Diamond 16

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Questo capitolo è ricco di flashback. Le scene in corsivo, che sembrano "separate" dalla trama principale, rappresentano i suoi ricordi.

Buona lettura🫶
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Piangi.
Urla.
Sorridi.
Rendi giustizia al tuo passato.
Rendi giustizia a te stessa.
Reagisci.
Mira Light

<Anch'io voglio giocare con voi...> affermai con un filo di voce, incrociando le braccia al petto.

<Sparisci, sei troppo piccola.> rispose uno dei ragazzi dell'orfanotrofio, calciando il pallone lontano da me.

<E pure femmina.> aggiunse un altro, ridendo insieme ai suoi compagni.

<Ma io voglio giocareeee!> protestai con il broncio e gli occhi pieni di lacrime.

<Te lo ripeterò per l'ultima volta: sparisci, piccola peste.> affermò il primo, avvicinandosi e spingendomi a terra.

Caddi di schiena. Lo guardai dal basso, con le guance inumidite dalle lacrime. <Ti odio! Bastardo!> urlai con voce flebile.

<Come mi hai chiamato?!> avanzò a grandi passi verso di me, mentre io iniziavo a strisciare all'indietro.

<Federico!> urlò la sorvegliante, correndo verso di noi. <Un altro passo e ti metto in punizione.> dichiarò, aiutandomi ad alzarmi. <Come stai, piccolina?> chiese dolcemente, accarezzandomi la guancia.

<Bene...> sussurrai, abbracciandola. <Non vogliono farmi giocare con loro.> aggiunsi piangendo nell' incavo del suo collo.

Lei alzò la testa verso Federico. <Non vogliono?> ribadì prima di incrociare il mio sguardo e asciugare le mie lacrime. Si alzò in piedi, avvicinandosi ai ragazzi. <Da oggi è proibito giocare a calcio nel giardino dell'orfanotrofio.>

<Ma noi-> il ragazzo non riuscì a concludere frase.

<Noi nulla. Andate a farvi una doccia e poi tutti a lezione. Non voglio più sentire nemmeno una parola.> lo interruppe con rabbia.

Nessuno di loro osò ribattere. Presero il pallone e si allontanarono, guardandomi con disprezzo.

<Ti hanno fatto qualcosa? Ti hanno toccata?> domandò preoccupata, abbassandosi alla mia altezza. <Parlami. Dimmi cos'è successo.> aggiunse, sistemandomi il vestito sporco di terra.

Scossi la testa. <No, mi hanno solo spinta a terra.> ammisi, allungando una mano verso di lei prima di sistemare una ciocca dei suoi capelli.

<Qualsiasi cosa ti accada, corri sempre da me. Tu non sei sola, Dia, potrai sempre contare su di me. Ricordatelo.> dichiarò, circondandomi in un abbraccio. <Ti amo, piccolina. Ti amo con tutta me stessa.> aggiunse in un sussurro, accarezzando i miei capelli.

La strinsi con più forza. <Vorrei che fossi tu mia madre...> sussurrai con le lacrime agli occhi.

Scesi dal taxi, effettuando un profondo respiro.

Alzai lo sguardo, sentendo un vuoto improvviso colpirmi il petto, come se tutti i miei organi fossero stati risucchiati.

Con le mani tremanti, mi toccai il collo, restando immobile ad osservare i raggi del sole colpire le sbarre argentate del cancello, riflettendo tante piccole speranze svanite nel corso degli anni.

The Promise 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora