Eros 8

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Il più puro tra gli amori è quello verso la propria anima.
Eros Knight

Non so se sia stata la decisione corretta, le ho restituito il telefono e spero che non lo usi per allontanarsi di nuovo da me.

Ma dopo una settimana di isolamento volontario, ho capito che per far in modo che lei torni a fidarsi di me, devo dimostrarle che io mi fido di lei.

<Eros, ti posso accompagnare? Ho bisogno di uscire. Mi sento soffocare rinchiusa fra queste mura.> dichiarò Isabel, raggiungendomi prima che salissi in macchina.

Isabel e Diamond sotto lo stesso tetto, non credevo fosse possibile. Conoscendo Isabel, ero sicuro che avrebbe cercato di rendere la vita della mia Helianthus un inferno, ma con mia sorpresa, si sta tenendo lontana.

<Riprenderò la dirigenza delle aziende Knight, sto andando lì. Quindi no.> risposi, salendo in macchina e chiudendo la portiera.

Lei mise le mani sul finestrino e si piegò verso di me. <Ti posso aiutare. Conosco Black e Xavier, so come giocarmeli.> affermò con un sorrisino.

Alzai gli occhi al cielo. <Non devi "giocarteli". So quello che sto facendo, e tu non fai parte dei miei piani.>

Si alzò e si diresse verso l'altra portiera, salendo in macchina. <Non sono mai stata in Germania. Non conosco nessuno qui, tranne te.> si mise la cintura di sicurezza. <Verrò con te. Ho bisogno di uscire, di fare qualcosa, di essere qualcuno come in Brasile.> incrociò le gambe guardando davanti a sé. <E poi, qui l'unico modo per passare il tempo è parlare con Diamond. Vuoi che faccia amicizia con lei?> aggiunse, tornando a guardare me.

Se vivere sotto lo stesso tetto mi sembrava difficile da realizzare, essere amiche è decisamente impossibile.

Diamond e Isabel che parlano pacificamente? Non riesco nemmeno a immaginarlo.

Non risposi e misi in moto, accelerando. Direzione: aziende Knight. Il cuore del loro patrimonio, il tesoro che ha formato il cognome Knight.

Cognome per cui sono stato punito molteplici volte, accusato di averlo infangato.

Dopo la morte di Ryan, le aziende Knight vennero gestite da Black e Xavier, nonostante il legittimo proprietario fossi io. Hanno ignorato il testamento, pretendendo di vivere come se nulla fosse mai accaduto.

Non mi hanno considerato. Reputandomi ancora quel bambino che riuscivano a schiacciare senza alcuno sforzo.

<Non parlare senza il mio permesso. Non agire senza il mio permesso.> mi voltai verso di lei. <O questa sarà la prima e ultima volta che ti permetterò di uscire da quella villa.> dichiarai, fermandomi davanti all'ingresso dell'azienda.

Lei annuì. <Tranquillo, come ti ho detto prima: conosco Black e Xavier.>

Li conosci, ma solo di nome. Li odi perché mi hanno allontanato da te, facendomi condannare a cinque anni di carcere. Ma non hai mai visto il sangue uscire dalle mie ferite, le urla che cercavo disperatamente di trattenere, il senso di inferiorità che per anni ho provato.

Toccavi le mie cicatrici, sperando che te ne parlassi, ma questa guerra è mia e tu non puoi farne parte.

La guardia davanti alla porta si avvicinò alla mia Aston Martin e aprì la portiera, prima a me e poi a Isabel.

Alzai gli occhi, notando la scritta luminosa "KNIGHT", appesa in cima alla struttura.

Undici anni, ho trascorso undici anni a pianificare e ad aspettare pazientemente che questo momento finalmente giungesse.

The Promise 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora