight

Niente inganni o bugie.
Niente. Inganni. O. Bugie.

Perché non mi hai chiamato?
Perché stai agendo da sola?
Perché continui a escludermi dalla tua vita?
Perché non riesci a fidarti di me?

Perché
Perché
Perché
DANNAZIONE!

Strinsi il volante con forza, sentendo il suono di una notifica.

Brayan:
Non so come dirtelo ma... è all'orfanotrofio.

All'orfanotrofio?
Perché sei tornata in quel posto?

Non deludermi, Helianthus. Almeno tu.

Non farlo.
Non incontrare quel bastardo da sola.
No. Ho promesso con il sangue di proteggerti, ho promesso a me stesso che avrei allontanato ogni male dalla tua vita, che avrei mantenuto la tua innocenza. Ti prego, Diamond, non permettergli di avvicinarsi a te. Non lasciare che le sue parole ti consumino.

Non hai pensato a me?
Non hai riflettuto nemmeno un istante su quello che avrei provato? Sullo stato in cui mi avresti gettato?

Pensa, poi agisci.
Te l'ho sempre detto: ascolta la testa, non il cuore. Usa la ragione, non i sentimenti.

Quante ferite dovrai ancora sopportare?
Quante delusioni, quanto dolore dovrai ancora assorbire prima di capire che in questo mondo gli angeli come te non sopravvivono?

Distruggi o verrai distrutto.
Tu sei capace di distruggere, ma non lo fai. E finché non riuscirai ad annientare quell'anima che conservi così gelosamente, non riuscirai a sopravvivere da sola.

Un messaggio, una chiamata, una lettera... qualsiasi cosa che mi avrebbe indicato la tua posizione, evitando tutto il tempo che ho perso a cercarti. Qualsiasi. Eppure, hai preferito il silenzio, hai deciso di agire da sola, come se fossi davvero sola in questo mondo.

Non te lo perdonerò mai, Diamond. Se quel pezzo di merda riuscirà a farti del male, lo condurrò con me nella tomba.

Ho promesso con il sangue. E sono pronto a mantenere la mia promessa. Con il sangue.

Giunsi all'orfanotrofio e scesi dall'auto, avvicinandomi al cancello. Lo aprii senza esitare, attraversando l'intero viale, mantenendo lo sguardo fisso sull'edificio che si ergeva davanti a me.

Arrivato davanti al portone, bussai.

Sentii il telefono squillare nella tasca e lo presi, leggendo il nome di Isabel sullo schermo.

La porta si aprii e sulla soglia apparve un uomo sulla sessantina, visibilmente stanco.

Spensi il telefono, ignorando la chiamata, prima di rivolgermi a lui. <Salve, poco fa è arrivata da voi una donna con i capelli rossi, alta circa...> alzai la mano poco sotto la spalla per indicare. <Con gli occ->

<Sì, sì. L'ho accompagnata io.> rispose, interrompendo la mia discutibile descrizione.

<Potrebbe condurmi da lei?> domandai, anche se sarei entrato comunque, a prescindere dalla sua risposta.

Lui annuì. <Mi segua.> aggiunse, invitandomi ad entrare. <Era molto stanca.> continuò, mentre camminavamo lungo un corridoio che pareva non finire mai. <Sembrava quasi sul punto di svenire. Mi ha chiesto di visitare il dormitorio e poi... il seminterrato.>

Le pareti, spoglie di quadri, di un discutibile giallo freddo e sbiadito, contrastavano con le piastrelle beige e bianche sotto i nostri piedi. Ogni cosa lì dentro sembrava sospesa nel tempo, come se nulla fosse cambiato da anni.

The Promise 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora