Eros 4

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Senza passato, chi siamo?
Eros Knight


<Sei un uomo o un mostro?> sussurrai, con le guance inumidite dalle lacrime.

<Sei tu che mi costringi a comportarmi in questo modo. Non dovevi rompere quel vaso.> rispose con voce roca, stringendo ancora di più la corda con cui mi aveva legato le mani alla gamba del tavolo.

Cercai di soffocare i singhiozzi mentre i miei polsi, legati dalla corda, pulsavano di dolore.

Tolse la cintura Armani e sorrise, incrociando il mio sguardo. <Dovevi ascoltare le mie parole. Sei stato un cattivo bambino e devi essere punito per questo.> sussurrò, abbassandosi alla mia altezza prima di raccogliere una mia lacrima con il dito.

<Ti odio.> affermai con rabbia, mentre lui avvicinava il dito alla bocca e leccava la lacrima.

<È reciproco.> rispose con disprezzo, stringendo la cintura con forza e colpendomi con violenza sulla schiena.

Urlai, non riuscii a controllarmi e lo accontentai, urlando. Strinsi gli occhi e le mani mentre i polsi bruciavano e i colpi mi costringevano a inarcare la schiena per evitare che la cintura toccasse le ferite già presenti.

Le lacrime scesero liberamente, senza alcun controllo. <Mamma...> sussurrai con un nodo alla gola che mi stringeva l'anima. <Dove sei...> appoggiai la testa alla gamba del tavolo e morsi il labbro inferiore, cercando disperatamente di soffocare ogni urlo di dolore che minacciava di sfuggirmi. Sentii la pelle lacerarsi e un bruciore intenso ogni volta che cercavo di muovermi.

<La regola è una sola. Disobbedisci ai miei ordini e verrai punito.> dichiarò, colpendomi con ancora più violenza, mirando esattamente alle ferite già presenti.

Bruciavano, sentivo il sangue colare dalla pelle lacerata. Mi abbandonai, consapevole che quella tortura sarebbe durata ancora per molto.

<Voglio sapere solo il perché...> sussurrai prima di svenire per il dolore, mentre lui continuava a distruggere il mio piccolo corpicino, senza alcuna pietà.

Strinsi la tazza di caffè fumante, cercando di distogliere l'attenzione dai miei ricordi e dalla consapevolezza che presto avrei dovuto incontrare nuovamente quell'essere.

Il fantasma che mi ha perseguitato in ogni mio passo e che ha distrutto ogni traccia di umanità nel mio animo.

Il peccatore con l'obiettivo di domarmi, ma che in realtà ha solo alimentato un rancore pronto a esplodere in ogni istante.

Bevvi un sorso di caffè e posai la tazza sul tavolino prima di sentire il telefono squillare. Era Brayan.

Risposi.

<König, Diamond, Diamond è-> la sua voce tremava, facendo agitare anche me.

<È cosa? Continua.> risposi, alzandomi in piedi, sentendo una crescente paura stringermi il petto.

<L'hanno arrestata, non so per cosa. La stanno portando ora alla centrale.>

<Cosa?! La stai seguendo?>

<Sì, sì, ehm, le sto dietro.>

<Non lasciarla nemmeno per un istante. Sarò lì in pochi minuti.>

Riagganciai la chiamata, prendendo le chiavi della macchina e uscendo di corsa dalla stanza dell'hotel.

Raggiunsi la mia Aston Martin e salii a bordo, mettendo in moto e accelerando. Era notte fonda, la luna illuminava il buio circostante mentre le stelle brillavano attorno ad essa. Superai le altre macchine con grande velocità, giungendo alla centrale di polizia di Berlino dopo alcuni minuti.

The Promise 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora