Diamond 10

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Nella solitudine il solitario divora se stesso. Nella moltitudine lo divorano i molti. Ora scegli.
Friedrich Nietzsche

Quanto dolore può sopportare una persona prima di cedere completamente? E quanto potrò sopportarne io prima di arrendermi?

Inspirai profondamente, fissando il telefono spento davanti a me.

Non so cosa fare, non so come agire, non so nulla.

Vorrei solo che qualcuno si avvicinasse e mi dicesse esattamente come comportarmi. Qualcuno che sappia cosa fare, qualcuno che pensa prima di agire, qualcuno che... qualcuno come una persona che conosco molto bene.

Mi alzai e rientrai dal giardino. <Brayan?> lo chiamai. <Brayan?> ripetei, non ottenendo alcuna risposta.

Mi avviai verso la sua stanza, consapevole che i soli luoghi in cui avrei potuto trovarlo erano la sua stanza e il nido degli scoiattolini.

<Brayan, sei qui?>

Ero a pochi passi dalla sua stanza quando sentii dei suoni alle mie spalle.

Mi voltai velocemente, avvicinandomi a passi lenti alla porta da cui provenivano.

Sentii dei lamenti, come se qualcuno stesse... piangendo?

Avvicinai l'orecchio alla porta.

Sentii un pianto così straziante che i miei occhi si fecero lucidi.

Con le mani tremanti, strinsi la maniglia e aprii la porta.

Rimasi sulla soglia, con la mano sulla bocca e le lacrime che mi rigavano il viso.

Rannicchiata sul letto, con il cuscino stretto al petto e il mento posato su di esso, piangeva fissando con occhi rossi le foto disposte davanti a sé.

<Isabel?> sussurrai con un filo di voce, avvicinandomi lentamente. <Isabel?> ripetei, osservando le foto davanti a lei.

Erano tre: la prima mostrava lei da bambina insieme a Eros mentre giocavano in un parco giochi; la seconda la ritraeva da adolescente, con Eros che la portava sulle spalle; l'ultima, scattata probabilmente pochi anni prima del mio arrivo, li mostrava seduti in un ristorante, entrambi eleganti.

<Ti piace? Ammira cosa hai distrutto.> pronunciò con disprezzo, asciugandosi velocemente le lacrime. <Me.> aggiunse, alzando lo sguardo verso di me.

<Io... Io non ho distrutto nulla.> affermai, asciugando le mie lacrime con il dorso della mano.

<Ah no?> raccolse le foto e mi mostrò la prima. <Vedi qui? Stavamo giocando nel parco dell'asilo, ci eravamo messi insieme da pochi giorni.> mi mostrò la seconda. <Qui eravamo a un concerto, avevamo colorato il viso con una speciale vernice blu che si illuminava di notte. Così non ci saremmo mai persi di vista.> sorrise, mostrandomi l'ultima foto. <E qui era il nostro anniversario. Eravamo così felici quella sera... come sorpresa mi aveva portata vicino al mare, con i fuochi d'artificio che scrivevano in continuazione il mio nome nel cielo. Abbiamo abbassato i sedili dell'auto e abbiamo scopato sotto le stelle, con il suono delle onde che ci cullava. Il mattino dopo mi ha svegliata con una collana di diamanti al collo, era bellissima... Era perfetto, tutto.>

Fece un passo in avanti e io indietreggiai d'istinto.

<Sono certa che mi avrebbe chiesto di sposarlo, se non fosse arrivata una puttana con i capelli di satana a distruggere la mia vita!> esclamò con rabbia, sistemando le foto sul comodino accanto al letto. <Non mi lascia nemmeno sfiorarlo... Cosa gli hai fatto? Come sei riuscita ad allontanarlo così tanto da me?>

The Promise 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora